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Non ci si ubriaca né ci si disseta con le etichette delle bottiglie”, scriveva Paul Valéry, sottolineando l’inutilità di troppe classificazioni e dell’infinita creazione di tutti quegli “ismi” che pretendono di classificare la realtà in maniera immediata, senza che il processo storico di scrematura e comprensione abbia fatto il suo corso. Ancora oggi, nel mondo dell’arte, sembra che non si riesca a sfuggire alla voglia di definire i fenomeni correnti, e
Altermodern, curata da Nicolas Bourriaud, è un esempio calzante.
La mostra è parte della quarta edizione della Tate Triennial, evento che ha come obiettivo quello di presentare uno spaccato della miglior arte contemporanea a marchio inglese e non. Gli artisti scelti da Bourriaud sono in maggioranza artisti con carriere in crescita e presentano lavori che, a detta del curatore, evidenziano l’attuale “
altermodernità” della pratica contemporanea. L’alter-moderno è il risultato visibile dell’uscita dal post-moderno ed è caratterizzato dalla presenza di una moltitudine di possibilità, da un discorso attivo e “poliglotta” tra le diverse culture del mondo, ma con un’attenzione specifica al contesto in cui i dibattiti avvengono.
Il testo introduttivo del catalogo diventa così il manifesto di questo nuovo movimento, e la metafora del viaggio errante sembra essere la migliore immagine per descriverlo.
La mostra si estende partendo dalla grande hall della Tate Britain, dominata dalla monumentale scultura fungiforme dell’indiano
Subodh Gupta,
Line of Control. L’opera, formata da utensili da cucina in acciaio, richiama le forme di un’esplosione atomica, ma è metafora del rilascio di tutte le tensioni negative in quelle aree del mondo dove ancora esiste la necessità di un controllo dei confini.
Addentrandosi nelle sale, ci s’imbatte nell’installazione di
Franz Ackermann,
‘Gateway’-Getaway, formata da lavori composti in studio, ma anche durante il tragitto e negli stessi spazi della Tate Britain. I grandi dipinti murali e i più piccoli acquerelli sono considerati dall’artista mappe mentali che rappresentano la sua diretta esperienza dei luoghi visitati. La soggettività dell’esperienza si mescola alle realtà geografiche rappresentate dalle bandiere nazionali.
L’idea del viaggio è presente anche nelle opere di
Walead Beshty, che presenta una serie di fotografie create facendo passare il materiale fotosensibile attraverso le macchine a raggi-x degli aeroporti, e una serie di cubi di vetro che sono stati trasportati via Fedex, compiendo viaggi dallo studio dell’artista ai vari luoghi dove sono stati esposti. I “segni” evidenti in entrambi i lavori sono il risultato visibile di una cronologia del loro movimento.
La mostra continua presentando lavori di artisti come
Tacita Dean,
Peter Coffin,
Marcus Coates,
Spartacus Chetwynd,
Gustav Metzger,
Seth Price e
Simon Starling, e si chiude con la labirintica installazione di
Nathaniel Mellors,
Giantbum. Il percorso che l’artista obbliga a percorrere è una “discesa intestinale” all’interno dell’opera, dove alcuni video presentano improbabili recite che raccontano l’assurda vicenda di alcuni cavalieri medievali in viaggio nel corpo di un gigante. La follia del loro leader, tornato da una spedizione e ossessionato dal cannibalismo e dalla coprofilia, funzionano da metafora per la pratica moderna del riciclaggio, e le sculture meccaniche che concludono il percorso sembrano denunciare l’omologazione dei messaggi mediatici.
I valori del nuovo movimento creato da Bourriaud sembrano essere solidamente legati al viaggio, allo scambio, alla ricerca di percorsi alternativi da percorrere per progredire. La mostra punta i riflettori su queste pratiche contemporanee, che sembrano a volte paradossalmente “bloccate” dalla volontà di definirle a priori.
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certo che uno più postmoderno di Franz Ackermann è difficile trovarlo. Attribuirgli questa sedicente altermodernità mi pare un tantino forzato. E poi questa altermodernità non è un tantino deboluccia? Suona tanto come "globale...ma anche no" (o alternativa a glocale se si vuole)
be, la mostra non si puo definire ne bella, ne esaustiva. giuro che sono uscito col mal di testa .
in ogni caso è piena di concetti e di molto difficile lettura, sicuramente ci sono punti in comune tra i diversi artisti o almeno tra le opere esposte ma non siamo ancora in grado di renderci conto se questo basta per creare un alter-movimento. In ogni caso bravo a chi ci prova! certo è che un arte come questa limiterebbe il pubblico in modo eccessivo e lo restringerebbe ad una piccola elite di intellettuali d'assalto. ho avuto l'impressione che se questo movimento si affermasse il pubblico dell'arte che in questi anni è sempre piu aumentato farebbe marcia indietro.
CHE PAURA
BU