Scendendo giù per la
tube londinese e osservando la gente smistarsi ordinatamente in due file per accedere alla scala mobile, ogni eventuale dubbio sul perché il movimento punk sia nato in questa nazione si scioglie. Appare subito chiaro che la certezza dell’ordine è la vera regina qui. E dove c’è una regina, da qualche parte c’è sempre qualcuno che prepara patibolo e ghigliottina.
La mostra di
Marcus Harvey (Leeds, 1963; vive a Londra) da White Cube sembra celebrare esattamente questa doppia corrente che percorre lo spirito inglese. Il conflitto tra due volontà precise: l’ordine e la ribellione.
Nella sala troneggia
Maggie, un enorme ritratto di Margaret Thatcher, riconosciuta dall’artista come uno dei personaggi che hanno influenzato di più la sua vita, oltre a quella nazionale. L’immagine scelta è quella ampiamente nota per esser stata il simbolo della campagna elettorale dei conservatori nel 1987.
Il volto composto e deciso del Primo Ministro, con la sua messa in piega perfetta, gli orecchini di perla e neanche un accenno di morbidezza femminile, è però provocatoriamente raffigurato su un calco in altorilievo, composto da oltre 15mila oggetti,
tra cui abbondano giocattoli erotici e riferimenti fallici d’ogni tipo, teschi, cervelli e pistole, maschere satiriche che ritraggono Blair e lei stessa. Una trama dissacrante e anarchica di oggetti carichi di valenze sovversive, sottesi al volto contegnoso della Lady di ferro.
Accanto a
Maggie, pezzo chiave di
White Riot, si trovano tre sculture bronzee di grandi dimensioni:
Victoria, un pallone sgonfio che riporta alla mente le perdute glorie calcistiche del Regno Unito;
Nike, un elmetto alato in grande scala, sorretto da tre fucili, che intende parodiare, in perfetto stile Monthy Python, le intenzioni militari nazionali; infine
The Lord High Admiral, che celebra l’acquisizione al movimento punk dello statista Churchill, trasformato in icona tramite la vandalizzazione della statua di Parliament Square nel 2000. Il politico è ritratto dall’artista con chiodo e cresta, senza volontà di ridicolizzarlo, ma per esaltarne gli aspetti di pensatore indipendente.
L’ultimo pezzo in mostra è
Albus, un dipinto in bianco e nero che, con la sua quasi romantica potenza devastatrice, sprigionata attraverso un paesaggio di scogliere bianche e violente onde nere, sembra quasi un contemporaneo
Turner. La Gran Bretagna come fosse vista prima di arrivare, immaginata, desiderata, con le coste battute dai venti e dal mare in tempesta.
L’artista è noto per la sua riottosa trattazione di temi e soggetti, fin dall’esposizione del ritratto di Miranda Hindley,
Myra, alla Royal Academy of Arts nel 1997. Il quadro ritraeva la serial killer che terrorizzò l’Inghilterra negli anni ’60, colpendo solo bambini; ed era interamente composto da impronte digitali infantili. L’immagine risultò talmente inquietante che fu rimossa dalla mostra.