Scopo della manifestazione è la presentazione dell’Italia al Giappone. Un’operazione complessa dunque, che cerca di presentare al popolo del Sol Levante gli aspetti più importanti della nostra cultura. Tra le molteplici attività , spiccano senza dubbio le mostre dedicate all’arte italiana.
Dopo la chiusura dell’esposizione sul Rinascimento, ora a Roma, hanno aperto i battenti proprio in questo periodo due mostre importantissime, una sul Novecento e l’altra su Caravaggio.
Fino al 2 dicembre, al Museo d’Arte Contemporanea di Tokio, “Una storia dell’Arte italiana del XX secolo” cerca di delineare una delle tante possibili storie dell’arte contemporanea italiana. La mostra, come ha spiegato Sandra Pinto, direttrice della GNAM da cui provengono più della metà delle opere esposte, vuol fornire una lettura globale del secolo appena passato, attraverso 100 opere che coprono l’intero arco temporale del Novecento, da “Sole nascente” di Pelizza da Volpedo (1904), sino alle opere fotografiche di Luisa Lambri realizzate nel 2000.
E’ rappresentato il Futurismo con opere di Balla, Boccioni, la Metafisica con De Chirico, e poi le Avanguardie, l’arte durante il Regime, con opere di Morandi, Mafai e Fausto Pirandello; si prosegue con il Dopoguerra con Burri, Accardi, Capogrossi, Manzoni. Non poteva mancare l’Arte povera, con la presenza di Kounellis e Boetti, per arrivare alla Transavanguardia, Cucchi e Paladino, Ontani e terminare con le nuove proposte e aperture verso il nuovo: Cattelan e Beecrof ad esempio. Tanti quindi gli spunti e tante le opere di indiscusso valore presentate. Tra queste hanno avuto un posto particolare lavori di Morandi e Modigliani, perché particolarmente apprezzati dal pubblico giapponese. Non a caso infatti è stato esposto “Nudo sul Cuscino” di Modigliani, opera che non era visibile da quasi trent’anni.
L’altro grande evento artistico è la mostra “Caravaggio e i suoi primi seguaci”, sino al 16 dicembre al Museo Teien di Tokio, perché per la prima volta in Giappone si realizza una esposizione completamente dedicata al maestro lombardo. Una mostra piccola nei numeri, sono 39 le opere presentate, ma grande per la storia che riesce a delineare: da capolavori come “Ragazzo con canestra di frutta”, “San Girolamo”, al “Narciso” e sino al “San Francesco di Carpineto Romano”, si cerca di fornire un quadro esaustivo della sua produzione artistica, dai primi lavori del periodo romano, sino agli ultimi drammatici esiti.
La portata rivoluzionaria della sua pittura è misurabile dalla vastità che i fenomeno del caravaggismo assunse in Europa, sia negli anni contemporanei che quelli successivi. L’interpretazione pauperistica dei temi religiosi, che lo avvicinavano alle nuove correnti post riformistiche, rappresentati attraverso un marcato realismo delle immagini, inquadrate da una luce particolare, assolutamente nuova, fece di Caravaggio un pittore apprezzato e richiesto sia da committenti privati che dalla Chiesa. Per il suo carattere e per le vicende della sua vita, Caravaggio non ebbe allievi diretti, a cui passare i fondamenti pratici e teorici della sua arte, ma ebbe solo seguaci, cioè artisti che si ispirarono ai suoi quadri, cogliendone però solo gli esiti formali, e non comprendendone appieno il profondo significato religioso.
Così il folto gruppo dei suoi seguaci può essere diviso tra quelli che lo conobbero personalmente, e ne subirono in maniera diversa e molto personale l’influenza, come Gentileschi e Borgianni, e la seconda generazione di “caravaggeschi” per la maggior parte pittori stranieri, nord europei, che sentivano affine alla loro cultura figurativa, lo spiccato gusto naturalistico di Caravaggio. Questa seconda generazione è capeggiata da Bartolomeo Manfredi , un artista capace di riprendere il linguaggio caravaggesco, per renderlo più “leggero” e vicino ai gusti del pubblico, tanto che si creò un vero e proprio “Metodo Manfrediano”.
Tra le tante altre iniziative, prendiamo nota di una esposizione itinerante dedicata alla ceramica. La mostra “Maioliche dal Trecento al Seicento del Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza” presenta una selezione di 116 opere, con frammenti provenienti dall’Egitto sino a pezzi realizzati in Francia e Olanda, oltreché in Italia.
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Silvia Giabbani
[exibart]
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