Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
14
dicembre 2007
fino al 3.II.2008 Otto Meyer-Amden / Oskar Schlemmer Basel, Kunstmuseum
around
Una narrativa intima, un sogno dai contorni sfumati. Ma anche Modernismo, un sentore di Déco e di classicismo anni ‘30. Oltre settanta tra dipinti, disegni e acquerelli. Per illustrare una ricerca formale che ha per tema la figura umana e le sue possibilità di astrazione...
Per scelta e per circostanze, Otto Meyer-Amden (Berna, 1885 – Zurigo, 1933) e Oskar Schlemmer (Stoccarda, 1888 – Baden-Baden, 1943) condussero esistenze diverse, pur coltivando, fino alla morte prematura del primo, una duratura amicizia, stimolata da una condivisa concezione dell’operato artistico e da un’affinità di ricerca ed espressione. Entrambi mossi dall’interesse per la forma e per la figura nello spazio -nonché per l’umano nella sua essenza spirituale- la loro indagine, non costringibile entro i confini del mero esercizio di composizione, presenta punti di somiglianza e contaminazione.
Questi aspetti emergono in modo naturale grazie alla ricca selezione dei lavori esposti: è in mostra infatti l’intera collezione delle opere appartenenti al Kunstmuseum, integrata, nel caso di Meyer-Amden, da alcuni prestiti pubblici e privati.
Tramite Schlemmer, Meyer-Amden, che tra il 1912 e il 1928 visse in isolamento nella cittadina rurale svizzera da cui formò la seconda metà del proprio cognome, venne a conoscenza del Bauhaus; qui Schlemmer tenne la cattedra di scenografia dal 1923 al 1929, periodo documentato da schizzi per costumi, coreografie e scene. Ma se Schlemmer, abbracciando in parte il mito modernista dell’uomo meccanico, modella la figura umana a somiglianza d’un automa, Meyer-Amden propone un tipo diverso d’astrazione. Le sue influenze spaziano dalla statuaria greca arcaica al rinascimento nordico, all’arte della Secessione: i corpi pubescenti dei suoi kuroi emergono come rivelazioni dallo sfumato nei delicati disegni a matita (Nudo di ragazzo con gambe incrociate, 1924). Nella serie di opere unite dalla tematica del “collegio” (molte delle quali portano il sottotitolo di composizione completa), individuo e collettività non sembrano conciliarsi. Dormitorio, Vaccinazione, Braccia alzate sono reminescenze d’uno Zéro de conduite: non è il soggetto proposto, ma le forme, il colore, il piccolo formato delle opere a proporre un’esperienza visiva cui relazionarsi emotivamente.
Negli straordinari esterni-interni della serie delle Finestre di Schlemmer, eseguiti sulla base di schizzi dal vero in due momenti dell’estate del 1942, a volte sono figure, a volte le loro ombre a muoversi su palcoscenici metafisici. Il confine tra osservatore e osservato è soffuso (ma esiste), quasi che lo spettatore, salito sul boccascena, spiasse attraverso uno strappo nel sipario, più con sorpresa che con malizia, un cast in preparazione per la recita. Gli oggetti (una lampadina, i panni stesi, i piatti), entità da trovarobato senza connotati precisi, suggeriscono la quotidianità in una dimensione lontana dal realismo.
Schlemmer morì pochi mesi dopo aver completato il ciclo delle Finestre: tanto acritico quanto suggestivo interpretare queste opere come bozzetti di un osservatore che ha già lo sguardo distaccato da eventi ed elementi terreni.
Questi aspetti emergono in modo naturale grazie alla ricca selezione dei lavori esposti: è in mostra infatti l’intera collezione delle opere appartenenti al Kunstmuseum, integrata, nel caso di Meyer-Amden, da alcuni prestiti pubblici e privati.
Tramite Schlemmer, Meyer-Amden, che tra il 1912 e il 1928 visse in isolamento nella cittadina rurale svizzera da cui formò la seconda metà del proprio cognome, venne a conoscenza del Bauhaus; qui Schlemmer tenne la cattedra di scenografia dal 1923 al 1929, periodo documentato da schizzi per costumi, coreografie e scene. Ma se Schlemmer, abbracciando in parte il mito modernista dell’uomo meccanico, modella la figura umana a somiglianza d’un automa, Meyer-Amden propone un tipo diverso d’astrazione. Le sue influenze spaziano dalla statuaria greca arcaica al rinascimento nordico, all’arte della Secessione: i corpi pubescenti dei suoi kuroi emergono come rivelazioni dallo sfumato nei delicati disegni a matita (Nudo di ragazzo con gambe incrociate, 1924). Nella serie di opere unite dalla tematica del “collegio” (molte delle quali portano il sottotitolo di composizione completa), individuo e collettività non sembrano conciliarsi. Dormitorio, Vaccinazione, Braccia alzate sono reminescenze d’uno Zéro de conduite: non è il soggetto proposto, ma le forme, il colore, il piccolo formato delle opere a proporre un’esperienza visiva cui relazionarsi emotivamente.
Negli straordinari esterni-interni della serie delle Finestre di Schlemmer, eseguiti sulla base di schizzi dal vero in due momenti dell’estate del 1942, a volte sono figure, a volte le loro ombre a muoversi su palcoscenici metafisici. Il confine tra osservatore e osservato è soffuso (ma esiste), quasi che lo spettatore, salito sul boccascena, spiasse attraverso uno strappo nel sipario, più con sorpresa che con malizia, un cast in preparazione per la recita. Gli oggetti (una lampadina, i panni stesi, i piatti), entità da trovarobato senza connotati precisi, suggeriscono la quotidianità in una dimensione lontana dal realismo.
Schlemmer morì pochi mesi dopo aver completato il ciclo delle Finestre: tanto acritico quanto suggestivo interpretare queste opere come bozzetti di un osservatore che ha già lo sguardo distaccato da eventi ed elementi terreni.
articoli correlati
La Danza delle Avanguardie al Mart di Rovereto
francesca b ricci
mostra visitata il 23 ottobre 2007
dal 27 ottobre 2007 al 3 febbraio 2008
Otto Meyer-Amden / Oskar Schlemmer
a cura di Anita Haldemann
Kunstmuseum
St. Alban-Graben, 16 – CH-4010 Basel
Orario: da martedì a domenica ore 10-17. Mercoledì ore 10-20
Ingresso: intero CHF 12; gruppi CHF 10; ridotto CHF 5
Catalogo in mostra
Info: tel. + 41 0612066262; fax + 41 0612066252; www.kunstmuseumbasel
[exibart]