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fino al 27.II.2005 Rodin y la revolución de la escultura Barcellona, Caixaforum
around
Le sculture di Rodin e dei suoi allievi e seguaci. Un susseguirsi incalzante di corpi, frammenti di un’umanità immobile. Protagonisti di storie ancestrali, rappresentati nella loro integrità, o sezionati attraverso la lente inquieta delle avanguardie...
di Licia Buttà
Un ragionare serrato, fatto di esempi chiari, dislocati con accuratezza all’interno di un percorso coerente, fanno della mostra organizzata dal Caixaforum di Barcellona una tesi dimostrata: Rodin come capostipite della scultura del XX secolo, e la sua opera come fonte di ispirazione anche per quegli artisti che – uno fra tutti Brancusi – negarono esplicitamente il legame con il maestro.
I bronzi e i gessi -esaltati da un’ottima illuminazione e accompagnati da chiari apparati didattici- sono i testimoni di una vita dedicata alla ricerca della forma perfetta, o meglio, di una forma che potesse essere specchio non fallace dei desideri, delle inclinazioni, delle tensioni emotive dell’essere umano. Rodin amava la ripetizione, la reiterazione di alcuni soggetti, che, nel corso degli anni, si andarono trasformando, evolvendosi insieme al pensiero dell’artista. Così, una buona parte dei gessi pensati per la Porta dell’Inferno, esposta in mostra, continuarono a vivere di vita propria per anni, fra le instancabili mani dello scultore, e poi con il tempo finirono con l’essere adottati, come soggetti universali, anche dai suoi allievi. La potenza visuale, apocalittica e terrena allo stesso tempo, della dantesca Porta dell’Inferno, commissionata ad un giovane ed inquieto Rodin dall’Accademia di Belle Arti, ricorda i grandi cicli medievali messi in opera nei portali delle cattedrali dell’Ile de France.
Tra le sculture selezionate, alcune meno note rivelano una modernità che è già anticamera delle avanguardie. Fra queste una figura umana maschile – che durante il processo di cottura aveva perso gli arti e la testa, rimanendo irrimediabilmente danneggiata – diventa occasione per riflettere sul potere del caso nella creazione artistica: Rodin decise che il risultato dell’errore era proprio l’opera compiuta, poi riprodotta anche in bronzo. Presente sin dagli inizi, l’interesse per il corpo umano “dimezzato” diverrà ben presto un leitmotif della scultura figurativa del XX secolo.
Ma il vero fulcro della mostra è il dialogo aperto che le opere di allievi e semplici ammiratori stabilirono con la produzione di Rodin. Conosciute direttamente, o tramite le grandi esposizioni e le riproduzioni fotografiche, le opere dello scultore ebbero un riverbero profondo e duraturo nel lavoro di molti. Le appassionate creazioni di Camille Claudel, legata al maestro sentimentalmente per un tormentoso periodo, le vigorose tensioni di Bourdelle o le corpulente figure femminili di Mallol dichiarano inequivocabilmente il loro debito con Rodin. In mostra anche molti artisti spagnoli: i catalani Casanovas e Clarà, il basco Chillida e ancora Gonzales e Gargallo. Un’intelligente selezione di opere mette in evidenza le molteplici direzioni percorse da questi artisti a partire dalle suggestioni rodiniane, o, in certi casi, da un vero e proprio studio della sua visione della forma. È il caso dell’L’uomo che cammina di Giacometti, omaggio esplicito all’Età del Bronzo. Un’interpretazione estrema, de-formata della poetica del maestro francese, ridotta all’essenza di sé stessa e all’universalità del suo messaggio esistenziale.
licia buttà
mostra visitata il 30 ottobre 2004
Rodin y la revolución de la escultura. De Camille Claudel a Giacometti
Barcellona, Caixaforum Fundació La Caixa
av. Marques de Comillas 6
orari: da martedì a domenica, 10.00-20.00
ingresso libero
info: tel. 0034 934768600
www.fundacio.lacaixa.es
[exibart]