L’ultima retrospettiva dedicata al pittore francese si tenne al Museo d’Arte moderna di Parigi nel lontano 1994. Dopo più di vent’anni, forse troppi se si considera il ruolo centrale che Andé Derain (Parigi 1880, Graches 1954) rivestì nella nascita delle più importanti correnti artistiche della prima metà del XX secolo, il Centre Pompidou presenta una mostra che si incentra sul periodo che intercorre dal 1904 al 1914. La decade è stata rinominata come il decennio radicale dell’artista, quello in cui ebbero luogo le sperimentazioni più estreme del suo intero percorso.
L’esposizione ruota intorno all’analisi di alcuni documenti inediti quali, ad esempio, le sue fotografie, la sua collezione di stampe e di riproduzione di opere d’arte, i suoi scritti e la sua corrispondenza. Ma anche una serie di opere eccezionali come la produzione estiva realizzata a Collioure del 1905, la serie delle vedute di Londra e le sue grandi composizioni che hanno per soggetto le bagnanti e la danza.
In totale, il Centre Pompidou ha riunito circa settanta pitture, una cinquantina di fotografie, e poi ancora alcune sculture, disegni, acquarelli e incisioni.
Si è scelto di esplorare questo decennio in particolare perché è quello in cui Derain pratica un’arte pittorica di avanguardia, confrontandosi con il Fauvismo e il Cubismo, intrecciando rapporti con Maurice de Vlaminck, Henri Matisse, Gorge Braque e Pablo Picasso.
Le Bal à Suresnes, 1903 Huile sur toile, 180 x 145,1 cm Saint Louis Art Museum. Museum purchase © Adagp, Paris 2017
Anche se l’opera del pittore ci appare in questo frangente in tutta la sua carica espressiva e di rottura bisogna tenere presente che egli non aderì mai pienamente al linguaggio avanguardista perché nell’ambito della sua formazione, pittorica e culturale, il peso della tradizione classica fu sempre troppo forte. Questo lo indusse, sin dall’inizio, ad esempio, a un accostamento dei colori che si presentasse comunque sempre dotato di una certa armonia ed equilibrio. La sua pittura é, infatti, connotata da una dolcezza e da un garbo capaci di calmare l’animo di chi la osserva.
Nonostante il suo ruolo di precursore verso lo sviluppo di qualcosa di nuovo e di sovversivo questa fu una strada che egli decise di percorrere per poco e mai completamente. Già a partire dal 1911, infatti, Derain si incammina verso quella via del cosiddetto “ritorno all’ordine” inteso come la ripresa dell’uso di prospettiva e del chiaroscuro e dal 1913 si dedica alla realizzazione di autoritratti, scene di genere e ritratti.
Ecco perché il suo periodo di rottura, quello analizzato nella mostra parigina, durerà a malapena un decennio e il suo ripiegarsi verso la ripresa di un linguaggio realista aprirà in seguito, ancora una volta, il percorso a nuove correnti come la pittura metafisica di De Chirico o la Nuova Oggettività tedesca.
Il ritratto che Gertrude Stein fece dell’artista alla fine degli anni Trenta resta ancora come il più autentico e vero per comprendere il ruolo che egli rivestì nella storia dell’arte «Derain è un inventore, uno scopritore, uno di quegli spiriti perpetuamente curiosi e che non sanno tirare profitto dalle loro invenzioni; scopritore per vocazione, oserei dire, per temperamento e non consciamente. Derain non sa, non può sfruttare quello che fa affiorare, è un avventuriero dell’arte, il Cristoforo Colombo dell’arte moderna, ma sono gli altri che approfittano dei nuovi continenti».
Arianna Piccolo
mostra visitata l’11 gennaio
Dal 4 ottobre 2017 al 29 gennaio 2018
André Derain 1904 – 1914. Il decennio radicale
Centre Pompidou, Parigi
Place Georges-Pompidou,
75004 Paris
Info: www.centrepompidou.fr