“
Non riuscirei a fare foto in altri paesi, non saprei da dove cominciare. Il fatto è che io sono as American as apple pie”. Così
Bill Owens (San Jose, California, 1938) spiega perché il suo lavoro è sempre stato incentrato sugli Stati Uniti. E in particolare sul nord della California. Arnolfini, uno dei più importanti spazi pubblici inglesi, dedica una retrospettiva alla insolita carriera del fotografo statunitense.
Testimone dell’esplosione residenziale nell’America dei primi anni ‘70, Owens -che all’epoca lavora per un giornale locale- inizia a ritrarre “
amici e vicini di casa” che abitano l’area periferica di Livermore. Risultato di questo lavoro è il libro
Suburbia, che assieme a due pubblicazioni successive va a comporre un vero e proprio studio antropologico: i “suburbiani” vengono ritratti a casa, al lavoro, in vacanza. Nel 1982, Owens decide di cambiare professione per ragioni economiche: si dedica alla produzione di birra.
Da qualche anno la sua opera è tornata a suscitare interesse, portandolo a fotografare di nuovo gli stessi luoghi, questa volta a colori e in digitale. È così che nasce la serie
New Suburbia, presentata per la prima volta in occasione di questa mostra, ad anticipare l’imminente uscita di un nuovo libro.
Si può definire deduttivo il procedimento di Owens, che si concentra su un unico punto degli Stati Uniti ma sembra trovare in esso gli elementi sostanziali di un’intera nazione. Le sue foto degli anni ‘70, in un bianco e nero ben composto e definito, delineano un tempo e un luogo fatti di certezze e fiducia nell’avvenire. Questi sobborghi urbani sono il teatro dell’
american dream, dove l’esistenza non è sfiorata dagli avvenimenti esterni. I soggetti ostentano una certa soddisfazione davanti all’obiettivo, sono “
orgogliosi di possedere una casa, e di aver raggiunto il successo materiale”.
La scelta di tornare a fotografare lo stesso luogo dopo trent’anni sottintende la disposizione a un confronto. Le immagini a colori di
New Suburbia possiedono un sapore crepuscolare, indeciso, contaminato. Anche la composizione formale (un aspetto primario dello stile di Owens) sembra voler indicare un’epoca di passaggio, uno strabismo spaziale, una non-centralità della presenza: diverse volte appaiono case in costruzione, spazi non ancora
in atto.
In mostra, a separare le due suburbia vi sono altre due serie in bianco e nero, le uniche non ambientate nei sobborghi di Livermore.
Altamont riguarda il concerto gratuito organizzato nel 1969 dai Rolling Stones e terminato tragicamente con quattro morti; il tema di
Riots sono invece le manifestazioni di protesta contro la guerra del Vietnam. L’allestimento tende a enfatizzare il distacco di queste fotografie dall’ambiente sereno e impettito della periferia, e induce a leggere questi eventi come preannunciatori di una crepa nell’
american dream: la cosiddetta “fine delle illusioni”.