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Fino all’11.VII.2015 | Maryam Jafri, Le jour d’après | Bétonsalon, Parigi

di - 25 Maggio 2015
Il passato coloniale e il passato rivoluzionario, l’impero e i principi democratici di libertà, uguaglianza e fraternità: due anime che si dibattono ancor oggi in un unico corpus nazionale, come quello francese. E il Bétonsalon, centro di arte e di ricerca in seno all’Università Diderot-Paris 7, entra nel pieno della riflessione post-coloniale con l’esposizione “Le Jour d’Après” di Maryam Jafri e la ricca programmazione di incontri, seminari e performance in appendice, mostrando come le arti visive possano offrire un punto di vista tangente a quello storico-politico.
‹‹Mi mancava un’immagine di passaggio, la trasformazione dal coloniale al post-coloniale›› – mi dice Maryam, artista di origine pakistana, il cui lavoro in questo momento è possibile vedere anche in Italia, nel Padiglione Belgio della Biennale di Venezia. ‹‹Ho lavorato sugli archivi dei Paesi colonizzati dall’Occidente, come India, Kenya, Algeria o Tunisia, per restituire l’immagine di quel giorno in cui è avvenuto il passaggio ufficiale all’indipendenza. Non sono una documentarista, ma l’archivio è come uno specchio della Nazione, non c’è solo informazione, ma anche narrazione e frammento››. In queste parole è snocciolato il senso del lavoro di Maryam Jafri. Dagli archivi delle ex-colonie l’artista ha estrapolato e quindi isolato – senza non poche difficoltà se si pensa ancora ai molti paesi in transizione verso la “democrazia” – le foto del giorno dell’indipendenza. Queste immagini una volta sottratte alla propria storia e alla propria geografia, scansionate e/o fotografate, sono andate a costituire un altro archivio, e accostate le une alle altre e comparate nelle loro forme e figure hanno restituito un’altra storia. A ben guardare sorprendono le espressioni stereotipate di personaggi in uniforme, i gesti affettati, la nitida mise en scène di un rituale, di un’ordinaria litania. Cosa ne è di quel  principio di autodeterminazione dei popoli, che tanto ricorda i paragrafi mandati giù a memoria ai tempi della scuola? Parole. E le immagini cosa raccontano? Questo Maryam non lo dice. Non le interessa. O meglio a lei interessa l’immagine di quel giorno di passaggio, poi il resto, il dopo è affidato ai nostri occhi.

Perla nera nel dibattito post-coloniale con cui ogni ex-impero sta facendo i conti, “Le Jour d’Après” interroga l’archivio, e pone una serie di quesiti sulla circolazione delle immagini, sullo statuto della fotografia e sulla costituzione di un immaginario condiviso. “Spazzolare la storia contro pelo” – diceva Benjamin – oggi suona più che mai necessario. Chi controlla gli archivi, dove sorgono, chi li gestisce, e soprattutto chi seleziona i documenti da conservare e tramandare? Un caso su tutti l’opera Getty vs Ghana: in mostra due foto identiche del giorno dell’indipendenza del Ghana, una ha il copyright del Getty Image, l’altra del Ministero dell’Informazione del Ghana. ‹‹Approfondendo la mia ricerca ho scoperto una serie di errori e di manipolazioni sulle fotografie originali, degli errori che sembrano andare dall’accidente a qualcosa di più deliberato››, dice l’artista che intorno alla questione sulla proprietà dell’immagine all’interno di una rete che promuove la libera circolazione ha costruito il lavoro esposto in Biennale.
“Le Jour d’Après” prende forma nella sala del Bétonsalon attraverso il gesto performativo che dispone le immagini e gli oggetti nello spazio, segnando così il solco tra l’opera d’arte e il documento, restituendo una geografia familiare, ibridando i costumi della tradizione con gli orpelli del potere, allungando l’ombra del Novecento fino ai nostri giorni.
Serena Carbone
Dal 18 marzo all’11 luglio 2015
Maryam Jafri, Le jour d’après
Bétonsalon
Centre d’art et de recherche
9, Esplanade Pierre Vidal-Naquet
75013 Paris
Orari:da martedì a sabato dalle 11:00 alle 19:00
Info: www.betonsalon.net

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