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Fino al 31.VII.2015 | Daniele D’Acquisto, Forming | 22,48 m², Parigi

di - 13 Luglio 2015
A Parigi Daniele d’Acquisto ha portato con sé un’anta e parti accessorie di una vecchia angoliera, uno pneumatico, un’accetta, quattro legni truciolati rettangolari con ancora ai vertici dei chiodi arrugginiti, cinque immagini che raffigurano altrettante mise en scène del suo nuovo studio a Piacenza, una foto di un monte della Sardegna a lui molto caro, una bacchetta di alluminio, una spazzola pulisci-vetro e poi della vernice spray grigia come i fumi dell’Ilva di Taranto.
Sono parti di un tutto che non c’è più. É in Puglia, infatti, che Daniele è nato e cresciuto, per poi trasferirsi qualche tempo fa nella Pianura Padana. Un piccolo abitacolo della memoria è stato così ricostruito altrove, gli oggetti defunzionalizzati sono diventati elementi di decor, nel suo studio prima, dove li installa a ridosso dei muri per farne poi delle riproduzioni fotografiche stampate su alluminio (ed il grigio ritorna) e in galleria dopo. Ma non è solo una pratica di defunzionalizzazione e rifunzionalizzazione estetica, non è solo un reinvestimento emotivo su tracce di sé all’indomani di una perdita o di un abbandono che compie il giovane artista. Gli oggetti, trattati dapprima in maniera autobiografica, si iscrivono in una nuova dimensione in cui lo spazio entra in gioco attivamente per costruire altre forme ed evidentemente altri usi. Nonostante sia la parete a fornire il supporto agli oggetti, nel processo di produzione, essa stessa viene assimilata dall’opera ed abbandona per sempre il suo carattere di sfondo bianco. Il gesto si integra nella nuova visibilità, come il braccio che lancia il sasso in uno stagno: sulla superficie piana che lo accoglie e lo ingurgita in profondità, appaiono linee concentriche che – ritornando alla parete della galleria – si allungano e si deformano e si ri-formano in geometrie frontali, presaghe dello spazio della pittura, anche se Daniele pittore in senso stretto non lo è.

Qualche mese fa a Parigi si è chiusa al Palais de Tokio la mostra L’usage des formes, che insieme a Mutations al Musée des Arts Décoratifs ha posto la riflessione sull’uso e le forme degli utensili spaziando dall’arte all’artigianato, richiamando il pensiero di G. Simondon e J. Huizinga e il sempre attuale bricoleur di Lévi-Strauss. E rievocando proprio l‘homo ludens dello storico olandese – capace di giocare e capovolgere gli strumenti creati dall’homo faber al fine di far nascere delle nuove possibilità – che si apre una breccia nella fitta letteratura, perché nella sua stessa definizione trova posto lo spazio del “gioco” come luogo di conoscenza atto ad inferire nella sfera culturale.
E “Forming” ci riporta su questo cammino, scrive infatti lo stesso curatore, Lorenzo Madaro: “Il titolo si riferisce al fatto che l’opera coincide con il suo processo di formazione, come suggerisce l’artista, da sempre teorico del suo lavoro, facendo poi anche riferimento al titolo di un vecchio album dei Germs, gruppo punk rock statunitense. In quel disco la band propone per due volte un pezzo, Forming. La prima traccia suonata nel momento in cui, per la prima volta, la band imbraccia gli strumenti senza averne padronanza, la seconda registrata a distanza di qualche tempo quando la consapevolezza tecnica si era mescolata all’urgenza espressiva”.
Serena Carbone
mostra visitata il 13 giugno
Dal 13 giugno al 31 luglio 2015
Daniele D’Acquisto
FORMING
22,48 m²
30, rue des Envierges, 75020 Paris

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