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16
luglio 2008
fino al 7.IX.2008 Vilhelm Hammershøi London, Royal Academy
around
Il mistero di una porta aperta. Un rettangolo di luce fredda su un muro immacolato. Una figura di spalle. L’elegante malinconia di un interno, in cui la vita è evocata dal silenzio...
Timido e riservato; una vita quieta, senza scosse, lontano dallo spirito inquieto e sperimentale delle avanguardie che attraversava l’Europa alla vigilia della Prima guerra mondiale. Eppure, nonostante la natura controversa dei suoi dipinti, la stella di Vilhelm Hammershøi (Copenhagen, 1864-1916) brilla intensa nel firmamento artistico internazionale già all’inizio del Novecento. Per poi scomparire nel nulla dopo la sua morte, dimenticato per oltre mezzo secolo.
Alla Royal Academy of Arts di Londra, Vilhelm Hammershøi: The Poetry of Silence è la prima grande retropettiva che la Gran Bretagna dedica al pittore danese: settantuno dipinti cronologicamente disposti lungo cinque percorsi tematici esplorano i vari aspetti della produzione pittorica di Hammershøi, offrendo un’attesa risposta a un vuoto durato troppo a lungo.
Hammershøi vive una vita ritirata a Copenhagen. La maggioranza dei suoi dipinti ritraggono interni della sua abitazione in Strandgade 30, il palazzo secentesco dove lui e la moglie Ida vivono per undici anni, dal 1898 al 1909. Le sue sono immagini essenziali, esaltate da una tavolozza quasi monocromatica e abitate da pochi elementi, disposti con l’attenzione ossessiva che ricorda l’infinita varietà delle nature morte di Giorgio Morandi.
Porte che si aprono su stanze vuote, illuminate dalla fredda luce del Nord e da cui la figura umana è assente o vista di spalle. In Interno con donna al piano, Strandgade 30 (1901), Ida siede al pianoforte. In primo piano, un tavolo apparecchiato su cui sono posati due piatti, a suggerire la presenza-assenza dell’artista stesso. Con la schiena rivolta all’osservatore, la solitaria figura femminile dai capelli raccolti riempie lo spazio della sua silenziosa, intima esistenza. Se gli interni sapientemente costruiti di Hammershøi rimandano a Vermeer, i suoi soffici e rarefatti toni pastello riflettono il classicismo di Puivs de Chavanne, che il danese ammirò durante i soggiorni a Parigi del 1889 e del 1891-92.
Tuttavia, i più significativi dei suoi interni dipinti sono quelli da cui sia i mobili che la figura umana sono completamente assenti. In Interno della casa dell’artista (1900), l’unica decorazione è data dalla porta barocca e dal rivestimento in legno della stanza. Il sole freddo del Nord entra dalla finestra, riversandosi liberamente sul pavimento. È una composizione essenziale, che sfiora l’astrattismo, resa perfetta dalla sapiente gradazione di toni grigi. Le porte diventano per Hammershøi il simbolo dello spirito di un luogo. Porte chiuse; porte che si aprono su prospettive di stanze vuote riempite dalla quieta, piccola vita di chi le abita.
Nonostante visiti l’Italia, l’Olanda la Germania, Londra rimane per Hammershøi la più significativa delle sue destinazioni all’estero. Il tempo grigio e nebbioso della capitale si adatta perfettamente al suo stile, dando vita a scene come Strada di Londra: Montague Street con il British Museum (1906), dipinto nell’inverno 1905–06. Tetti innevati; strade bianche affiancate da alberi spogli; cieli nuvolosi che dominano scene imbevute d’ipnotica malinconia. Anche quando si dedica al paesaggio, Hammershøi evita i soggetti banali come i panorami estivi, prediligendo scene isolate e remote come gli alberi di Vicino Fortunen (1901), la cui selvaggia, solitaria atmosfera non lascia spazio al sentimento romantico della natura.
Un’arte sospesa nel silenzio, quella di Hammershøi. Ma un silenzio che pulsa di vita e nella cui luminosa quiete è bello perdersi.
