Una collettiva dal titolo
Kopfstoss, cioè
colpo di testa, tocco esemplare che sappiamo essere spesso risolutivo. È la giocata che spiazza l’avversario, lo scavalca: colpo imprevedibile, beffardo, “stratosferico” e, infine, vincente. Poco cambia se invece del calcio dovessimo parlare di altrettante situazioni tra soggetti antagonisti, dove quindi il
colpo di testa consiste non nel colpire una sfera ma, metaforicamente, in una giocata ideale che si concretizza altrettanto inevitabilmente in un fatto determinante, risolutivo. Niente di più facile che trovare campi di conflitto.
Prendiamo l’arte: tende di volta in volta a confliggere con lo sguardo, con il senso comune, con la norma, con l’ideale della bellezza, con i concetti su cui fonda se stessa; tende a spiazzare o, se si vuole, a piazzare il “colpo di testa”.
Probabilmente è grazie alle sue giocate imprevedibili, beffarde, “stratosferiche” che l’arte moderna -dalla prospettiva ai giorni nostri- è sopravvissuta nel tempo.
La galleria Wolfrum approfitta di questi austro-svizzeri Campionati Europei 2008 per dare luogo a un cortocircuito figurale tra coordinate estreme, dalla testa ai piedi. La Wolfrum, fondata nel ‘25, è la più antica galleria viennese in attività; punto di passaggio obbligato per artisti dediti alla grafica e al disegno, è anche libreria d’arte, con una raccolta di cataloghi semplicemente straordinaria.
Quattordici gli artisti. Una sala è tutta dedicata ai quadri di
Deborah Sengl, la quale compone collage ritagliando da riviste anni ‘60 per soli uomini le foto di pin-up seminude. Quindi, dipinge su volti e parti scoperte dei corpi i colori e i simboli di nazionali di calcio o di squadre di club, riciclando pertanto quelle obsolete icone pop dell’erotismo in un rinnovato oggetto di culto maschilista.
Da autentico disegnatore umorista,
Alex Rinesch espone alcuni disegni a inchiostro e tempera che trasformano il calcio in una serie di pantomime teatrali interpretate dai suoi tipici animaletti. Ma l’artista presenta anche un mini-calciobalilla in chiave concettuale, affidando il ruolo dei calciatori ai cavalli lipizzani della Scuola viennese di equitazione e con lo sferico cioccolatino
Mozartkugel a fare da pallone.
L’ironico assemblaggio
made in Austria è simultaneamente un doppio fuori-scala: troppo grande come souvenir turistico, troppo piccolo come piano da gioco, per una partita quindi impossibile.
Surreale e molto malizioso è, poi, il fermo-immagine di un’azione estremamente “fallosa” tra due giocatori. Ma si tratta semplicemente di una proiezione onirica al femminile, veicolata da contorte trecce di capelli. A comporre questo disegno dal tratto raffinato è l’artista italiana
Michela Ghisetti, trapiantata a Vienna dal ‘92. Anche al di fuori di questa mostra, l’intrigo di seduzioni, ossessioni e icone dell’arte o della quotidianità è spesso al centro del suo lavoro.
Ingrid Pröller, invece, riporta subito alla mente il più iconico
colpo di testa della storia del calcio, con il ritratto di uno ieratico Zidane in posa frontale. E
Claudio Alessandri, altro italiano, artista e fotografo che dal 1988 lavora a Vienna, accosta esotismo e sensualità in immagini fotografiche scattate a Rio, in Brasile, luogo per eccellenza di un calcio da vertigine.
Visualizza commenti
Non è per dire ma...se la memoria non mi inganna...quel biliardino con i cavalli che compare in figura....una cosa simile non la fece già Catellan?
Se la memoria non mi inganna...:-)