Barcellona non trascura i suoi artisti catalani. Per tutto ottobre è in esposizione una collezione di opere di Antoni Tàpies nella sua “casa” : la Fundació Antoni Tàpies, nell’interessante zona di Eixample. Il palazzo in cui ha sede la Fondazione è uno dei principali del famoso quartiere “reticolare” borghese, progettato nell’800 dall’architetto Cerdà, con continui richiami -ferro e mattoni a vista- all’architettura industriale. Dal tetto si eleva una complessa struttura di spirali d’acciaio, che offre subito alla vista un’opera dello stesso Tàpies del 1990, Nuvol i cadira (Nube e sedia).
La collezione è quasi interamente costituita da donazioni di Antoni e Teresa Tàpies ed abbraccia l’intero percorso dell’artista, dal periodo in cui dà vita, nel 1948 con un gruppo di intellettuali catalani, alla corrente Dau al Set (la settima faccia del dado), fino al suo approdo all’arte informale, alle opere matèriques ed alla produzione objectual.
La mostra non sembra proporre un vero e proprio percorso ai visitatori, ed è possibile attraversala senza seguire un preciso ordine. Ci si trova subito di fronte ad una delle opere oggettuali di Tàpies, Armari del 1973. Un armadio aperto e traboccante di abiti già usati, un affastellarsi di vestiti che ci introduce al mondo della materia dell’autore. In Blau Emblematic, del 1971, il cielo -una nube bianca su cui sono incise formule matematiche- è incorniciato in una sorta di volta celeste, in cui l’arco punta però verso il basso. Una rappresentazione invertita che ritorna in Arc de terra (1978): su uno sfondo color panna si sviluppa un arco coperto di terra, l’orizzonte dipinto con tenui colori pastello.
Nel rappresentare gli oggetti l’artista non cede ad una edulcorazione della realtà. Il piede, per esempio, ricorre spesso fra le opere esposte : in Materia en forma de Peu (1965), in Tus peus (1981), in Al teu peu (un enorme dipinto di 3 metri per 5 del 1989). Ed è sempre un piede rappresentato nella sua veste più “materiale” : tumefatto, dalla pelle indurita, dita sgraziate e irregolari.
E che la materia sia al centro dell’opera di Tàpies lo dimostrano il costante recupero ed utilizzo di elementi poveri ed essenziali -terra, paglia, carta da imballaggio, legno, vestiti… -sul cui sfondo Tàpies incide o costruisce la sua opera. Su questo canone sono esemplari alcune delle opere in mostra: Terra sobre tela (1970) , a Dues piles de terra (2001) oppure a Pantalon sobre Bastidor del 1971. Ma anche Porta metàl-lica i violì (1956), una rozza saracinesca su cui è sospeso un violino.
Al secondo livello sono presentate le opere d’esordio, molto più colorate e con chiari riferimenti al simbolismo prima, e al surrealismo poi. Tàpies non ha mai nascosto la propria ammirazione per Mirò, Ernst e Klee. Tra le opere di questa sezione, prodotte negli anni ’40: Zoom, Dibuix, Creu de paper i diari e lo splendido Parafaragamus. Sembrano a prima vista le opere di un artista diverso, ma gli elementi di continuità non mancano: la ricerca di materiali non consueti, l’incisione sul colore, la scelta degli oggetti da rappresentare. Un filmato sulla vita di Antoni Tàpies è infine proiettato nei locali dell’Auditorium.
patrizio patriarca
mostra visitata il 3 ottobre 2004
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