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24
gennaio 2008
fino al 3.II.2008 Anthony McCall London, Serpentine Gallery
around
Definirlo “scultore della luce” è riduttivo. È uno degli artisti inglesi più innovativi degli ultimi quarantanni. E una mostra alla Serpentine ne racconta personalità e attitudini. A Londra è di scena Anthony McCall...
Denso fumo sale dal seminterrato di un palazzo al centro di Londra, avvolgendo lo spazio e gli spettatori, mentre un uomo avvolto in un telo bianco si trascina lentamente sul marciapiede. Procede all’indietro verso la nube e scompare nel fumo che lentamente svanisce, lasciando il vuoto intorno. È Smoke without fire (1972), una performance di Anthony McCall (St. Paul’s Cray, 1946; vive a New York) di cui oggi non rimane altro che una foto fissata alla parete della galleria.
Parlare di questo lavoro è come parlare dell’artista, perché sono presenti molti elementi che si ritrovano spesso nelle sue opere. La combustione e la scomparsa collocano i lavori di McCall a metà strada fra il materico e l’immateriale, tra visione e realtà. L’“inversione” dei rapporti spazio-temporali è un’altra costante che l’artista utilizza nello sperimentare e decostruire il mezzo cinematografico: sovente nei suoi film lo spettatore è portato a dare le spalle a ciò che abitualmente è lo schermo, per guardare attraverso il videoproiettore, verso la luce.
In occasione della retrospettiva alla Serpentine, sono presentati alcuni lavori degli anni ’70, periodo a cui risalgono i suoi film più noti, insieme a video, progetti e disegni su carta realizzati dal 2000 a oggi. Line describing a Cone (1973) e You and I, Horizontal III (2007) sono “sculture di luce” -secondo l’espressione dello stesso McCall- che si espandono nello spazio e avvolgono lo spettatore in un ambiente ovattato, offrendogli una nuova percezione della luce, più materica e palpabile.
Ai confini della materialità, i film proiettano la propria esistenza fisica su chi li guarda, investendolo con una massa di particelle di fumo che disegnano sulle pareti linee di luce. Film che “esistono nella realtà, esistono in quanto oggetti tridimensionali, in quanto sculture”.
Anche i disegni, progetti e storyboard riescono ad affascinare, pur nella loro quasi totale inintelligibilità: sono numeri, informazioni, equazioni logico-matematiche che ricordano Alighiero Boetti, comprensibili solo se “si conoscono le regole del gioco”. Alcuni diagrammi sembrano precursori degli attuali programmi di grafica, e infatti McCall non è nuovo all’utilizzo di tecnologie informatiche, soprattutto nei lavori più recenti, per i quali collabora con due programmatori.
Artista troppo poco conosciuto, oggi il suo lavoro è apprezzato come precursore di quelle ricerche sull’“espansione dello spazio e dei sensi” a cui, dagli anni ’90, hanno dedicato la propria ricerca, ad esempio, Olafur Eliasson e Carsten Höller. In effetti, la sua ricerca è sorprendentemente innovativa e attuale. Dopo una pausa di quasi due decadi, i nuovi lavori di McCall guardano alle precedenti ricerche, ma sono arricchiti da una rinnovata consapevolezza, quella della mortalità.
Parlare di questo lavoro è come parlare dell’artista, perché sono presenti molti elementi che si ritrovano spesso nelle sue opere. La combustione e la scomparsa collocano i lavori di McCall a metà strada fra il materico e l’immateriale, tra visione e realtà. L’“inversione” dei rapporti spazio-temporali è un’altra costante che l’artista utilizza nello sperimentare e decostruire il mezzo cinematografico: sovente nei suoi film lo spettatore è portato a dare le spalle a ciò che abitualmente è lo schermo, per guardare attraverso il videoproiettore, verso la luce.
In occasione della retrospettiva alla Serpentine, sono presentati alcuni lavori degli anni ’70, periodo a cui risalgono i suoi film più noti, insieme a video, progetti e disegni su carta realizzati dal 2000 a oggi. Line describing a Cone (1973) e You and I, Horizontal III (2007) sono “sculture di luce” -secondo l’espressione dello stesso McCall- che si espandono nello spazio e avvolgono lo spettatore in un ambiente ovattato, offrendogli una nuova percezione della luce, più materica e palpabile.
Ai confini della materialità, i film proiettano la propria esistenza fisica su chi li guarda, investendolo con una massa di particelle di fumo che disegnano sulle pareti linee di luce. Film che “esistono nella realtà, esistono in quanto oggetti tridimensionali, in quanto sculture”.
Anche i disegni, progetti e storyboard riescono ad affascinare, pur nella loro quasi totale inintelligibilità: sono numeri, informazioni, equazioni logico-matematiche che ricordano Alighiero Boetti, comprensibili solo se “si conoscono le regole del gioco”. Alcuni diagrammi sembrano precursori degli attuali programmi di grafica, e infatti McCall non è nuovo all’utilizzo di tecnologie informatiche, soprattutto nei lavori più recenti, per i quali collabora con due programmatori.
Artista troppo poco conosciuto, oggi il suo lavoro è apprezzato come precursore di quelle ricerche sull’“espansione dello spazio e dei sensi” a cui, dagli anni ’90, hanno dedicato la propria ricerca, ad esempio, Olafur Eliasson e Carsten Höller. In effetti, la sua ricerca è sorprendentemente innovativa e attuale. Dopo una pausa di quasi due decadi, i nuovi lavori di McCall guardano alle precedenti ricerche, ma sono arricchiti da una rinnovata consapevolezza, quella della mortalità.
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mostra visitata il 2 dicembre 2007
dal 30 novembre 2007 al 3 febbraio 2008
Anthony McCall
Serpentine Gallery
Kensington Gardens – London W2 3XA
Orario: tutti i giorni ore 10-18
Ingresso libero
Info: tel. +44 02074026075; fax +44 02074024103; information@serpentinegallery.org; www.serpentinegallery.org [exibart]