Dal punto di vista estetico, il secondo dopoguerra in Europa, Stati Uniti e Giappone è caratterizzato da una resistenza artistica e antropologica al modernismo che si sviluppa in seno alle società di massa, portata avanti da quelle che Achille Bonito Oliva ha battezzato come “tribù dell’arte”. Si tratta di movimenti artistici che si aggregano intorno a primitive esondazioni di energia espressiva; oasi linguistiche che coniano ideologie eretiche “rispetto alla matrice fortemente economica della civiltà moderna” e in aperto contrasto con la civiltà industriale e consumistica delle metropoli dominate dall’anonimato e dalla standardizzazione sociale.
L’Azionismo Viennese (1960-1971) è una di queste tribù e si insedia come un virus in una capitale europea tra le più conservatrici. A partire dalla lezione dell’Action Painting americana, che trasforma l’artista in sciamano tramite pratiche estatiche, l’Azionismo impianta sul tronco della cultura viennese, segnata dal conflitto freudiano, la lotta tra dionisiaco e apollineo, la violenza di una ritualità blasfema e raccapriccianti pratiche di commistione tra corpo umano e animali morti. Le “azioni” dei principali rappresentanti del movimento producono nella borghesia, che ha nel teatro d’opera e nella musica classica il proprio modello espressivo e assiomatico, reazioni di disgusto e persecuzioni per vie legali e carcerarie.
Hermann Nitsch ne è il gran sacerdote, l’artista che crea riti e liturgie oscene nel cuore della Mitteleuropa più sofisticata, a ritmo di terribili sacrifici, fiumi di sangue e viscere. E’ l’epifania di un mondo primitivo entro cui Nitsch intende rigenerare l’uomo sintetizzando religione, miti atavici e misticismo medievale.
La retrospettiva presenta alcune storiche “azioni”, come la n.3 del 1963 in cui un uomo steso nudo su un letto viene ricoperto di sangue e viscere animali, fino a quella più lunga 6-Tage-Spiel del 1998 avvenuta nel Castello di Prinzendorf, acquistato da Nitsch nel 1971 e sede di molte sue azioni collettive, che nei 40 anni hanno prodotto una serie estesa di reliquie (oggetti liturgici usati durante le azioni: siringhe, piane, tuniche, barelle, croci, fiale, coltelli e calici). La mostra si completa con grandi tele inondate da rapprese colature di sangue e oli. Decine di fotografie svelano una folle anatomia animale e testimoniano l’ecatombe pensata e costruita da Nitsch come la realizzazione della Gesamtkunstwerk, l’opera d’arte totale, quella sintesi della passione di Cristo e dei riti pagani chiamata “Teatro delle orge e dei misteri”, la cui cifra linguistica è la frizione mistica delle viscere di animali squartati su uomini e donne nudi.
Karlheinz Essl è il collezionista che ha seguito i 40 anni di lavoro di Nitsch comprando molte delle 180 opere in mostra, tra cui le poco esposte serie di dipinti della performance alla Schömer-Haus nel 1996 e dell’azione di Prinzendorf 1998. Consigliabilissimo il catalogo bilingue: 228 pagine con una lunga intervista a Nitsch e testi di Andrea Cusumano, Karlheinz Essl, e Wieland Schmied.
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Hermann Nitsch alla Fondazione Morra
Le Tribù dell’arte
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www.nitsch.org
nicola angerame
mostra visitata il 2 dicembre 2003
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