Alla Royal Academy of Arts di Londra, Vilhelm Hammershøi: The Poetry of Silence è la prima grande retropettiva che la Gran Bretagna dedica al pittore danese: settantuno dipinti cronologicamente disposti lungo cinque percorsi tematici esplorano i vari aspetti della produzione pittorica di Hammershøi, offrendo un’attesa risposta a un vuoto durato troppo a lungo.
Hammershøi vive una vita ritirata a Copenhagen. La maggioranza dei suoi dipinti ritraggono interni della sua abitazione in Strandgade 30, il palazzo secentesco dove lui e la moglie Ida vivono per undici anni, dal 1898 al 1909. Le sue sono immagini essenziali, esaltate da una tavolozza quasi monocromatica e abitate da pochi elementi, disposti con l’attenzione ossessiva che ricorda l’infinita varietà delle nature morte di Giorgio Morandi.
Porte che si aprono su stanze vuote, illuminate dalla fredda luce del Nord e da cui la figura umana è assente o vista di spalle. In Interno con donna al piano, Strandgade 30 (1901), Ida siede al pianoforte. In primo piano, un tavolo apparecchiato su cui sono posati due piatti, a suggerire la presenza-assenza dell’artista stesso. Con la schiena rivolta all’osservatore, la solitaria figura femminile dai capelli raccolti riempie lo spazio della sua silenziosa, intima esistenza. Se gli interni sapientemente costruiti di Hammershøi rimandano a Vermeer, i suoi soffici e rarefatti toni pastello riflettono il classicismo di Puivs de Chavanne, che il danese ammirò durante i soggiorni a Parigi del 1889 e del 1891-92.
Tuttavia, i più significativi dei suoi interni dipinti sono quelli da cui sia i mobili che la figura umana sono completamente assenti. In Interno della casa dell’artista (1900), l’unica decorazione è data dalla porta barocca e dal rivestimento in legno della stanza. Il sole freddo del Nord entra dalla finestra, riversandosi liberamente sul pavimento. È una composizione essenziale, che sfiora l’astrattismo, resa perfetta dalla sapiente gradazione di toni grigi. Le porte diventano per Hammershøi il simbolo dello spirito di un luogo. Porte chiuse; porte che si aprono su prospettive di stanze vuote riempite dalla quieta, piccola vita di chi le abita.
Nonostante visiti l’Italia, l’Olanda la Germania, Londra rimane per Hammershøi la più significativa delle sue destinazioni all’estero. Il tempo grigio e nebbioso della capitale si adatta perfettamente al suo stile, dando vita a scene come Strada di Londra: Montague Street con il British Museum (1906), dipinto nell’inverno 1905–06. Tetti innevati; strade bianche affiancate da alberi spogli; cieli nuvolosi che dominano scene imbevute d’ipnotica malinconia. Anche quando si dedica al paesaggio, Hammershøi evita i soggetti banali come i panorami estivi, prediligendo scene isolate e remote come gli alberi di Vicino Fortunen (1901), la cui selvaggia, solitaria atmosfera non lascia spazio al sentimento romantico della natura.
Un’arte sospesa nel silenzio, quella di Hammershøi. Ma un silenzio che pulsa di vita e nella cui luminosa quiete è bello perdersi.
paola cacciari
mostra visitata il 30 giugno 2008
dal 28 giugno al 7 settembre 2008
Vilhelm Hammershøi – The Poetry of Silence
a cura di Felix Krämer, Naoki Sato, Maryanne Stevens e Anne-Birgitte Fonsmark
Royal Academy of Arts – Burlington House
Piccadilly – W1J 0BD London
Orario: da sabato a giovedì ore 10-18 (ultimo ingresso ore 17.30); venerdì ore 10-22 (ultimo ingresso ore 21.30)
Ingresso: intero £ 8; ridotto £ 7/6
Catalogo £ 19,95
Info: tel. +44 02073008000; www.royalacademy.org.uk
[exibart]