Figura di spicco di un’avanguardia parigina che ha segnato la storia delle arti del XX secolo, Jean Cocteau (1889 – 1963) è stato un genio universale che ha oltrepassato la scrittura, distendendo la propria calligrafia fino a mutarla in disegni semplici e accattivanti, ricchi di idee suggestive che hanno il senso di una moderna “scrittura del sé” a tutto tondo, dove lo schizzo illuminato si fa immediatamente traccia definitiva ma indefinita, aperta, di una identità ribelle, vitalista, anti-eroica, e maledetta: di marca nietzschiana.
Svaniti gli scandali che lo hanno sempre accompagnato, Cocteau è oggi celebrato in una grande mostra, proveniente da Parigi, come poeta demiurgo il cui variegato percorso artistico, come dice Roland Barthes, “sfida tutte le leggi”. Cocteau illustra i propri libri, disegna sulle riviste di satira che dirige, come Le Potomak, firma la regia dei film d’avanguardia che scrive e interpreta, come “Le testament d’Orphée, disegna le maschere del proprio teatro, come in Antigone, coreografa balletti e interpreta se stesso. Artista assolutamente inquieto, mobile sulle vie sincroniche del ricordo e del presente, del sogno e della veglia, del regno plutonico e della vita terrena, anticipa la visionarietà dei surrealisti, dai quali non sempre è amato.
Le ossessioni dell’ego e la metafora cardinale dello specchio, la felicità dell’amore e l’orrore della sua perdita sono le basi per un’appassionata riaffermazione del mito antico, specchio della devastazione di un mondo in guerra perenne. Ma anche la voce, intesa come richiamo del subconscio o come eco di sogni sconvolti dall’oppio, viene celebrata in una pièce che diverrà classica: La voce umana sarà infatti ripresa da Rossellini che ne trarrà lo struggente film con Anna Magnani, di recente “rifatto” da Francesco Vezzoli con Bianca Jagger.
L’intenso rapporto che Cocteau intrattiene con il disegno si scorge nelle decine di autoritratti e si manifesta in tutta la sua scabrosa violenza in Opium, diario illustrato sulla dipendenza e la lotta contro la droga, in cui trova rifugio dopo la perdita dell’amante Raymond Radiguet e da cui neppure il sodalizio con Jean Marais lo distoglierà, che ne trasforma la vita in quella “caduta orizzontale” registrata da un susseguirsi incessante di impeti calligrafici visionari. Ma Cocteau è anche il cineasta che presiede Cannes, sostiene il giovane Truffaut, e al quale Godard e Almodovar dedicano riconoscenti retrospettive. E’ amico del Diaghilev dei Ballets Russes e di molti artisti e intellettuali della scena parigina. I suoi ritratti eseguiti da Modigliani,
Questa mostra dovrebbe salvare l’artista dall’ostracismo dalle collezioni pubbliche e dalla vita culturale francese. “Se scrivo, disturbo. Se giro un film, disturbo. Se dipingo, disturbo (…) Bisognerà che la mia opera viva l’altra morte lenta di questa facoltà di disturbo. Forse ne uscirà vittoriosa, sbarazzata da me, disinvolta, giovane e temuta. Ouf!. E questo è stato.
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nicola angerame
mostra visitata il 2 dicembre 2003
Jean Cocteau – L’enfant terrible
Musée des beaux-arts de Montréal
1380, rue Sherbrooke Ouest
Montréal (Québec)
Canada
H3G 2T9
Tel. (514) 285-2000
http://www.mbam.qc.ca/fr/renseignements/acces.html
[exibart]
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complimenti per la acutezza dell'articolo e..un tantino mi specchio nella foto del nostro con accanito/ironico vizio del fumo..
roberto