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fino al 28.III.2007 | Spanish Painting from El Greco to Picasso | New York, Guggenheim Museum

di - 18 Dicembre 2006

Il Tempo (Time), la Verità (Truth) e la Storia (History) sono tre figure rappresentate in forma di allegorie classiche in un piccolo studio preparatorio di Francisco Goya, il grande cantore della società spagnola a cavallo tra Settecento e Ottocento. Una minuscola perla annegata in un mare di capolavori di caratura altissima da cui si è scelto di prendere in prestito il titolo per la nuova mostra della programmazione autunnale del Guggenheim di New York.
Il Tempo è quello inesorabilmente trascorso tra il “Secolo d’Oro” del Seicento Spagnolo e il Novecento doloroso, macchiato dalla guerra civile. La Verità, insita nel tempo stesso, svela tra le opere d’arte spagnole una serie di connessioni che meritano di essere analizzate. La Storia scrive il suo resoconto e tesse le trame di un filo rosso che porta da El Greco a Picasso -attraverso Goya- con un taglio storico piuttosto interessante. Non solo il passaggio -ormai ampiamente studiato- da un autore come El Greco alla sua eredità nell’opera di Goya, ma anche, questa volta, un legame ereditario che si spinge fino a comprendere gli albori delle Avanguardie novecentesche, non più viste solo come totale rottura nei confronti della tradizione, ma anche come risultati di semi depositatisi nel tempo. A partire dal Seicento.
Un’esposizione ampia e ambiziosa, che corre lungo tutto il capolavoro architettonico a spirale di Frank Lloyd Wright, presenta quattro secoli di storia dell’arte iberica, sviluppandosi non in ordine cronologico ma tematico. Circa quindici sezioni (sarebbero decisamente troppe, se non si riuscisse a mantenere il livello di qualità che in effetti si conserva) affiancano capolavori dei maestri del XVII secolo ai padri di Cubismo e Surrealismo con una limpidezza che non lascia spazio a dubbi sulle influenze dei primi sui secondi. Si muove dal tema religioso della figura dei M onaci, divenuti assolutamente preponderanti nella Spagna della Controriforma. La cupezza sacrale della cella monastica e il timore reverenziale dovuto agli ordini religiosi sono restituiti con potenti chiaroscuri nelle tele di Francisco De Zurbaran, e riletti da lontano da un Goya disincantato e sanguinario. Si passa allo sviluppo del tema classico delle Nature Morte, in Spagnolo Bodegones (da bodega, il luogo in cui vengono generalmente ripresi i soggetti rappresentati): sezione abbondantemente testimoniata da lavori che affiancano ancora Zurbaran nel Seicento (in cui predomina la potenza del chiaroscuro caravaggesco, che scolpisce i contorni alla ricerca del massimo di naturalismo e senso prospettico), a Picasso e Juan Gris, che sembrano talvolta quasi limitarsi a scomporre i volumi e spezzare le linee delle immagini seicentesche. Notevole la selezione di nature morte di Gris, con il suo cubismo gelido nei toni del grigio, coinvolto in un confronto serrato con le tele di Van Der Hamen.
E ancora l’ironia giocosa di Mirò, il surrealismo desolante di Salvador Dalì, la classicità di Velazquez, e la giustapposizione molto interessante tra Goya e Picasso nell’interpretazione della natura morta con carcassa di animale. Il padre del cubismo dichiara apertamente il suo debito volontario nei confronti del pittore madrileno, e si affranca dalla cupezza sanguinaria del suo predecessore alleviando i toni di un tema che sarà ancora, ad esempio, di Francis Bacon.
Altra sezione tematica è quella della rappresentazione degli interni domestici, una finestra curiosa sulla società spagnola e sulla figura femminile borghese: spicca su tutti la splendida Donna che stiradel Picasso rosa/blu (siamo nel 1904), affiancata a una bella Donna che cuce di Velazquez (1640-50). Ma la donna è anche prostituta (Goya è il primo a poterle rappresentare, con i colori ironicamente vivaci della società contemporanea ), è anche figura piangente e pietosa, è anche vergine e santa. Molte e molte interpretazioni della figura femminile in tutti suoi risvolti portano dalla Siviglia sfacciata di Estebàn Murillo, alla donna luttuosa di Picasso nella Guerra Civile, dalla Madonna di Port Ligat di Dalì, che tanto si richiama al Rinascimento fiorentino, al timore religioso delle sante seicentesche. E ancora, proseguendo, si guarda alla rappresentazione del Nudo (rarissima, per la verità, se non in risvolti mitologico-religiosi), con perle di Picasso e Dalì; si guarda alla rappresentazione dell’infanzia (e qui è ormai classico l’esempio della ripresa picassiana dell’ Infanta di Spagna da Las Meninas di Velazquez); si abbraccia in pieno l’asse sulla tradizione guardando alla pittura ufficiale di corte nel Seicento, anche questa ampiamente reinterpretata dai moderni.
Si conclude con un’ampia selezione di lavori dedicati alla pittura devozionale, con scene bibliche e religiose che vanno dalle crocifissioni alla figure demoniache. Un continuo intreccio di sacro e profano, di tradizione e rottura, di ricchezza e sobrietà, domina in un’esposizione che riesce a svilupparsi con la linearità perfetta che solo alcuni spazi espositivi al mondo sanno costruire. E il Guggenheim di New è uno di questi.

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barbara meneghel
mostra visitata il 22 novembre 2006


Spanish Painting from El Greco to Picasso. Time, Truth, and History
Solomon R. Guggenheim Museum
1071 Fifth Ave at 89th Street, Upper East Side, New York, NY
Orario: Lunedì-Mercoledì, Sabato, Domenica 10-5:45: Venerdì 10-7:45; chiuso Giovedì – Ingresso: 18 USD; studenti 15 USD; fino a 12 anni gratis.
Tel. +1 212 423 3500 – www.guggenheim.org


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