Un totem alto tre metri introduce questa mostra sulla scultura, intimamente legata, per temi e contenuti, alla condizione umana. Cos’ha di particolare quest’opera -apparentemente amorfa- di Tony Cragg, intitolata Point of View (1992) e plasmata in lucidissimo acciaio? La verticalità dalla superficie irregolare e riflettente, osservata da differenti distanze e angolature, disegna di volta in volta profili di volti mutevoli, che si lasciano disvelare gradualmente. Un eccellente gioco percettivo che sfida l’osservatore, inducendolo a sviluppare allusioni e sottintesi, fissando al contempo il paradigma di tutta l’esposizione, articolata secondo sei prospettive, o “punti di vista”, appunto.
Venticinque artisti internazionali per trentacinque opere di medie e grandi dimensioni: opere che appartengono tutte alla Sammlung Essel, rinomata istituzione privata con sede nei pressi di Vienna.
Figur-Skulptur è allestita in una grande e luminosa sala al quarto piano del museo. Archetipi è il tema del primo Point of View, inevitabile riferimento ai fantasmi dell’inconscio collettivo. Spicca una monumentale quanto singolare opera in legno colorato di Georg Baselitz. Il mio nuovo berretto (2003) è una paradossale figura infantile che tiene tra le mani, nascoste dietro la schiena, i segni
Nella sezione Postura Classica vi sono solo due sculture, entrambe di Marc Quinn. Con una tecnica impeccabile, agìta su un pregevolissimo marmo bianco, l’artista ha scolpito nel più virtuoso classicismo Alison Lapper, a 8 mesi (2000) e Alison Lapper e Parys (2000), ossia prima e dopo il parto. C’è più di una contraddizione: la Lapper è una donna focomelica, il corpo deforme per via degli suoi arti cortissimi: una infrazione ai codici universali della bellezza. Ma il mistero della creazione biologica, al pari di quella artistica, è sorprendente: il figlio che ha partorito, e che Quinn ha scolpito accanto a lei, è bellissimo.
Terzo punto di vista, Autoritratto d’Artista. Qui Jörg Immendorf, rappresentandosi come una scimmia in Stirpe di pittore – Jörg (2002) ironizza sulla propria posizione nella società andando a ripescare un epiteto medioevale affibbiato agli artisti che, colpevoli di saper imitare ogni cosa, venivano chiamati “le scimmie di Dio”.
E ancora, in Momento-Tempo-Trasformazione un’opera estrema di Paul McCarthy, White Toilet Man-Toilet Figure (2003) -assemblaggio eterogeneo realizzato con materiale gommoso bianco- giunge, mediante una progressiva fusione, a realizzare l’equivalenza delle due entità: l’uomo e il water.
In Manipolazione Atelier Van Lieshout, giocoso e sprezzante, stende sul pavimento
Fenomeni di Gruppo è la sezione che conclude i punti di vista tematici. Ironica e inestricabile la doppia scultura Sorridendo all’altro (2000) di Juan Muñoz. Due uomini seduti fianco a fianco in una sorta di palcoscenico sono legati da un comune denominatore, il ridere. Ma resta sospeso il dubbio: ridono insieme o ridono beffardamente l’uno dell’altro?
Non è tutto. Un’appendice della mostra si estende fino all’esterno, sul balcone che occupa uno dei lati della sala. Questo spazio non è vincolato da tematiche prestabilite e pertanto artisti come Donald Beachler, Mimmo Paladino, Stephan Balkenhof rincorrono liberamente miti, narrazioni, incubi, fantasie.
franco veremondi
mostra visitata il 29 settembre 2005
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