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Chi vede nella moda soltanto la moda è uno sciocco”, diceva Balzac, e mai definizione fu più appropriata. Ciò che vediamo di un individuo o d’un gruppo non sono i corpi, ma gli abiti. E sono gli abiti a fornire le prime informazioni sulla professione, la nazionalità, il livello sociale di coloro che ci circondano, permettendo di adattare il nostro comportamento a situazioni e contesti nuovi o codificati. Da sempre forma importantissima di comunicazione sociale, l’abito forse più d’ogni altra manifestazione della civiltà umana esprime il gusto di un epoca. Influenzati dai modelli estetici e che di volta in volta informano la società contemporanea, i capricci della moda riflettono trasformazioni culturali molto più ampie.
Con
Fashion V Sport il V&A esamina una nuova dimensione della nostra società, in cui gli elementi di stile e praticità sono diventati inseparabili. Organizzata in quattro sezioni –
Dare,
Display,
Play e
Desire – la mostra comprende sessanta creazioni di grandi nomi dell’alta moda, tra i quali
Stella McCartney e
Vivienne Westwood. che con colorata ironia hanno portato lo sport sulle passerelle della haute couture. Non mancano esempi di cult designer come
Dr Romanelli per Nike e
Jeremy Scott, autore della linea di sportswear per Adidas ispirata ai graffiti di
Keith Haring.
Simbolo dell’effimero che crea e distrugge la prima e di antichi rituali di competizione umana il secondo, il rapporto tra moda e sport non è affatto nuovo. Quando all’inizio del Novecento la sua carriera tennistica volge all’epilogo,
Reneé Lacoste si reinventa creatore di moda, lanciando una linea di abbigliamento per il tennis, il golf e gli sport acquatici che ha fatto del coccodrillo che portava ricamato sul blazer un’icona mondiale.
Le necessità dettate da una vita sempre più stressante e frenetica hanno indotto i consumatori a orientarsi verso un abbigliamento in cui il comfort non escluda lo stile, e in cui sono materiali e tessuti a determinare le forme degli abiti e non il contrario. E, negli ultimi vent’anni, scarpe e tute da ginnastica create per competizioni ad alto livello hanno sconfinato nel reame del guardaroba moderno, divenendone un elemento essenziale.
Non solo comodo e funzionale, l’abbigliamento sportivo è diventato anche un simbolo di status sociale, che occasionalmente può sfociare in comportamenti ossessivi. Ecco allora in mostra la collezione di centinaia di scarpe da ginnastica accumulata da Kish Patel, ma anche numerosi “oggetti del desiderio”, come la tavola da surf firmata Chanel o prodotti straordinari come i modelli Nike in edizione limitatissima, disponibili in pelle di coccodrillo o di serpente.
Ma l’area in cui moda e sport sembrano essere più a proprio agio è la fotografia. Mai come nelle campagne pubblicitarie di abbigliamento sportivo il corpo, soprattutto quello maschile, è presentato come puro oggetto del desiderio. Ecco allora David James e David Beckam trasformarsi in sex-symbol per
Giorgio Armani, mentre i campioni del mondo Cannavaro & Co. posano per la campagna di intimo di
Dolce & Gabbana nel 2006.
Come mostrano le coloratissime tenute dei divi dello sport, il flirt con la moda ha cambiato per sempre il mondo dell’abbigliamento sportivo: l’eleganza non è più destinata a rimanere negli armadietti della palestra.