È davvero sempre frutto del caso o invece c’è una grande macchinazione alle spalle? C’è questa ambiguità nelle opere di Emanuele Becheri (Prato, 1973). Perché se l’artista davvero non decidesse niente e si lasciasse guidare spontaneamente, sarebbe incredibile come tutto torni. Molte delle sue opere, da un certo periodo in poi, hanno la caratteristica di avere segni fini, lievi, sinuosi, evanescenti. Opere che attirano con la forza del mistero della loro impenetrabilità, della loro ermeticità, anche se il solo modo per comprenderle è lasciarsi andare alla parte più segreta: l’artista narra come una storia, che coinvolge in ognuno, perché riguarda chiunque. Dal buio dell’inconscio estrapola la parte nascosta delle cose, un filo ingarbugliato, ma teso a svolgere la nostra mente per tornare a pensare. Dopo una ricerca affine al disegno, una tergiversazione sull’idea di cecità che si svolge dal 2004 al 2009, gli ultimi lavori sono dedicati a degli short movie, spesso accostati a micro performance. Il suo primo video “Time out of joint” del 2008, è attualmente in mostra allo spazio Chinagirl di
Bordeaux. In quest’opera c’è la liberazione dell’oggetto lasciato a se stesso: tre accendini posti sull’asfalto di notte, innescati dall’autore che aspetta la loro fine. Inesorabilmente. Vengono abbandonati, bruciano, si consumano e muoiono nella forma e valenza originarie, cambiano in altro, si sciolgono in materia. É una dispiegazione di pura energia, una catartica purificazione, una mutazione alchemica, quella che avviene. Anche il fuoco reale della fiamma, ripreso dall’occhio della telecamera, sullo schermo ha un’altra sembianza, diviene artificiale (virtuale) perdendo calore (e nel buio della notte colore) e quindi essenza. Resta l’illusione della fiamma. Il video risente certamente delle prime avanguardie storiche del cinema, del suo originario approccio magico, di meraviglia. E della sua pericolosità: fu a causa dell’attrezzatura (a base d’etere e ossigeno) per proiettare dei film dei fratelli Lumiére, che divampò l’incendio al Bazar de la Charité a Parigi nel 1897, provocando un centinaio di morti. Analoga è la potente esplosione degli accendini (elevati poi a vittime) che Becheri documenta. Come un piromane che osserva ma senza euforia, anonimamente, ciò che ha innescato, senza cercare di cambiarne il flusso, il destino. Solo, attende. Anche il pubblico aspetta per scoprire cosa la nuova materia. La fine no, non c’è. La modalità è in loop: mentre finirà ricomincerà, in un continuo perpetuo.
eugenia la vita
mostra visitata il 18 febbraio 2012
dal 17 febbraio al 31 marzo 2012
Emanuele Becheri
ChinaGirl
20 rue Ferrère 33000 Bordeaux
Orari: dal martedì al sabato 12.oo/19.00
Info: chinese-girl-film.blogspot.com
[exibart]