E’ questa la prova alla quale si sottopone la Cina da ormai più di trent’anni, da quando la rivoluzione ha iniziato a manifestarsi come un moto progressivo cosciente di se, maturato nella consapevolezza della propria transitorietà in un flusso inarrendevole di aggiornamento e ricostruzione.
Questa ricerca ossessiva ha però contribuito a deformare le coordinate della realtà sociale, rivelandosi ai testimoni più sensibili della riscossa culturale sotto forma di un caos instabile e fluttuante: molti artisti indipendenti quali Lu Peng, che vive e lavora a Pechino dal 1967, percepiscono infatti tale metamorfosi come un’iniezione snaturante di estraneamento e vacuità che fluisce in un amalgama composito di esperienze, ricordi, visioni e onirismi.
Il rosso, per tradizione associato a potere, fervore, giubilo e buona sorte, diventa il fondale di un’esplorazione intima e totale nello spazio e nel tempo, dove i simboli del consumismo e i retaggi della tradizione si mischiano sulla tela; acrilici e inchiostro dipingono
Il disfacimento psicologico e fisico delle nuove generazioni scorre in un flusso senza direzione, scompone gli ordini del passato nell’incapacità di sostituirli con altrettanto saldi punti di riferimento, valicando muri al di la dei quali non trova altro che un’infinito di possibilità e incertezze.
L’ultima serie di tele (Realm of Red-2001/2002), in mostra presso la Red Gate Gallery, riprende il tema precedentemente affrontato in Capital Nights (serie del 2001), dove la Pechino dei giorni attuali si scopre volgarizzata nelle abitudini promiscue e cosmopolite di una qualsiasi capitale moderna, e dove tutto il suo fascino e la sua peculiarità si perdono inesorabilmente.
Lo spazio espositivo, al primo piano della Dongbianmen Jiaolou, è un’antica torre d’avvistamento fresca e seminata di statiche colonne rosse, che in un silenziosa e compassata eco di complicità ricrea il macrocosmo di paradossi che a sua volta la contiene, intimando all’osservatore una riflessione sulla precarietà dei moderni simboli di liberalismo economico e sociale che deturpano selvaggiamente l’ambiente fisico urbano e corrodono l’architettura morale di questo tempo.
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è proprio così la Cina di oggi? o esiste ancora una traccia della tradizione? mi auguro di sì....ma se è vero che l'arte riflette in qualche modo la realtà, credo che la Rivoluzione abbia avuto un effetto disastroso non solo sulla pelle delle città, ma anche nel più profondo degli animi della gente. Ovviamente la mia non vuole essere un'affermazione retorica...