-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
fino al 7.IV.2011 Modern British Sculpture London, Royal Academy
around
Un secolo, circa, di scultura. Con arditi slittamenti spazio-temporali alla ricerca di topoi vecchi e nuovi. Fra presenze attese e disattese, Londra si consacra a eterna protettrice dell’arte scultorea...
anni dopo la prima grande retrospettiva sulla scultura inglese del XX secolo,
curata da Nicholas Serota alla Whitechapel Gallery, un altro quadro della
situazione è stato appena tracciato. Modern
British Sculpture è infatti una celebrazione in grande stile dell’audacia
formale e linguistica che ha saputo far grande la scultura britannica.
Come in ogni
encomio che si rispetti, è imperativo ricordare il ruolo svolto dalle grandi
istituzioni. Dalle collezioni del British Museum e dagli esempi di arti
decorative esibiti al Victoria and Albert Museum, inesauribile fonte d’ispirazione
dei maestri moderni, si passa ai lavori dei rinomabili presidenti dell’Accademia,
baluardo nella educazione e promozione dei giovani artisti. E il Genghis Khan realizzato da Philip King nel 1963 simboleggia il
trionfo monumentale della scultura antica.
Suggestioni
ricevute ed esercitate. I rapporti fra arte inglese e americana la fanno da
protagonisti nella seconda parte della mostra. La Land Art di Richard Long si siede al tavolo con il Minimalismo
dello statunitense Carl Andre. Più
avanti, l’irriverenza di Jeff Koons si
fa antesignana della decadenza rivoltante di Let’s Eat Outdoors Today, il famoso barbecue abbandonato di Damien Hirst. Le tappe storiche sono
segnate: il passaggio dal figurativo all’astratto, l’adozione di materiali
prefabbricati, il coinvolgimento dello spettatore nell’opera. An Exhibit di Victor Pasmore e Richard
Hamilton sembra esserne la somma.
Un andamento
cronologico, pur rintracciabile nel percorso studiatamente tematico, conduce
all’ultima sala, dove la diversità delle opere rivela l’impossibilità di
catalogare la scultura dei nostri giorni. La precarietà della vita e la
conseguente ricerca di ordine sono i motivi comuni nelle rigorose ricerche
spaziali di Liam Gillick come negli
oggetti di uso comune incorporati nei lavori Bill Woodrow.
La curatrice
Penelope Curtis ha scelto con coscienza. Il Contemporary British Sculpture
Archive, una sorta di rassegna stampa in progress con cui si chiude l’esposizione,
più che un confronto tra sfera pubblica e privata è una coraggiosa risposta
agli attacchi lanciati da molta critica. Di fatto, è indubbio che Henry Moore e Barbara Hepworth siano pietre miliari della scultura mondiale.
Eppure l’assenza di grandi nomi come Anish
Kapoor o Rachel Whiteread lascia
un senso di vuoto in una mostra dal titolo tanto ambizioso.
Una mostra che non
vuol essere una convenzionale storia della scultura e che ha certamente il
merito di alzare il livello di discussione sull’arte. Ma sembra che, proprio
nel varcare i confini della tradizione, finisca per ritrovare i propri.
La
scultura italiana del XXI secolo
stella kasian
mostra visitata
il 23 gennaio 2011
dal 22 gennaio al 7 aprile 2011
Modern British Sculpture
a cura di
Penelope Curtis
Royal Academy of Arts – Burlington House
Piccadilly – W1J 0BD London
Orario: da sabato a giovedì ore 10-18 (ultimo ingresso ore 17.30); venerdì ore
10-22 (ultimo ingresso ore 21.30)
Ingresso: intero £ 7; ridotto £ 6
Catalogo disponibile
Info: tel. +44 02073008000; www.royalacademy.org.uk
[exibart]