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fino al 30.IX.2003 Bienal de Valencia – La ciudad ideal Valenza, sedi varie
around
Biennale di Venezia o di Valenza? Questo è il problema. Simili nell’ispirazione e distanti nelle polemiche. L’una forte di una tradizione secolare, l’altra in cerca di un’identità. E intanto la Spagna punta ancora sul contemporaneo. Strategicamente…
È solo alla sua seconda edizione, ma fa già parlare di sé: la Biennale di Valenza non vuole affatto passare per la sorella povera e periferica della più prestigiosa e blasonata kermesse veneziana. Bollata infatti come “inutile” da Francesco Bonami, prima ancora che aprisse i battenti, Valenza, nella persona del suo direttore, Luigi Settembrini, ha prontamente risposto con un “evidentemente ci temono”, facendo sfoggio di carattere e lanciando sul tappeto velleità e ambizioni malcelate.
Rimaniamo in attesa che i “numeri” facciano spietatamente la differenza e la critica metabolizzi meriti e debolezze di entrambe le manifestazioni; considerando certo i limiti oggettivi della neonata “creatura” valenzana che ancora stenta a trovare una sua visibilità a livello internazionale, almeno fra le grandi rassegne d’arte contemporanea, e cerca una propria specifica identità che la caratterizzi in maniera convincente. Intanto, si è lanciata quest’anno sul tema de La ciudad ideal; tema inflazionato, è vero, e forse pure un po’ troppo battuto in questi ultimi tempi, ma generoso tuttavia di rielaborazioni sempreverdi. Soprattutto quando la città è Valenza che di ideale ha ben poco; se non le abbacinanti bianche architetture di Calatrava, forse più indovinate per Dubai.
Decisamente migliore l’idea di una passeggiata per il centro storico: teatro a cielo aperto di micro-interventi ambientali di Wim Wenders, Wim Delvoye, Gilbert and George, Ilya ed Emilia Kabakov, Maurizio Nannucci, Dennis Oppenheim, Michelangelo Pistoletto, Anne e Patrick Poirier, fra i tanti altri. Recuperando uno dei tratti tipici della configurazione urbanistica della vecchia Valenza, Solares (o del optimismo), a cura dell’ungherese Lorand Hegyi, sono spazi aperti alla luce del sole che ripensano poeticamente il fatiscente disastro degli sventramenti del casc antic. In un dialogo riuscito, soprattutto laddove si racconta del carattere frammentato della città, delle contraddizioni e delle complesse stratificazioni di segni e significati che la storia millenaria di un centro come Valenza svela ad ogni passo. Non cercateli però sulla mappa in dotazione ai visitatori, perché non troverete nulla – e, bisogna riconoscerlo, non è facile orientarsi fra informazioni carenti e improvvisati addetti di sala. Non demordete, comunque: l’ottimismo è il vero e proprio leit motiv – e tormentone – dell’intera rassegna.
La città ideale è infatti quella immaginata dagli artisti, che con buone dosi di indubbio ottimismo inseguono utopie che dìano senso ad ogni aspetto della vita: così in Micro-Utopías. Arte e Arquitectura, a cura di Francisco Jaurata e Jean Luois Maubant (opere di Vito Acconci, Didier Faustino, Toyo Ito, Frank Gehry, Rem Koolas, Gordon Matta-Clark, ecc.), o in A&M. El almacén del adecuado comportamento, a cura di Will Alsop y Bruce McLean (una riflessione sullo shopping, sui suoi riti sani e beceri, come nuova forma di “caccia” contemporanea), o ancora in Sociópolis. Ciudad del Hábitat solidario, a cura di Vicente Guallart (progetti di interazione sociale in spazi urbanistici di “benessere sostenibile”).
Accanto ai buoni propositi, non mancano interventi di forte indagine sociale. Nella intensa serie di cento ritratti fotografici di Sebastião Salgado: un percorso trasversale per i volti della Comunità Valenzana che vuole rimettere insieme le tessere scomposte di un tessuto sociale di improbabile – e tuttavia possibile – integrazione. O ancora “decontestualizzazioni” cinematografiche nelle proposte del cineasta britannico Mike Figgis, uno sguardo allucinato sulle città di notte e i suoi “popoli” a confronto.
Nella sequela di sub-curatori messi in campo, Valenza è molto simile a Venezia e, come s’è visto, non mancano i grandi nomi di richiamo che promettono consensi e grandi aspettative. Rimane qualche perplessità sull’organicità e la coerenza delle scelte, e tanto eccesso di “cieco ottimismo” rischia di disperdere anche quelle proposte coraggiose che hanno per orizzonte prossimo Valenza e il suo contesto urbano. Nel fitto programma di conferenze, dibattiti, tavole rotonde e attività varie, si avrà certamente modo di accendere la discussione su opzioni che altrove (in Italia, per esempio) sembrano essere tabù: il ruolo che l’arte e l’architettura contemporanea possono giocare nella riqualificazione delle nostre città. Peccato solo che i cittadini di Valenza sembrino interessati a tutt’altro e quando li si interroga sulla biennale, alzino spallucce e rispondano qué?
davide lacagnina
vista a luglio 2003
fino al 30.IX.2003
Bienal de Valencia – La ciudad ideal
Valenza, città
carrer Sant Pius V, 9
46 010 Valencia
T. +34 96 360 57 93
F. +34 96 393 19 71
www.masdearte.com/bienaldevalencia
info@bienaldevalencia.com
tutti i giorni dalle 10.00 alle 14.00 e dalle 18.00 alle 22.00
lunedì chiuso
biglietto per tutte le mostre: 3 euro
[exibart]
Ho trascorso la mia estate a Valencia ed ho potuto, oltre che vivere appieno la città, visitarla in occasione della Biennale….non sono affatto d’accordo sul giudizio di facile categorizzazione fatto in questo articolo.
Facendo il confronto con casa nostra, tanto per parlare di cose nostre che si conoscono bene (è anche +onesto e corretto), non mi pare che a Venezia le cose stiano ndando bene nelle ultime edizioni, polemiche da parte dei visitatori e degli esperti del settore. Valencia forse deve pagare ancora il fatto di costruirsi una identità forte a livello internazionale, ma certo mostra + coerenza e e carattere di altre biennali. §Troppo facile prendersela con chi arriva per ultimo rimanendo legati a ciò che si ripete da tempo senza rinnovarsi, senza proporre nulla d i nuovo…Mi dispiace dover constatare questo stato delle cose in Italia, il mi o paese, ma credo davvero dopo l’esperienza di Vac
lencia che la Spagna si stia facendo strada molto rapidamente e gleilo auguro di cuore…io son rimasta entusiasta anche della città, molto + vivace delle nostre italiane sotto il profiloa rtistico e non so quale valenciano sia stato incontrato dal critico di Exibart e abbia risposto facendo spallucce…in Italia non si fa promozione e comunicazione di eventi come la Biennale di vEnezia,in Spagna se ne fa eccome…non so neppure chi abbia incontrato e non sia stato disposto a dare adeguate informazioni…ripeto, troppi pregiudizi a priori. vediamo di proporre qualcosa di nuovo anche per la nostra italia, anzichè fare sempre i supercritici al nuovo che forse ci sta per superare…sì forse il tema della città ideale è abusato ma credo che in fin dei conti sia stato sviluppato bene per essere una biennale alle prime armi e l’ho reputato molto ben adeguato al contesto della città di vAlencia che anche nei suoi aspetti + decadenti conserva fascino…e poi anche molte citta italiane, anche venezia, sono fatiscenti, ma forse questo è un altro discorso sul senso civico di noi italiani, da rimandare ad un altro momento