04 settembre 2008

fino al 26.X.2008 César Paris, Fondation Cartier

 
Impronte umane, espansioni, compressioni: le tracce artistiche di César. A dieci anni dalla morte, un’antologica ne celebra la grandezza. Con la firma prestigiosa di Jean Nouvel...

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Sembra restare nei confronti di César (Marsiglia, 1921 – Parigi, 1998), a dieci anni dalla sua scomparsa, un’ultima resistenza critica. Il trascorrere dell’artista tra fasi estremamente diverse, talvolta in apparenza antitetiche, ha generato nel tempo un dubbio sulla coerenza del piano d’insieme: lo scultore avrebbe peccato di eccessivo eclettismo o, all’inverso, di poca riconoscibilità.
Il tentativo odierno dell’architetto Jean Nouvel, che gli fu intimo amico e ne discusse sovente la visione del reale, mira proprio alla risoluzione della questione. Attraverso una mostra antologica che avvicina per la prima volta, e quindi permette di osservare sincronicamente, opere rappresentative di periodi diversi. Una vera e propria azione intellettuale, per dimostrare finalmente che la supposta debolezza di César -aver arbitrariamente svuotato la scultura del savoir faire autoriale e dell’intervento manuale- sarebbe soltanto fittizia; in verità, tutto ciò che l’artista avrebbe tolto al gesto, nell’apparenza dei suoi lavori di matrice industriale o meccanica, lo avrebbe reso intero al concetto.
Il luogo deputato alla mostra è la Fondation Cartier, l’edificio progettato nel 1984 dallo stesso Nouvel. Nei locali in vetro e acciaio, evidente invito alla leggerezza e alla sintonia con il verde degli esterni, le quasi cento sculture esposte trovano il loro habitat naturale. Il percorso prevede tre sezioni -da qui il divertito sottotitolo Cèsar3- corrispondenti alle fasi artistiche più importanti: impronte umane, espansioni, compressioni.
César - Anthologie par Jean Nouvel - veduta della mostra presso la Fondation Cartier, Parigi 2008 - courtesy César/Adagp - photo Patrick Gries
Le impronte umane nascono senza previsione. Nel 1965 allo scultore viene proposto di contribuire alla mostra La Main, de Rodin à Picasso; in risposta realizza, tramite ingrandimento pantografico, il proprio pollice in versione 40 centimetri rosa traslucido. È l’inizio di una serie di infinite variazioni, per forma, misura e materiale: dita e mani grandi o piccole in bronzo, acciaio, cristallo e resina, in ogni colore immaginabile. Le orme d’artista, scanalate piega dopo piega, da subito esplicitano un ossimoro profondo: tra una produzione serializzata e perciò tendente all’identico -le variazioni si danno su un modello unico- e un elemento di distinzione univoca, ovvero le impronte digitali. Arte e industria dialogano esplicitamente, senza alcun pregiudizio.
Nelle espansioni, le prime sono del ‘67, la riflessione diviene ancor più serrata. Il poliuretano -gettato, levigato da ogni imperfezione e infine ricoperto di colore- nella semplicità apparente rivela novità sostanziali. Sia perché le colate di mousse, lasciate a solidificare, sono l’espressione più immediata, pura potremmo dire, del gesto autoriale; sia perché la leggerezza inverosimile di opere tanto ingombranti rovescia in modo fattivo e concettuale il significato del peso in scultura.
César - Expansion n. 37 - 1972 - poliestere con fibra di vetro e laccato - cm 105x90x115 - courtesy Succession César, César/Adagp - photo Patrick Gries
La visione di una pressa idraulica intorno al 1960, marchingegno utilizzato nelle discariche per la compressione delle automobili, è per César una folgorazione. Tanto che diverrà il nuovo mezzo, da allora fino al termine della carriera, per realizzare continue variazioni sul tema. Sculture fatte con pezzi di ferro tra sé accartocciati, per riportare a nuova e gloriosa vita gli scarti del processo consumistico.
Al termine della visita, in effetti, si chiarisce il pensiero che sottende tutta l’opera dello scultore: l’aver espresso, in forma di presagio, che se l’arte non si fosse rinnovata sarebbe presto stata raggiunta e superata dall’industria. Recuperare l’anonimo, il brutto, l’inutile del mondo industriale e renderlo assolutamente affascinante fu il modo di dimostrare il dominio dell’umano sul meccanico.

