Misticismo e sessualità sono due vere e proprie sorgenti di energia per questo artista che indaga con stili e soggetti differenti l’esperienza umana. Nel catalogo che accompagna la mostra, Michèle C. Cone scrive che, come l’ultima Biennale di Venezia ha dimostrato, l’attuale momento storico è particolarmente favorevole al pensiero allegorico e il genere pittorico di
Patrick Hall (Co Tipperary, 1935) è appunto allegorico, essendo le sue opere un’allegoria della perdizione. Allievo a Londra di
Cecil Collins, l’artista irlandese si trasferisce in Spagna nel 1966 per tornare a Dublino nel 1974.
Proprio per comprendere il cosiddetto ritorno alla pittura in Irlanda degli anni ‘70 e ‘80 il suo lavoro è considerato fondamentale dalla critica. Essendo maggiormente conosciuto come pittore, alcuni fra i suoi più recenti lavori su tela sono esposti nella prima sala. Fra questi colpisce, non solo per le dimensioni,
In the Vicinity of the Yellow Mountain (2007) che, come gli acquerelli
Approching the Yellow Mountain e
Yellow Mountain-entrambi ancora del 2007-, è stato ispirato dal sogno di un viaggio verso una misteriosa montagna.
La maggior parte dei disegni ha invece la dimensione di una cartolina postale e un soggetto astratto.
Considerati nel loro insieme, pietre, nuvole, uccelli, fiori, teschi, fiamme e angeli richiamano una pratica spirituale, che però non è riferibile a una sola delle religioni organizzate. La rappresentazione in opere dalla dimensione così ridotta di realtà macrocosmiche richiama, secondo vari critici, l’influenza del Buddismo Zen; mentre soggetti e titoli di diverse opere derivano dal Vecchio Testamento, come nel caso di
Exodus I (2004). Figure di Budda e simboli tantrici affiancano opere che sono omaggi ad altri artisti, tra i quali
Caspar David Friedrich (
Stone Held in a Sheet by Angels, 2004, e
Jacob’s Ladder, 2001, con figure minuscole che si oppongono a paesaggi maestosi) e a
Piet Mondrian (
Red Cloud – After Mondrian, 2007), con cui l’artista condivide l’interesse per la teosofia.
I colori generalmente scuri sono ravvivati da esplosioni di luci, come accade in
Rainbow (2005). Nei lavori più recenti, il verde è preminente (
Green Stone, 2007), mentre in lavori come
Children in the Forest (2007) i colori stesi in bande ripetute sembrano divenuti meno turbolenti.
Conclude questo percorso di ricerca davvero personale un piccolo gruppo di lavori che Enrique Juncosa, direttore del Museo, ha definito “
espressionisti”, e un gruppo di disegni di nudi con cui l’artista ha voluto esprimere la tristezza del corpo umano maschile. Il contrasto fra materiale e immateriale che suggeriscono riflette quello della serie
Stones, dove la forma rotonda delle nuvole-pietre può essere letta come pesante o leggera, piccola o grande, in ascesa o mentre precipita.