01 luglio 2004

fino al 5.IX.2004 Botto e Bruno – A Hole into the Water Nice, Mamac

 
Il compito dell’arte è “costruire nuovi mondi possibili o immaginare utopie”. Così Botto & Bruno nel 2001, la coppia più celebre del panorama artistico italiano contemporaneo. Per insegnare che l’arte deve impegnare più che essere impegnata velleitariamente...

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Sono passati 12 anni da quando Gianfranco Botto (Torino, 1963) e Roberta Bruno (Torino, 1966) frequentavano l’Accademia di Torino. Seguivano i corsi di Giulio Paolini e cominciavano a lavorare in coppia. Guidati da un’idea politicamente impegnata, sono riusciti nell’impresa di non sfociare nel didascalico. Gli unici piemontesi di questa generazione che affascinano il pubblico straniero. Basta guardare alle ultime personali che sono state loro dedicate: da Colonia a Lione, da Ginevra a Madrid. A Nizza, 18 opere di grande formato -compreso un video- si inseriscono in un progetto collettivo che coinvolge l’intero tessuto urbano, Les murs, un autre regard.
Per comprendere l’agire dei torinesi, vale la pensa soffermarsi sulle dichiarazioni rilasciate nel 2001 nel corso di “Prototipi.01”, organizzato dalla Fondazione Olivetti. La coppia ha ricordato che chi si occupa di arte è informato su ciò che avviene in ambiti adiacenti (cinema, musica ecc.), mentre non avviene il processo inverso.
Botto e Bruno - Collage Town - 2004 - veduta parziale
Paradossalmente, se da un lato questa situazione permette di godere d’un punto di osservazione privilegiato, dall’altro si crea un “effetto vetrina” che isola l’arte. Il compito è dunque quello di irrompere all’esterno per comunicare quanto si vede da quel luogo. È per questa ragione che i due lavorano non solo nei luoghi istituzionali dell’arte, ma per esempio anche sulla circumvesuviana (Vento sotterraneo, 2003).
Botto & Bruno citano esplicitamente i titoli di brani dei Sonic Youth e degli Smiths, il cinema di Kassovitz e Jarmush. Il tutto calato nella loro cifra stilistica, la periferia urbana, vista con occhi che la allontanano dalle descrizioni securitarie. In questo senso, il loro lavoro si può comparare a un sentire che rammenta la serie fotografica di Paola Di Bello dedicata a Mirafiori. Una periferia che, come osserva Francblin, riflette le campagne ottocentesche, con la specularità dei contadini che abbandonavano le terre e dei giovani che ora ne vengono risospinti.
Botto e Bruno - An ordinary day - 2004 - still from the video - foto B_Felice
In questo senso, il paragone fra il lavoro di Botto & Bruno e quello di Jean-François Millet può risultare interessante. Nel lavoro dei torinesi, le aree industriali dismesse sono avvicinate con un sentimento malinconico ma non rassegnato. I personaggi, sempre s-figurati, sono avvolti da un alone di autismo relazionale che si staglia sotto un cielo post-atomico e un ambiente surreale ma non irreale. Ciò è rafforzato dalla tecnica della coppia, che assembla artigianalmente fotografie dando vita a scenari riprodotti in scala 1:1, incollati alle pareti delle sale espositive, ma anche sul soffitto e sul pavimento, immergendo lo spettatore in un’installazione praticabile (Ho trattenuto il respiro, 2002). Così è avvenuto nella sala a loro dedicata durante la Biennale del 2001, House where nobody lives, oppure nella Stanza della musica (2002) alla Fondazione Teseco per l’Arte di Pisa. Un procedimento analogo è adottato a Nizza, ma in questo caso il collage è talvolta creato direttamente sulle pareti della galleria (Collage town, 2004) e non su un supporto in pvc (Just for one day, 2004), mentre la serie Small town è realizzata in grafite su carta.
Da segnalare in particolare il video An ordinary day (2004), il settimo. Un breve lavoro che trasmette compiutamente la poetica di Botto & Bruno, miscelando la tematica metropolitana con la condizione dei giovani e quella di ciò che un tempo si chiamava classe operaia. Sottolineando non il solito scollamento generazionale di tanto pseudo-cinema odierno, ma la compenetrazione di problematiche che vanno affrontate con gli strumenti della politica e non con quelli del sensazionalismo.


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Botto & Bruno a Belluno e Cortina (2002)
”Prototipi.03”, una nottata
a.titolo per Mirafiori

Bibliografia
S. Chiodi – B. Pietromarchi (a cura di), “Prototipi”, luca sossella editore, Roma 2004

marco enrico giacomelli
mostra visitata il 16 maggio 2004


Botto e Bruno – A Hole into the Water
A cura di Gilbert Perlein, in collaborazione con Julia Lamboley
Galerie contemporaine du Mamac – Musée d’Art Moderne et d’Art Contemporain
Promenade des Arts – 06300 Nice (France)
Orario: dal martedì alla domenica dalle 10 alle 18
Ingresso gratuito
Informazioni: tel. +33 (0)4 93626162; fax +33 (0)4 93130901; mamac@ville-nice.org ; www.mamac-nice.org
Catalogo Mamac con testi di Gilbert Perlein e Catherine Francblin, € 18


[exibart]


6 Commenti

  1. Hanno fatto la scoperta dell’uovo di Colombo, Botto & Bruno…”chi si interessa di arte, si interessa anche di cinema, musica, teatro, letteratura,ecc.ecc. e non viceversa”. E’ stato sempre così. Salvo casi eccezionali, come Bunuel, che con il suo cinema fece pienamente parte del movimento surrealista.Bisogna anche dire però, che una volta, fino a non molto tempo fa (diciamo fine anni 70), esistevano interscambi, amicizie e conoscenze fra i vari operatori, artisti e intellettuali(fra poeti, pittori, musicisti, registi, scrittori,teorici dell’arte, ecc.). L’Arte contemporanea, dal 1980 a oggi, si è sempre più splendidamente isolata nel suo ghetto chiuso e “misterioso”, da stile piduista, e poi ci si lamenta che il pubblico non la segue. Quanta ipocrisia! Perché Botto & Bruno non scendono in strada e si confrontono con una realtà degradata ai margini, con la gente sempre più astratta e lontana, per insegnare che la loro arte deve impegnare, più che essere impegnata velleitarmente. La loro arte, se arte è. Da artisti indipendenti però…senza la loro lobby che li protegge e li finanzia…

  2. …senza la loro lobby che li protegge e li finanzia…

    Chi sa perché le grandi aziende finanziano l’arte, sa anche a cosa serve l’arte oggi.

  3. Botto & Bruno non sono la coppia più celebre del panorama artistico italiano contemporaneo, ce ne sono almeno altre 4 celebri: Cuoghi/Corsello, Vedovamazzei, Bianco/Valente, Mocellin/Pellegrini. Ho dimenticato qualcuno?
    saluti

  4. Non è vero che chi fa cinema non si interessa di arte. Fellini, Pasolini, Wenders, Loosey, Greenaway (e la serie può continuare a lungo)hanno costruito film spesso guardando soprattutto all’arte, sia contemporanea che del passato.

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