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Dislocato una trentina di chilometri più a sud dei tradizionali percorsi dei castelli della Loira, c’è Oiron, piccolo centro che a sua volta ospita un castello, edificato nel XVI secolo dalla nobile famiglia Gouffiers, che è una meraviglia. Anzi, le meraviglie le ospita, visto che si tratta di un centro di “curius et mirabilia”, dove l’arte contemporanea si mischia a uno stile incredibilmente ricco, vicino alla scuola di Fontainebleu, e dove gli arredamenti, gli affreschi e gli stucchi si rivelano insieme ad una collezione permanente composta da opere di Daniel Spoerri, Ilya Kabakov, Marina Abramovic, Wim Delvoye, Sol LeWitt, On Kawara, Tinguely, Annette Messanger e Christian Boltanski e Lawrence Weiner, solo per dirne alcuni.
Un tesoro nato più di vent’anni fa, diretto da Paul-Hervé Parsy, critico e curatore per lungo tempo al Centre Pompidou parigino, e che fino al 28 settembre ospita l’italiano Dario Ghibaudo, con una sezione del suo “Museo di Storia Innaturale”, e alcuni altri artisti (Pascal Bernier, Riccardo Gusmaroli, Marc Boulet & Lin Yu, Novera, Joachim Van Den Hurk, Jan Van Oost e Alex Verhaest), a formare un’ulteriore “Camera delle meraviglie” in questo angolo che già dalla sua collocazione e architettura appare come un unicum nel panorama della regione.
Ma cos’è il Museo di Storia Innaturale? Un progetto che Ghibaudo, classe 1955 e di base a Milano, porta avanti dal 1990. Con dovizia scientifica, e seguendo le classiche catalogazioni di “botanica”, “etnologia”, “esemplari rari” o “antropologia”, solo per citare alcuni lemmi della ricerca, l’artista ha costruito un vero e proprio museo, diviso in sale, attraverso il quale sono messe in mostra creature al limite del fantastico ma assolutamente probabili, evocative di una natura “aliena” ma non per questo meno definibile, anzi.
E così, nelle sale di Oiron, Ghibaudo ci propone – in dialogo con altri illustri colleghi, come Spoerri, appunto – il suo universo fatto di animali ibridi e ritratti in inchiostro su carta, come il Piscis Elephas Perlucidus, o l’Avis com cauda pesciourum o un rinoceronte dalla pelle di tigre, con un corno a spirale.
Un carattere ironico, certo, ma anche di denuncia oltre che di fascinazione per le combinazioni della natura, che muove la propria poetica anche dall’universo letterario, come nel caso del Cervo di San Giuliano. Ispirato alla novella di Gustave Flaubert, che racconta del sanguinario giovane che uccise il padre e la madre nel letto, scambiandoli per la moglie e il suo amante, ecco la visualizzazione dell’animale che, colpito da una freccia di balestra in testa, prima di spirare rivelò la profezia all’uomo: «Che tu sia maledetto! maledetto! maledetto! Un giorno, mostro feroce, assassinerai tuo padre e tua madre!».
Giuliano, poi, si convertì all’aiuto dei bisognosi e la storia della sua santità (per aver aiutato Gesù Cristo, sotto le sembianze di un lebbroso, a salire sulla propria barca di traghettatore) diviene nota. Ma Ghibaudo non si accontenta, e rende ancora più affascinante questo animale-martire e profeta, donandogli un collo scheggiato d’oro e una freccia in testa che è appartenuta nientemeno che al tre volte oro mondiale di tiro con l’arco, Filippo Donadoni.
E poi ancora, le materializzazioni di complessi ibridi animali in ceramica, trasportabili in comode “valigie” di vetro; un’onda di grandi pesci, un altro cervo alato, ma stavolta in bronzo; esseri che scatenano la fantasia del pubblico, e la voglia di farsi ritrarre con questi che non sono scherzi della natura, ma “costruzioni” mitologiche in grado di aprire nuove conoscenze, e saperi bizzarri. In uno scenario d’eccezione e incantato che, verrebbe quasi da dire, non esiste. E invece il rigore del sogno “scientifico”, stavolta, si fa realtà. Messo anche nero su bianco dal catalogo che accompagna la mostra.
Matteo Bergamini
Fino al 28 settembre 2015
Dario Ghibaudo
Musée d’Histoire In-naturelle
Château d’Oiron
Info: www.oiron.fr