Come si è svolta la tua residenza a Boston?
Mi sono sentita come una principessa. Ho trascorso un mese qui, abitando nell’appartamento ricavato dalla Carriage House, all’interno del museo stesso. Avevo accesso continuo agli archivi e alle sale espositive. L’accoglienza da parte del personale è stata straordinaria, mi sono sentita davvero a mio agio, in grado di pensare senza sapermi oppressa da scadenze. Pieranna Cavalchini, contemporary art curator del museo, non domanda agli artisti di produrre necessariamente un’opera. Anche se li sostiene nel caso in cui scelgano di impegnarsi in un nuovo lavoro, come nel mio caso.
Nel video metti in scena una metafora del viaggio, con le conseguenti fusioni e interazioni, con gli inevitabili contrasti. Cosa significa per te vivere in un Paese diverso da quello in cui sei nata?
Quando si viaggia ci trasciniamo dietro una valigia. Bisogna essere pronti a disfarla e a rifarla ogni volta. Portarsi dietro i propri ricordi, ma anche essere disposti a rielaborare le proprie conoscenze attraverso nuovi input. Infine, raccogliere nuovi ricordi.
L’opera allude allo scorrere, ruotare, scivolare del tempo. La base musicale composta da Fa Ventilato, campionando alcuni brani della collezione classica di Isabella, riprende in certi passaggi la sonorità di un carillon ed evoca atmosfere infantili e magiche. In che modo la riflessione sulla memoria entra nella tua ricerca?
Tengo molto al dialogo con la memoria personale. Non solo con la mia, però. Mi interessa far confluire nei lavori anche aspetti della memoria di altri, come nel caso del mio discorso con Isabella in questo video. Spero inoltre che le mie opere permettano al pubblico di entrare in contatto con i propri ricordi e offrano spunti per stimolare nuovi collegamenti. Come in un’opera aperta. La mia ricerca ha anche una marcata dimensione sociale, collettiva. In Travels with Isabella, ad esempio, ho inserito fotografie che testimoniano le differenze sociali nella Cina di fine Ottocento, insieme a quelle di paesaggi e monumenti. Dal mio repertorio di disegni ho tratto le figure blu di homeless isolati e vulnerabili, sdraiati a terra o appoggiati a lastre di pietra scolpite. Ancora blu, raramente rossi o terra bruciata, si snodano attraverso le fotografie rami di alberi che crescono, si espandono, diventano vene e arterie e apportano sangue, vita e dolore alle diverse immagini.
Il video gioca sul contrasto cromatico tra il blu, che definisce spesso il colore del tuo intervento, e il seppia delle fotografie di Isabella. Qual è il motivo della tua predilezione per il blu oltremare?
L’uso del blu risale ai miei primi lavori, nei quali riempivo fogli con tratti a penna bic in una sorta di trascrizione (e scrittura) dei pensieri in immagini. Il blu è rimasto. Lo trovo adatto a congelare un momento, a renderlo infinito. È astratto e aiuta a estrapolare il particolare, facendolo diventare universale.
Nelle tue opere emerge l’interesse verso alcune tecniche tradizionali, come il disegno e la scultura, che sono combinate con media attuali. Pensi che questo legame con la storia sia un’eredità della cultura italiana?
Ho cominciato a interessarmi al presente come conseguenza del passato e della storia da quando sono a New York. Credo che sia necessario ricercare le radici di quello che accade adesso in quello che è successo in precedenza. Mi sembra che negli Stati Uniti questo sia sentito meno come un problema nodale e forse l’attitudine a ricostruire la storia è sentito dagli italiani in modo peculiare. Ma, al di là di questo, mi interessa sviluppare la consapevolezza che tutto è collegato, soprattutto da un punto di vista sociale.
Con l’ultima domanda torniamo alle origini. A Torino, tra la fine degli anni ‘80 e l’inizio degli anni ‘90, sei stata assistente di Gilberto Zorio. Che influenza ha avuto, se ne ha avuto, il contatto con lui nella tua formazione?
È stato fondamentale per capire che quello che volevo fare era possibile. Un’esperienza formativa sostanziale. Non so leggere nella mia opera elementi di collegamento con Zorio, ma mi farebbe piacere se ci riuscissi tu.
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è un'artista??? non ha fatto altro che copiare gli altri in tutti questi anni. è che l'ha fatto con molta astuzia. schiaccerebbe chiunque pur di emergere. ma prima o poi il suo castello crollerà.
oh dio! chiedo scusa ho sbagliato artista