Gli spazi della Tate Modern ospitano una grande mostra dedicata a
Cildo Meireles (Rio de Janeiro, 1948), che fin dagli anni ‘60 ha creato opere coinvolgenti e finemente politiche.
Nella prima sala sono esposte alcune serie di piccoli lavori, come
Espaços Virtuais: Cantos, dove i fogli di carta millimetrata sono lo scenario per la creazione di spazi impossibili, o come il progetto
Zero Dollar/Zero Cruzeiro, composto da due banconote senza alcun valore.
Superato questo primo spazio, la rassegna cambia completamente registro, presentando otto grandi installazioni.
Atravès domina la grande sala: reti, steccati, acquari abitati da pesci trasparenti non permettono di vedere all’interno della struttura, e il pavimento composto da vetri rotti risuona a ogni passo. Il percorso termina con la scoperta di una matassa di cellophane accartocciato di dimensioni monumentali, metafora di energia infinita, che necessita di essere governata per venire compresa.
I processi di conoscenza umana sono investigati anche in
Eureka/Blindhotland, dove il visitatore ha la possibilità di sperimentare i diversi pesi di sfere identiche: l
o spazio quadrato, chiuso da una rete, ospita una bilancia ed è riempito dal rumore di sfere di differenti pesi che cadono da varie altezze.
Missão/Missões (Como Costruir Catedrais) nasce invece per commemorare i sette campi missionari che i Gesuiti costruirono tra il 1610 e il 1767 in Sudamerica per convertire le popolazioni locali. L’installazione è composta da un pavimento di 600mila monetine e un soffitto di duemila ossa, connesse da una colonna di ostie. Il cannibalismo degli indigeni viene sostituito dal cannibalismo culturale europeo. La tragedia è vista come una sorta d’inevitabile conseguenza dell’unione tra potere temporale e spirituale.
Babel è una torre composta da ottocento vecchie radio: un monumento all’incomprensione, alla relatività di ogni convenzione linguistica. Convenzioni investigate anche in
Fontes, dove i numeri presenti su orologi e metri perdono la loro disposizione logica, “liberando” questi strumenti dalla loro funzione di limite alla realtà.
L’ultima installazione è di profondo impatto emotivo e costringe il visitatore a entrare in una stanza buia, il cui pavimento è ricoperto da borotalco. In questo paesaggio lunare si brancola nel buio e l’unico punto di luce è rappresentato da una candela accesa in mezzo alla polvere bianca: una speranza in mezzo a mille paure.
I lavori di Meireles coinvolgono lo spettatore e le emozioni si mescolano con i significati dell’installazione. Il messaggio politico non è mai evidente, ma si nasconde nel processo emotivo di chi è all’interno dell’ opera. Ogni messaggio è elegantemente suggerito e la natura umana sapietentemente svelata.
Una serie di universi paralleli dove riflettere e scoprire ciò che si nasconde sotto la superficie delle cose.