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matteo innocenti
mostra visitata l’11 luglio 2008


dall’otto luglio al 26 ottobre 2008
César – Anthologie par Jean Nouvel
Fondation Cartier pour l’art contemporain
261, boulevard Raspail – 75014 Paris
Orario: martedì ore 11-22; da mercoledì a domenica ore 11-20
Ingresso: intero € 6,50; ridotto € 4,50; gratuito il mercoledì ore 14-18
Catalogo Éditions Xavier Barral
Info: tel. +33 0142185650; fax +33 0142185652; fondation.cartier.com

[exibart]

1 commento

  1. UN IMPORTANTE OMAGGIO AL PIU’ GRANDE SCULTORE DELL’ARTE CONTEMPORANEA DEL MONDO – AVREBBE DETTO E SPIEGATO PIERRE RESTANY OGGI – AL VERNISSAGE DI PARIGI – dedicato a César, dalla Fondation Cartier, Paris, a dieci anni dalla scomparsa, è rivolta questa antologica per celebrarne la grandezza dell’artista e dello Scultore, grande amico di PIERRE RESTANY e nostro.

    Fu personalmente Restany – a Mantecarlo (si era in piena estate) dove stava finendo di scrivere, con grande impegno e cura l’interessante e importate monografia di César – a dirmi tra una cosa e l’altra: “mio caro Vittorio: l’artista César è il più grande scultore del mondo”. Circa tre quattro mesi dopo (Dicembre-Gennaio), ero a Nizza e vidi una intera vetrina della libreria – quella sita nei pressi di “Place Massena” piena dei volumi di quella monografia, entrai la sfogliai e non la comprai (il costo era di circa 450 Franchi F.), andavo di fretta e non avevo tanto Franchi in tasca e decisi di farlo in qualche giorno dopo. Non l’ho più fatto, purtroppo!

    Impronte umane, espansioni, compressioni: le tracce artistiche di César. Oggi questa mostra dal sottotitolo Cèsar3 – corrisponde alle fasi artistiche più importanti: impronte umane, espansioni, compressioni – come si sostiene nella nota pubblicata su Exibart.com. Per la verità critica e per la storia (che conosco) dello scultore César – a me consta perle lunghe conversazioni con (l’artista César), quelle con Jacques Lepage e con Andre Verdet, come con Pierre Restany – il sottotitolo di questa Mostra poteva – essere «César4» corrispondente sì alle fasi più importanti della ricerca:

    1) Ferro-scultura/opera;
    2) Impronte umane;
    3) espansioni;
    4) compressioni

    Il luogo deputato alla mostra è la Fondation Cartier, l’edificio progettato nel 1984 dallo stesso Nouvel. Nei locali in vetro e acciaio, evidente invito alla leggerezza e alla sintonia con il verde degli esterni, le quasi cento sculture esposte trovano il loro habitat naturale proprio quelle della prima fase artistica 1) ferro-scultura/opera. Il percorso doveva prevedere – a nostro parere – le 4 sezioni corrispondenti alle fasi artistiche più importanti appunto: primi/ferri-sculture/opere, impronte umane, espansioni, compressioni –. L’uso della pressa idraulica utilizzata nelle demolizioni delle discariche e della lavorazione dei metalli ferrosi(nel”cimitero delle auto”) per accartocciare e compressare le carcasse delle automobili, è per César uno strumento come il cannello per saldare e dare forma alle sue opere con i pezzi di ferro “controllati” in quella fase dei primi/ferri-sculture/opere assemblate nel suo Atelier dell’officina concettuale del suo realismo mentale. Tutte le “Sculture fatte con pezzi di ferro tra sé accartocciati, per riportare a nuova e gloriosa vita gli scarti del processo consumistico”.

    Affascinante fu il modo che dimostrò a me ed a Lepage, il dominio dell’uomo sulla macchina, il modo in cui una “compressione” era fatta e controllata con il suo intervento mentre la pressa meccanica veniva fatta fermare al suo comando e nel frattempo egli spostava un fanale cromato o un accessorio o un pezzo del paraurti della “carcassa di lamiere” dell’auto in demolizione, con delle martellate. Erano colpi di martello da gran maestro per dar vita e forma alla scultura che nasceva dalle lamiere sotto la meccanica “compressione”della pressa idraulica.

    Devo ricordare agli organizzatori della Fondation Cartier la bella mostra inaugurata a Novara per l’apertura di Apum (Aluminia Pop Up Museum), con un gruppo di sculture di fine Novecento (di quel «Nouveau Realisme» fondato proprio in Francia da Pierre Restany), di Arman, Jan Fabre, César e Niki de Saint Phalle, tutte provenienti dal MAMAC (Musée d’Art Moderne et d’Art Contemporain di Nizza), curata dallo stesso Gilbert Perlein, direttore del Mamac Curata dallo stesso Gilbert Perlein, direttore del Mamac.
    06-IX-2008, h.23:48 Vittorio Del Piano –Atelier MediterraneArtePura – Grottaglie/Taranto/Nizza –
    E-mail: delpiano.artepura@libero.it.

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