15 giugno 2012

fino al 6.VIII.2012 Anri Sala Parigi, Centre Pompidou

 
Musiche e suoni come risposte ad un luogo. Filmando l'influenza acustica dell'architettura nella narrazione e accompagnando lo spettatore in diverse parti del mondo -

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«Immagini e suoni agiscono in sinergia come qualcosa in divenire, qui la sfida è unire in un solo tempo, movimento e spazio per farli risuonare l’uno con l’altro a partire dallo spettatore», ecco cosa ha dichiarato Anri Sala (Tirana, 1974, lavora e vive tra Parigi e Berlino), sull’opera progettata per la Galleria sud del Centre Pompidou. 
Una installazione composta da due fotografie e che raggruppa quattro film, della durata complessiva di un’ora, tagliati in dodici sequenze, che si alternano disordinatamente su cinque grandi schermi che si aprono a ventaglio nell’unica sala espositiva. I film, accompagnati da brani musicali come ad esempio Should I Stay Should I Go dei Clash, portano lo spettatore in diverse parti del mondo: da Sarajevo, evocata da 1395 giorni senza Red nel suo periodo d’assedio dal 1992 al 1995, al Duomo geodetico di Buckminster Fuller a Berlino, nell’opera Answer Me, a una sala da ballo deserta di Bordeaux, nell’opera The Clash, e infine al famoso sito azteco di Tlatelolco a Città del Messico, in Clash Tlatelolco. 
Anri Sala - Tlatelolco Clash - 2011 - © Anri Sala, 2011. Courtesy: Kurimanzutto Mexico, Marian Goodman Gallery New York, Hauser & Wirth Zurich-Londres, Galerie Chantal Crousel Paris

L’artista albanese lavora su musiche e suoni come risposte ad un luogo, nel senso che filma l’influenza acustica dell’architettura di un luogo nella narrazione. Così è stato per il mitico sito azteco di Tlatelolco dove ha avuto luogo l’ultima battaglia tra gli Aztechi e conquistatori, ma anche le rivolte studentesche del ’68 represse sanguinosamente: luoghi di rottura storica che diventano in Sala siti di rottura musicale. In Extended Play gli attori non parlano ma si rivelano attraverso la musica, come musicisti, oppure come la donna che attraversa una Sarajevo semi deserta e che diviene lo strumento stesso. Le scene che, frammentate, costringono lo spettatore a spostarsi da uno schermo all’altro, sono accompagnate da Doldrums: opera composta da dieci rullanti Brady, equipaggiati di treppiedi e stecche azionate da un dispositivo elettronico, che prendono vita in maniera intermittente. È presente una vera chicca, una scultura quasi impercettibile, intitolata No Window No Cry, composta da una bolla fusa in una vetrata che contiene una piccola scatola musicale che riproduce una versione semplificata del singolo Should I Stay or Should I Go. 

livia de leoni
mostra visitata il 4 maggio 2012
dal 3 maggio al 6 agosto 2012 
Anri Sala
Centre Pompidou 
19 Rue Beaubourg  75004 Paris, Francia
Orario: aperto tutti i giorni, tranne il martedì, dalle 11 alle 21 
Info: tel. (0)144781233 – www.centrepompidou.fr 

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