Dopo averlo insignito nel 2007 del premio Joan Miró, la nota fondazione catalana dedica a
Olafur Eliasson (Copenaghen, 1967; vive a Berlino) la più vasta esposizione delle sue opere mai realizzata in Spagna. Le bianche sale dell’edificio di
Josep Lluís Sert sono lo scenario estivo per oltre cinquanta lavori dell’artista nordico, celebre per i suoi lavori sulla percezione sensoriale e l’utilizzo di elementi effimeri.
Eliasson invita lo spettatore a riflettere tanto su se stesso che sulla propria relazione con lo spazio e la realtà che lo circondano. Sulla
natura delle cose, introducendo nelle sale della Fondazione elementi di origine naturale che le alterano e le modificano. I lavori selezionati cercano inoltre un dialogo con l’opera di
Miró e giocano in particolare con gli elementi principali della sua arte: da una parte, il colore, grazie alla presentazione dello spettro cromatico e all’uso di luci colorate che si riflettono nel bianco assoluto delle sale; dall’altra, la linea, attraverso forme in movimento che creano proiezioni lungo le pareti.
Un dialogo, quello tra Miró ed Eliasson, favorito dalla struttura stessa del museo: sale bianche con illuminazione zenitale, frutto della collaborazione dello stesso Miró con l’amico architetto Sert. Le opere di Eliasson dialogano con questo spazio, fanno diventare le pareti stesse protagoniste grazie a giochi di specchi e luci, e trasformano il rapporto del visitatore con gli spazi, diventati anch’essi parte integrante delle installazioni.
La mostra offre un panorama completo del percorso dell’artista, coprendo un periodo di quindici anni, dal 1993 al 2008, e presentando tutta la variabilità e poliedricità dell’opera di Eliasson, dalle proiezioni alle foto, dalle sculture alle installazioni. La sperimentazione tecnica è però accompagnata da una costanza nei temi, che hanno come ispirazione preponderante gli elementi del paesaggio naturale del Nord Europa. Una natura di cui anche noi facciamo parte, e pertanto gli spettatori non sono semplici osservatori ma sono invitati a diventare protagonisti, grazie a rifraazioni che li proiettano all’interno delle stesse opere (
Titled circles) o cimentandosi nella costruzione della città del futuro con mattoncini Lego (
The cubic structural evolution project).
Ruolo centrale è però quello dei giochi di luce, in cui Eliasson dimostra l’impatto della sua opera fatta di semplicità e naturalezza, in cui l’elemento principale è assolutamente immateriale. Proiezioni di quadrati di luce bianca (
Corner extension) negli angoli delle sale, anelli di vetro che, come prismi, riflettono arcobaleni in movimento (
Round rainbow), cerchi di vetro colorato che, grazie alla luce, riempiono di colori la stanza (
Who is afraid), e una finestra di luce gialla proiettata sulla parete (
Yellow double hung windows).
Un percorso attraverso una poetica della tranquillità e del silenzio, che invita nella sua semplicità a modificare lo sguardo verso la quotidianità e il dettaglio.