Una famosa critica americana ha dichiarato di recente che la scena artistica parigina è morta negli anni Trenta. Ma vista l’enorme affluenza di persone all’ultimo vernissage al Palais de Tokyo di Parigi, si direbbe che l’ambiente artistico non è poi così inanimato. Dal 2002 il Palais de Tokyo si presenta come il sito principale d’arte contemporanea nella capitale e ha da poco aperto le sue porte al pubblico per l’attesa mostra collettiva intitolata Notre Histoire… une scène artistique française émergente.
All’inaugurazione si respirava un’atmosfera di festa, intrisa di entusiasmo e curiosità. Lunghe file di persone spingevano per entrare alla mostra, la maggioranza erano giovani hipsters, coloro che seguono tutti gli ultimi trend, della moda come dell’arte. Dentro, si sorseggiavano lattine di birra Asahi guardando e interagendo con le opere dei ventinove artisti scelti dai co-direttori del Palais: Nicolas Bourriaud e Jérôme Sans.
La struttura dello spazio espositivo stimola la produzione di lavori di grandi dimensioni, ed artisti come Adel Abdessemed, Michael Lin, Arnaud Labelle-Rojoux e Loris Gréaud ne traggono vantaggio, occupando in modo completo spazi bi e tridimensionali. Le opere in mostra esaltano l’eclettismo: installazioni, video, murali, quadri e sculture riempiono le gallerie. Gli artisti scelti risiedono tutti in Francia, ma non sono necessariamente d’origine francese. Infatti, una delle pièces de résistance è l’installazione Luxe Populaire del cinese Wang Du, il quale ha creato un terreno d’informazione, riempiendo uno spazio con quotidiani internazionali, invitando così i visitatori a camminare in mezzo alla realtà di oggi.
Notre Histoire è un evento importante per la scena artistica francese, soprattutto perché pretende di definirla. Bourriaud e Sans sembrano voler bissare il fenomeno di mostre come Sensation a Londra, che ha definito e reso nota a livello internazionale la generazione dei Young British Artists alla fine degli anni Novanta.
Purtroppo, a Notre Histoire manca la stessa coerenza organica. Ad esempio pur avendo lo scopo esplicito di mettere in mostra la scène artistique française émergente è impossibile individuare elementi esclusivamente francesi. Gli artisti francesi e non, rispondono personalmente a problematiche globali, nel linguaggio universale d’arte contemporanea. Mainstream e niente di più.
Nei testi in catalogo i due curatori hanno individuato tre tematiche un po’ vaghe che avrebbero dovuto funzionare da filo conduttore: la cultura popolare, la fantascienza e le reazioni alla realtà vissuta di oggi. Ma le tematiche sembrano imposte dall’alto e non emergere spontaneamente dalla totalità della mostra. Le opere sono perlopiù disconnesse le une dalle altre.
Da febbraio il Palais de Tokyo passa sotto la nuova direzione di Marc-Olivier Wahler. Bourriaud e Sans hanno voluto con l’ultima mostra lasciare un’impronta forte. Dichiarando che Notre Histoire si rivolge verso il futuro in quanto crea oggi la memoria di domani, i due vorrebbero definire la storia futura, sia del Palais de Tokyo che dell’arte contemporanea francese.
clara patricia kauffman
mostra visitata il 20 gennaio 2006
La Galleria Nazionale d’Arte Moderna recupera il suo storico acronimo, aggiungendo una C per la contemporaneità: così la direttrice Mazzantini…
La galleria milanese Raffaella Cortese ospita due mostre dedicate a Yael Bartana e Simone Forti, entrambe protagoniste dell’ultima Biennale di…
35 scatti di 12 fotografi dell’Agenzia Magnum, da Martin Parr a Ferdinando Scianna, per raccontare una Puglia tanto mitica quanto…
Tre giorni di performance, laboratori e progetti d’arte contemporanea per i 200 anni del Museo Egizio di Torino, con una…
Nel corso della mia attività ho sentito spesso il bisogno di esprimermi in merito a quanto mi stava accadendo attorno.
C'è un nuovo spazio espositivo nel cuore della città, R+V cambia casa milanese e si trasferisce in via della Spiga.…
Visualizza commenti
ohi Gino...se gli avessi lasciato fare le foto ora ti ricorderesti meglio...rivoltati nella tomba e lascia fare i beduini!!!
A me sto scheletro gigante mi ricorda qualcosa...