Come nasce la nostra idea di ricerca scientifica, che legame ha con il ruolo della collezione, con la nascita del museo? Domande tutt´altro che semplici, che Theatrum naturae et artis – Wunderkammern des Wissens (Il teatro della natura e dell´arte – La camera delle meraviglie del sapere), un´insolita mostra al Martin Gropius Bau di Berlino, ha il merito di sollevare. Si tratta di un´esposizione che offre ai visitatori una piccola ma rappresentativa fetta delle collezioni della Humboldt Universität, numerose raccolte che custodiscono oltre 3 milioni di oggetti, di cui solo una minima parte è accessibile al pubblico.
Il visitatore abituato a cercare nel museo „il pezzo“, „il capolavoro“, uscirà dalla mostra „Theatrum naturae et artis“ frastornato e probabilmente deluso; fossili, copie smaccatamente false di affreschi, statue e oggetti archeologici, animali impagliati, registrazioni fonografiche, feti mostruosi, modelli di navi, erbarii e altro ancora si avvicendano senza ordine evidente nelle salette del Martin Gropius Bau, con un effetto, per chi non abbia ben chiaro in mente il valore storico delle collezioni, quanto meno disorientante. In realtà gli oggetti rappresentano una scelta selezionata proprio di quelle collezioni che, soprattutto a partire dal diciottesimo secolo, hanno cominciato a rappresentare un insostituibile strumento per la ricerca scientifico-filosofica e anche un validissimo educativo e didattico.
Si tratta dei numerosi (e alle volte intricati) rami derivati dall´idea originaria di Leibniz, appunto il „Theatrum naturae et artis“ che dà il titolo alla mostra: creare un „teatro“ artificiale che simboleggi quel miracoloso teatro che è il cosmo, una enciclopedia tutt´altro che virtuale di oggetti della natura che rispecchino in piccolo, alla portata degli occhi dell´uomo, le meraviglie del mondo. E fu proprio Leibniz, con la sua „Wunderkammer“, la camera della meraviglie, a dare il via nel 1700 alla collezione dell´Accademia delle scienze, da cui poi si dipartono e si moltiplicano le diverse collezioni della Humboldt-Universität rappresentate nella mostra attuale.
Superata l´imponente schiera di busti marmorei degli „illustri professori“, scienziati e letterati di Berlino che ci accolgono rigidamente nell´ingresso del Martin Gropius Bau, troviamo cosí eposti oggetti dal Gabinetto della storia della cultura, dove sono affastellati la collezione di libri dei fratelli Grimm e la copia in gesso del Laocoonte, testimonianze degli scavi archeologici dalla raccolta dell´Istituto per l´archeologia del Sudan e per l´Egittologia o dalla raccolta dell´Istituto Winckelmann, denti di balena dell´Istuto e Museo oceanografico, un curiosissimo tentativo di schedatura e raccolta enciclopedica di voci, dialetti e canzoni dall´Archivio sonoro berlinese, in cui spiccano registrazioni di canzoni e voci dei prigionieri di guerra durante la prima guerra mondiale e discorsi di personaggi famosi come il poeta Tagore e molti altri, nonché lo scheletro del famoso cavallo Condè, destriero di Federico II, e altre particolarità dalla Kunstkammer del Brandeburgo.
Ma a fare la parte del padrone nella mostra sono le sezioni dedicate alla biologia e alla medicina, dove piú chiaro che altrove è il valore scientifico ed educativo delle raccolte; gli esemplari del professor Rudolf Virchow, tra cui feti e scheletri di uomini „mostruosi“, a dimostrare come anche dallo studio della deformità si possa raggiungere la comprensione della regola della natura; la strumentazione per le ricerche fisiologiche dall´Istituto Johannes Müller della clinica universitaria Charité, i modellini anatomici in cera e legno o i preparati anatomici per lo studio e l´indagine del corpo umano. Una sezione per stomaci forti, dove alcuni oggetti sono anche prudentemente occultati dalla vista dei bambini tramite un velo, che provvede ancora a „stupire“ in una mostra dove all´“evento“ viene preferita l´esposizione storica.
Nicoletta Grillo
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BESTE AUSTELLUNG 2001
...si capisse una parola!