Il Museo d’Arte di Mendrisio dedica a Cuno Amiet la prima retrospettiva in area italiana delle sue opere. Una settantina di dipinti, e altrettante stampe, provenienti da musei svizzeri e collezioni private, che scandiscono la lunga vita del pittore svizzero, nato a Soletta nel 1868 e morto a Oschwand nel 1961.
È un artista un po’ dimenticato, anche se viene considerato, insieme a Ferdinand Hodler, uno dei protagonisti più rappresentativi dell’arte svizzera della prima metà del Novecento. Mentre Hodler appartiene all’area germanofona, simbolista, influenzato dall’art noveau e poi dall’espressionismo, Amiet appartiene a quella francofona ed è il maggiore esponente della tradizione francese impressionista e postimpressionista.
I due furono amici e collaborarono per diversi anni, fino a che, per un malinteso, il rapporto tra i due si incrinò ( Amiet non sopportava di essere definito un “epigono” di Hodler), cosa per altro non vera, perché se di influenza si deve parlare, essa fu più di apparenza che di sostanza.
La svolta creativa per Amiet è rappresentata dal viaggio con Giacometti a Parigi prima e in Bretagna poi. Qui gli si apre un mondo nuovo: vivrà l’esperienza Nabis sulle tracce di Gauguin e comincerà a farsi notare per le sue grandi capacità coloristiche. Capisce che deve farsi coinvolgere non tanto dalla realtà quanto dall’emozione, dai sentimenti e che per la loro rappresentazione può affidarsi ai colori vivi della sua tavolozza.
Oltre ai paesaggi, giardini in fiore (soprattutto quelli di Oschwand), nature morte, i lavori dei campi (raccolta delle mele), scene invernali, nudi, numerosi sono i suoi ritratti e autoritratti.
Si accorgono di questa sua esuberanza coloristica anche Kirchner, Heckel e altri che stavano fondando il gruppo “Die Brücke”, che avrebbe dato origine all’espressionismo tedesco, e lo invitarono a farne parte, anche se Amiet non sposò mai la loro filosofia di fondo. Amava la natura, la vita agreste, al contrario dei giovani del gruppo, influenzati dalle idee di Nietzsche, sensibili all’angoscia dell’uomo moderno che vive nelle città.
Cuno Amiet, Autoritratto con mela 1902-3, olio su tela, 64,5 x 54 cm
Amiet però continua a sperimentare, prendendo spunto da Seurat, Cezanne, Van Gogh e il suo naturalismo spinto all’apice, nella sua operazione di sintesi plastica e coloristica, sfiora addirittura l’astrazione. Ricordiamo che Amiet partecipò anche alla breve vita del gruppo “Der Blaue Reiter”, fondato tra gli altri da Wassily Kandinsky.
Il nocciolo della sua poetica, comunque, sta nei valori positivi, nell’armonia, nella felicità che vede attorno a sé attraverso un rapporto pacificato con la natura che per lui è ritorno all’Arcadia, al paradiso terrestre.
E, infatti, su questo soggetto si soffermò due volte: la prima con due opere attorno agli anni Novanta dell’Ottocento e la seconda settant’anni dopo, a seguito della morte della sua amata moglie Anna. Ecco il suo ultimo paradiso: una scena inserita in un ambiente bucolico, luminoso, dorato (che gli ricorda il suo tanto amato guardino di Oschwald), una specie di eden privato, nel quale immagina o spera di trasferirsi dopo la sua morte, immerso in un’atmosfera di pace, che né il serpente sullo sfondo né l’angelo ad ali spiegate possono in qualche modo turbare.
Forse le opere di Amiet non presentano carattere di grande originalità, ma ci sono delle caratteristiche che contraddistinguono e valorizzano i suoi quadri: sono appunto il suo spirito positivo e ottimista, la sua disponibilità al dialogo, ai rapporti con il prossimo, a una vita vissuta nella natura e tra le persone che ama.
Forse, per scoprirne più a fondo anche la personalità possono aiutarci i taccuini che scrisse a Pont-Aven e i suoi numerosi disegni, acqueforti, litografie, xilografie e le post card (cartoline postali della Svizzera) che dipinse e scrisse e nelle quali si apprezzano le sue annotazioni gioiose, ironiche, satiriche, di persona sempre in pace con se stessa e con il mondo.
Ugo Perugini
mostra visitata il 22 ottobre
Dal 22 ottobre al 28 gennaio 2018
Il paradiso di Cuno Amiet, da Gauguin a Hodler da Kirchner a Matisse
Piazzetta dei Serviti 1, Mendrisio
Orari: martedì – venerdì dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 14:00 alle 17:00
sabato – domenica – festivi dalle 10:00 alle 18:00
Info: museo.mendrisio.ch