Cow [Pink on yellow] (1966), vale a dire la mitica testa rosa di mucca su fondo giallo ripetuta all’infinito, ricopre interamente l’ingresso del Museo d’Arte Moderna di Parigi e annuncia così “Warhol Unlimited”, una mostra sulla dimensione seriale dell’opera di Andy Warhol (1928, Pittsburgh -1987, New York). Con oltre 200 opere, si mette in luce la serialità, che rappresenta un aspetto fondamentale del lavoro dell’artista, oltre alla sua capacità di ripensare i principi di mise en place di un’esposizione. E così quando si pensa di aver visto tutto di Andy Warhol ci si sbaglia, infatti l’esposizione ci propone per la prima volta in Europa le 102 tele di Shadows (1978-1979, Dia Art Foundation). Non più grandi di 193 su 132 cm, distribuite una accanto all’altra su una lunghezza di oltre 130 metri, senza inizio né fine, queste tele riproducono motivi astratti in 17 colori diversi.
L’altra novità sta nel fatto di vedere l’opera al completo, che è cosa rara date le sue dimensioni, difatti anche quando furono presentate per la prima volta nel gennaio 1979 presso la galleria newyorchese Heiner Friedrich Gallery, ve ne erano sessantasette poste nello spazio espositivo principale, e altre sedici nel retro in una sala più piccola.
Non si conosce con precisione la fonte d’ispirazione di quest’opera, Warhol parlò a suo tempo di una foto di un’ombra scattata nel suo studio, The Factory di NY, mentre il suo assistente e artista Ronnie Cutrone, raccontò che Warhol gli chiese di scattare delle foto di ombre generate da modellini creati appositamente per produrre forme astratte. (n.d.r.). Insomma, Shadows presenta due ombre diverse serigrafate su tela, di cui una nera, e solo due in argento, queste nominate “the peak” appaiono su uno sfondo colorato, mentre l’altra “the cap”, si ripete come un motivo musicale attraverso diversi valori cromatici vivacissimi sempre su sfondo nero.
L’artista ripensa e destabilizza la percezione dell’opera d’arte, difatti trasforma lo spazio saturandolo e allungando oltremodo il tempo di fruizione dell’opera, la creazione si dispiega così in uno spazio espositivo che non corrisponde più ad un banale contenitore d’arte. Sulla stessa scia anche le famose Brillo Boxes (1964), che quando furono presentate per la prima volta assieme ad altre mitiche scatole di “tipo commerciale” come Kellogg’s Corn Flakes e Campbell’s Tomato Juice, queste riempivano completamente la galleria d’arte trasformata in una sorta di deposito merci. Vedi anche, qui presente, il film in bianco e nero Empire (1964), otto ore e cinque minuti di puro cinema sperimentale in cui la camera non si sposta dal soggetto, l’Empire State Building appunto, lungo tutta la ripresa che va dal tramonto a notte fonda. L’esposizione presenta tra le serie: Screen Tests (film diversi, 1964-1966), Electric Chair (1964- 1971), Jackie (1964), Flower (1964-1965), Mao (1972-1973) e Self-portrait (1966-1967, 1981), tra le opere anche Silver Clouds (1966) e Velvet Underground (l’Exploding Plastic Inevitable, 1966). La mostra è stata curata da Sébastien Gokalp e Hervé Vanel, inoltre l’intera opera Shadows dopo il MAM di Parigi sarà presentata al Guggenheim di Bilbao.
Livia De Leoni
mostra visitata il 12 ottobre
Dal 2 ottobre 2015 al 7 febbraio 2016
Warhol Unlimited
Musée d’Art moderne de la Ville de Paris
11 avenue du Président Wilson – 75116 Parigi
Orari: dal martedì alla domenica dalle 10 alle 18, il giovedì fino alle 22