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Fino al 30.IV.2018 | Sheila Hicks, Lignes De Vie | Centre Pompidou, Parigi

di - 19 Aprile 2018
Il Centre Pompidou fu creato da Piano e Rogers per aprirsi alla città, per sradicare l’elitismo e la sacralità dell’arte e offrirsi alla persone. A distanza di quarant’anni, quest’invito è ancora valido, e la mostra di Sheila Hicks esprime lo stesso principio, affine, come arte e poetica, allo spirito del museo. Un’arte aperta a tutti, un’arte fatta di colori, un’arte che nasce da un materiale apparentemente povero e banale, il tessuto.
Dal 7 febbraio al 30 aprile, la retrospettiva riunisce più di cento lavori che coprono la lunga carriera dell’artista, da Muñeca, del 1957, alle grandi installazioni multicolori recenti, come Escalade Beyond Chromatic Lands, esposta all’ultima Biennale di Venezia nel Padiglione dei Colori. Tra arte, forme architetturali e decorazione la grande sala ospita un universo di forme inclassificabili, che sembrano immergerci direttamente nel suo immaginario: matasse di colore e grandi palle a forma di cuscini, cascate di corde di colore e fontane sospese a mezz’aria che ricordano meduse, o ancora tessiture intrecciate, archi, riquadri. Tutti gli orizzonti formali che Sheila ha esplorato, nel corso degli anni, attraverso il suo mezzo per eccellenza, la tessitura, e che il visitatore scopre, tra un video e le opere, muovendosi nella sala. “Artista del tessuto” viene infatti definita l’artista americana, ormai naturalizzata francese dopo cinquant’anni di vita nella capitale, per la sua capacità di esplorare le possibilità e i limiti di questa materia. Dal minuscolo al monumentale, la sua arte mischia colore, dimensione e forma in uno stesso linguaggio. “Nella mia vita” dice la Hicks, “ho seguito il filo di una piccola scoperta fatta mentre ero piccola: disegnare e fare con le mani”. Ed è forse proprio questo la più grande virtù dell’artista, il segno universale della sua pratica: il fatto di dare forma a un’arte originale, sorprendente, versatile e profondamente personale partendo da un materiale semplice e alla portata di tutti come il tessuto, la lana, il cotone. Da qui il piacere della sorpresa, della novità ma allo stesso tempo il senso di familiarità che i suoi lavori trasmettono.

Sheila Hicks, La Sentinelle de safran, 2018, vista della mostra, Centre Georges Pompidou, Paris

Allieva di Josef Albers, l’artista sembra ispirarsi agli insegnamenti dell’equilibrio e dell’armonia dei rapporti propri della scuola del Bauhaus, ma è probabilmente l’incontro con l’esperto di tessuti pre-colombiani Raoul D’Harcourt (e con George Kubler) nel ’58 a incidere ancora più profondamente sulla sua carriera. Dopo Yale intraprende una serie di viaggi in America del Sud, e tra Cile, Colombia, Peru e Bolivia scopre le possibilità espressive del medium che non abbandonerà per il resto dela sua carriera. La fabbriche artigianali diventano la sua seconda scuola e attraverso gli insegnamenti e il confronto con diverse culture e più antiche tradizioni supera la geometria e il rigore della composizione delle prime influenze, muovendosi verso una poetica dai principi certamente meno formali. Tutta la sua ricerca resterà tuttavia ispirata alle leggi del colore, che immancabilmente guidno le sue esplorazioni nel territorio dell’informe, della tattilità e, potremmo dire, dell’organicità che emerge dal lavoro manuale impresso sulla materia.
La sua arte non sembra nascere da un’idea esteriore, che si impone sul medium più adatto, ma piuttosto emergere dal materiale stesso che viene utilizzato. Questa differenza è la stessa differenza che segna la sua pratica rispetto all’Anti-form dell’artista minimalista Robert Morris. Morris ricerca nel materiale la capacità di assumere una forma e un volume, in linea con la purezza della visione minimalista, mentre la pratica della Hicks sembra voler estrarre, attraverso l’arte, le proprietà che esso stesso possiede.
Per questo motivo Sheila Hicks ricopre una posizione riservata nel panorma dell’arte contemporanea, lontano dall’incrocio di linguaggi e tecniche che viene oggi definito  crosspollination. La sua ricerca è dedicata alla riscoperta dello statuto artistico di materiali che non si sono mai imposti come materiali tattili e visivi privilegiati (motivo per cui è stata a lungo sottostimata), ma di cui ne ha svelato, nel corso della sua lunga carriera, la piena capacità espressiva e la poliedricità del linguaggio.
Passeggiando per quello snodo centrale della città la vita frenetica parigina non può che rallentare, anche solo per un attimo, a guardare il mondo che abita quelle grandi vetrate. Nell’osservare l’insieme delle sue opere il visitatore scorge davvero la semplicità e la grandezza dell’immaginazione, l’essenza ma forse ancor più la banalità della creatività, che può partire da un filo e dar corpo e vita ai colori.
Edoardo De Cobelli
Mostra visitata il 16 febbraio 2018
Dal 7 febbraio al 30 aprile 2018
Sheila Hicks, Lignes de vie
Galerie 3 – Centre Pompidou, Parigi
Orari: tutti i giorni tranne il martedì dalle 11:00 alle 21:00
Info: www.centrepompidou.fr/fr

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