27 ottobre 2005

fino al 31.X.2005 23a Bienal Nacional de Artes Visuales Santo Domingo, Museo De Arte Moderno

 
Arte contemporanea a Santo Domingo. La 23a Biennale di Arti Visive della Repubblica Domenicana svela molte piacevoli sorprese. Tra critica sociale e una spiccata verve ironico-polemica. Una selezione di artisti locali...

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Se è vero che l’arte contemporanea sempre più si sposta verso le periferie del mondo, fuori dalla supremazia dell’occidente europeo e statunitense, una conferma arriva senz’altro da questa 23a Bienal Nacional de Artes Visuales della Repubblica Domenicana, ospitata tra agosto e ottobre 2005 al Museo d’arte Moderna di Santo Domingo.
In questa piccola e povera repubblica caraibica le contraddizioni sono l’emblema di una nazione che vive per metà con un piatto di fagioli e riso e per l’altra metà sguazza nel lusso assoluto. Abolite le fasce medie: da una parte i ricchi, dall’altra i poveri. La ricchezza è anche, chiaramente, garanzia di cultura e istruzione. Studiano solo quei pochi che possono permetterselo, per il resto il tasso d’analfabetismo è ancora molto alto. Figuriamoci quanto conta un lusso come quello dell’arte. E invece qui iniziano le sorprese. La Biennale ospita oltre 100 opere disseminate tra sotterraneo, primo e secondo piano. Non occorre un grande sforzo di immaginazione per rintracciare il filo conduttore della maggior parte dei lavori: una chiara critica nei confronti della società domenicana, proprio quella “società bene” che ha probabilmente generato questi stessi artisti.
Una pila di sedie di plastica, opera del Collectivo Shampo, accoglie i visitatori. La “plastica domenicana” è presente ovunque e ovunque resterà per ancora molto tempo: così sta scritto ai piedi delle sedie impilate. Sempre all’ingresso è esposta Areas de Projegida di Palalo Diaz: un video, una grande foto con un tronco d’albero in riva al mare e altre quattro fotografie che ritraggono le fondamenta di quattro grandi costruzioni; accanto, un pannello esprime la più totale disapprovazione per la svendita del suolo domenicano e la cementificazione dilagante che distrugge città, parchi, riserve. Lenin Pianlino muove una forte critica al commercio presentando un enorme codice a barre e dei grandi fusti in metallo con impresse le immagini dei prodotti di importazione ed esportazione della Repubblica Domenicana.
Jorge Pineta, Serie me voi al Sur, installazione
Il piacere dell’ironia anima invece l’opera a sfondo religioso di Miguel Ramirez: un enorme rosario (qui la maggioranza della popolazione è di fede cattolica) formato con palle da baseball (che è lo sport nazionale) e il crocifisso fatto di mazze.
Non tutte le opere però sono a sfondo sociale. L’installazione di Cruz Maria Poter, per esempio, punta sui giochi percettivi e il disorientamento spaziale, con il suo specchio steso per terra che spalanca una profondità illusoria. Fra tutte però, è l’opera di Jorge Pineta, Serie me voi al Sur, a colpire con maggiore incisività. Un bambino resta immobile, contro un angolo, il corpicino piccolissimo, inconsapevolmente tragico: le sue braccia carbonizzate hanno scarabocchiato le pareti, come mozziconi di grafite.
Anche qui, in una terra ai confini, “dall’altra parte del mondo”, l’arte invita a riflettere, a spalancare lo sguardo, a lasciarsi stupire. Riuscendo -ed è questo forse il suo compito più estremo- a far sognare mondi differenti.

rocco rossitto
mostra visitata il 1 ottobre 2005


23a Bienal Nacional de Artes Visuales
Santo Domingo, Museo De Arte Moderno – Av. Pedro Henriquez Urena – Plaza de la Cultura – info: Tel.: (809) 685-2153; Fax.: (809) 662-8280
museo_de_arte_moderno@yahoo.com


[exibart]

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