Con un’ironia tutta inglese, nella vetrina della sala grigia al piano terra del Fan Museum, si conclude con ventilatori piuttosto recenti il percorso espositivo che illustra la storia (ma anche le tecniche, le forme e i materiali) del ventaglio, straordinario accessorio della moda femminile. Del resto, la parola
fan significa sia ventaglio che ventilatore.
Se, quindi, la tecnologia -se non altro in Occidente- ha avuto la meglio su quella che è l’originaria finalità di quest’accessorio usato fin dall’antichità (se ne trova traccia anche nelle Sacre Scritture), questo non vuol dire che sia solo un pezzo da museo. Stilisti dei nostri tempi come
Jean-Paul Gaultier,
John Galliano e
Karl Lagerfeld tornano, infatti, a studiarne le possibili e varie interpretazioni, traendone ispirazione per le loro collezioni. La mostra
Fashion in the Palm of your Hand, nata dalla collaborazione del Fan Museum con il londinese Saint Martin’s College of Art and Design, la più fertile scuola di moda inglese, vuole sottolineare proprio questo aspetto.
Punto di partenza del percorso sono i bellissimi esemplari del XVII secolo, dipinti con scene bibliche o mitologiche, raffiguranti anche cronache mondane, come il disegno del 1681 con i festeggiamenti a corte per il ventesimo compleanno del Gran Delfino di Francia. In Inghilterra fu Elisabetta I, nella seconda metà del Cinquecento, a lanciare nel suo regno la moda del ventaglio, già molto diffuso in Italia e in Francia. Allora il ventaglio era un attributo di potere -spesso associato ai guanti- come testimoniano i vari ritratti della sovrana: sia in quello di un’artista sconosciuto, realizzato intorno al 1575, che nella tela di quasi vent’anni dopo firmata da
Marcus Gheeraerts il Giovane, “la regina vergine” stringe fra le dita un ventaglio.
Tra i pezzi più rari di provenienza inglese c’è il
Masquerade Fan (1740 ca.), un ventaglio usato anche come maschera su cui è dipinto un volto con due fori al posto degli occhi. Altri soggetti: la pianta del King’s Theatre di Londra, le satire politiche, ritratti,
chinoiserie, poi il rococò che, con i suoi ricami dorati, ha invaso persino la struttura dei ventagli, che sia madreperla, avorio, legno, osso o tartaruga.
Nell’Ottocento l’aumento delle dimensioni è proporzionato alla sua diffusione: non più simbolo di potere ma di moda, il ventaglio è venduto anche per corrispondenza dai grandi magazzini. Organza, pizzo, seta, piume, carta… I motivi sono prevalentemente floreali, specie in età vittoriana, per arrivare alle forme inquiete, asimmetriche e ai colori ravvivati dei mitici anni ‘20. In mostra anche un ventaglio che pubblicizza le Galeries Lafayette all’Esposizione Internazionale delle Arti Decorative di Parigi del 1925.
Contaminazioni tra passato e presente nutrono, spostandoci nel contemporaneo, i pezzi realizzati da
Sylvain Le Guen. Dall’atelier a Saillans di questo giovane ed esperto restauratore, nonché creatore di ventagli da quando aveva dieci anni, sono usciti
Le grand zig zag (2002), una texture di tessuto intrecciato color bronzo, e
Le lotus (2005), che ricorda nella struttura una borsetta déco capovolta. Corsi e ricorsi storici.