Inizialmente acclamato per i suoi ritratti fotografici in bianco e nero, Craigie Horsfield (Cambridge, 1949) sperimenta, nel corso della sua carriera, nuovi mezzi espressivi. Accosta così alla fotografia composizioni sonore, video e progetti sociali, attraverso cui esplora i rapporti di fruizione che si instaurano tra il pubblico e l’opera d’arte.
Il concetto di arte sociale si adatta perfettamente al progetto intitolato Conversation, che Horsfield ha pensato appositamente per questa mostra. Il lavoro si basa sull’idea di trasformare il pubblico da spettatore passivo a protagonista attivo, coinvolgendolo in discussioni a sfondo artistico-culturale che si tengono, periodicamente, in uno spazio dedicato al dialogo all’interno della mostra stessa. Una telecamera a circuito chiuso proietta su uno schermo collocato all’ingresso del museo le immagini di ciò che avviene all’interno di questa stanza, con lo scopo di mostrare il ruolo centrale che il pubblico riveste nell’universo artistico.
La mostra presenta, inoltre, una serie di fotografie provenienti dai progetti realizzati dall’artista in diverse città europee. Le immagini sono il risultato di una lunga operazione di sviluppo e stampa compiuta dallo stesso Horsfield che, nella maggior parte dei casi, riproduce soltanto una copia di ogni foto. La stampa di ciascuna immagine avviene, generalmente, qualche anno dopo il momento dello scatto, per enfatizzare il concetto di durata che sta alla base di molti suoi lavori. Il presente è concepito come un momento che persiste nel tempo, poiché porta con sé le tracce del passato e contemporaneamente getta le basi per lo sviluppo del futuro.
Le diverse gradazioni cromatiche, l’uso sofisticato delle fonti luminose e la superficie vellutata delle fotografie ricordano la nitidezza e la luminosità dei dipinti fiamminghi del Seicento. Tale somiglianza è evidente, soprattutto, nel ciclo d’immagini dedicate al tema della natura morta, dove ogni dettaglio è reso con eccezionale finezza. La cura per i particolari si manifesta
Le immagini esposte presentano, quindi, gli avvenimenti del passato attraverso i ritratti di coloro che li hanno vissuti in prima persona: gli sguardi alienati dei soggetti immortalati nelle fotografie della serie Broadway diventano depositari di memoria e raccontano la paura e le sensazioni della gente di New York nei giorni successivi all’attentato dell’11 settembre 2001. Tali immagini che, sono tratte da un video realizzato dall’artista dopo il tragico attacco terroristico, ricreano attraverso l’uso della luce radente e dei colori tenui un’atmosfera cupa e desolata, che accentua la drammaticità.
Il lavoro di Craigie Horsfield va letto come un grande racconto della storia del nostro secolo e di quello appena passato, ma soprattutto come un dialogo tra l’artista e lo spettatore. Perché per Horsfield l’arte è una forma alternativa di conversazione.
marta gorini
mostra visitata il 16 marzo 2007
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