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fino al 9.I.2007 Felix Gonzalez-Torres Berlino, Hamburger Bahnhof
around
Perdita, transitorietà, memoria. Sono i temi delle opere di Gonzalez-Torres. Da attivare usandole (o, com’è successo a Berlino, abusandone). Nel decimo anniversario della morte, un'intensa personale...
Rigorosa ed esteticamente e perfetta nella sua “casualità”, la personale di Felix Gonzalez-Torres (1957-1996) si allunga negli spazi dell’Hamburger Bahnhof in maniera quasi organica. Un sublime paradosso, questa organicità nella presentazione, per un artista che ha fatto della perfezione minimalista il suo unico strumento espressivo.
All’entrata, ad accogliere ed abbagliare il pubblico, c’è l’enorme Untitled. Placebo – Landscape – for Roni, del ‘93. È una distesa rettangolare di caramelle dalla carta dorata. L’esattezza della forma intimorisce. In pochi sono quelli che si chinano per toccarne la superficie. Nella sala adiacente pile di stampe offset giacciono in perfetto ordine, senza sbavature. C’è un cielo minaccioso, una linea turchese che attraversa una scalinata fatta di poster, fogli A4 con date sconnesse a piè di pagina. Qualcosa cambia nella spenta dinamica dell’inaugurazione quando l’impavido di turno comincia ad arrotolarne un paio con la palese intenzione di portarsele via. Ed è in quel momento che la mostra prende vita. La sua anima risulta essere proprio il pubblico, che si sposta veloce da un poster all’altro per accaparrarsi il migliore. C’è chi, nel dubbio, si porta via tutto. Vicino alle poche foto appese ai muri si legge che sono a tiratura illimitata (proprio come le stampe). Provengono tutte da prestigiose collezioni private, da note istituzioni. Gonzalez-Torres è riuscito ad implementare un concetto che va contro ogni legge di mercato, tanto più quello dell’arte: far ufficialmente accettare il valore di un bene che, per decisione dell’artista, è inesauribile ed accessibile a tutti.
L’ennesima perfetta forma fatta di centinaia di caramelle dialoga in sorprendente sintonia con la bellissima The void di Damien Hirst in una sala di passaggio, verso una scala. È la parsimonia estetica di entrambi i lavori che permette un incontro altrimenti concettualmente improbabile.
Una catena di lampadine dalla luce gialla (Untitled. For Stockholm, 1992) guida armoniosamente il pubblico al piano superiore, dove si apre un piccolo vano che è un’orgia di caldissima luce. La grande sala che segue è ininterrottamente percorsa sul bordo superiore da date di eventi selezionate in maniera a prima vista casuale. L’uscita sul mercato della caramella tic-tac, ad esempio, precede la data della prima dimostrazione per i diritti dei sieropositivi negli Stati Uniti. La storia ne esce appiattita, quasi fosse un’asettica amalgama di nozioni snocciolate mnemonicamente: l’artista gioca con lo sgomento del pubblico che, reagendo, si scopre suo malgrado socialmente cosciente.
Anche i piccoli puzzle creati a partire da foto d’archivio che testimoniano stridori storici (Untitled. Waldheim to the Pope, 1989) sembrano suggerire una certa facilità nell’incastrare in maniera creativa (ed incurante) frammenti di storia. I puzzle sono tutti esposti in cellophane trasparente; la somiglianza con i souvenir che si comprano con la coscienza sporca all’ultimo momento in aeroporto è troppo palese per essere ignorata.
Chiude la mostra una serie fotografica che rappresenta avvoltoi stagliati in volo in un cielo grigio cupo. Gonzalez-Torres scatta Untitled. Vultures nel 1995, solo un anno prima della sua morte, dovuta alle complicazioni dell’HIV, di cui era affetto. Lontane dal tono messianico o premonitore, le stampe sono delle composizioni grafiche stupefacenti, che testimoniano l’inarrestabile desiderio dell’artista di trovare il “bello” anche in ciò che i più scarterebbero come macabro.
Da leggere con molta attenzione è il programma delle visite guidate a questa mostra. Guide d’eccezione saranno artisti quali Candice Breitz, Elmgreen&Dragset, Wolfgang Tillmans, Bettina Allamoda, la collezionista Erika Hoffmann, il direttore dell’Hamburgerg Bahnhof Eugen Blume, il curatore della mostra Frank Wagner. Il fine è incentivare più letture possibili del complesso lavoro di Gonzalez-Torres.
Un altro dettaglio non trascurabile è che la mostra non finisce nel museo, ma occupa anche spazi pubblici. Durante tutta la durata della personale, infatti, cartelloni con fotografie di Gonzalez-Torres verranno affissi per Berlino, celati fra i molti cartelloni pubblicitari. Uno era, fino a qualche settimana fa, affisso alla “Messe Nord/ICC”, la fermata della metropolitana della fiera Art Forum.
micaela cecchinato
mostra visitata 30 settembre 2006
fino al 9.I.2007 – Felix Gonzalez-Torres
Berlino, Hamburger Bahnhof – Museum für Gegenwart
Invalidenstr. 50-51 – 10557 Berlin – t. +49.30.39.78.34-11
f. +49.30.39.78.34-13 – hbf@smb.spk-berlin.de – www.hamburgerbahnhof.de
S-Bahn: Hauptbahnhof / U-Bahn: Zinnowitzerstr.
Catalogo: Felix Gonzalez-Torres, Neue Gesellschaft für Bildende Kunst [editore], Berlin. ISBN 3-938515-04-X
[exibart]
oh Felix perché sei morto?
(e le caramelle conservarle feticisticamente o mangiarle partecipativamente?)
morto per non fare più nient’altro!!!
Caramelle scadenti e mostra un po’ deludente… ho preso il biglietto aereo solo per questo…errore!!!
Per fortuna che in contemporanea c’è una bellisssima mostra su i video!!!! Munitevi quindi di caramelle alla mostra del defunto e andate a sgranocchiarle davanti al video (stupendo!!!)di Candida Hofer! Ci sono pure i cuscinoni su i quali sdraiarsi!!!