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28
settembre 2009
fino all’11.X.2009 Ferdinand Georg Waldmüller Vienna, Belvedere
around
Una lady di ferro al comando. Ed ecco il sonnacchioso super-museo Belvedere dettar legge nel ramo mostre, al pari della sua fama. Grandi eventi da lasciare il segno. Ora è la volta del massimo pittore Biedermeier...
Prendiamo il cosiddetto stile
Biedermeier, lo “stile del quotidiano” che per molti decenni del XIX secolo ha
interessato la produzione di mobili e oggetti, la letteratura, l’architettura,
le arti figurative. Se di quest’estetica piccolo-borghese, semplice e
armoniosa, che caratterizza e incornicia il senso comune della tipica società
austro-tedesca, si ha un’impressione che induce all’ironia, bene… tutto da
rifare. Fra gli artisti maturati dopo il Congresso di Vienna del 1814-15, in
pieno clima di Restaurazione e sulla scia di un Romanticismo ormai
addomesticato, alcune personalità emergono vigorosamente.
La grande antologica dedicata al
pittore Ferdinand Georg Waldmüller (Vienna, 1793 – Hinterbrühl, 1865), con una mirata selezione
di 115 quadri, si appresta a divenire un caposaldo della ricerca storico-artistica
nel cuore dell’Ottocento, poiché il curriculum dell’artista, comprendendo un
cinquantennio di attività, conoscerà sviluppi e nuovi approdi nel registrare le
trasformazioni di una società avviata all’industrializzazione.
Waldmüller si fa notare subito
come abilissimo ritrattista: estremamente realistico il suo registro pittorico,
approccio ravvicinato col soggetto, lontano dalla plasticità delle pose
aristocratiche. Seppure di piccole dimensioni, il ritratto Giovane seduta
con vestito bianco
(1839) è molto significativo. In evidenza l’ironia del sorriso e dello sguardo della
giovane donna, la quale siede su una poltrona con un’insolita rilassatezza del
corpo, tenendo addirittura le gambe accavallate, pur se coperte da
un’abbondante veste.
L’artista eccelle nel dare
naturalezza all’incarnato o nel rendere vividi i dettagli, le superfici delle
cose, i tessuti. Con questo suo stile conquista numerosissimi committenti della
piccola-media borghesia, quella classe emergente che scimmiotta l’antica
aristocrazia nel desiderio di vedersi e mostrarsi ritratta da un vero maestro.
Ma senza enfasi, tenendo piuttosto a esibire l’intimità di una vita tranquilla.
Cosicché di Waldmüller si contano ben cinquecento ritratti.
Nel 1828, trentacinquenne, in un
autoritratto si raffigura come uomo di mondo, alla moda, ma rifiutando
l’eleganza pomposa. Sebbene viva e lavori prevalentemente a Vienna, qui gli fa
da sfondo un paesaggio, significativo per il fatto che la natura è, insieme
alla “pittura di genere”, un altro soggetto per eccellenza del suo mondo
espressivo.
Alla metà del XIX secolo
Waldmüller è un pittore molto affermato, può anche garantirsi l’indipendenza
dai committenti e scegliere lui stesso i temi su cui lavorare. E, proprio nel
momento del massimo successo del Biedermeier, lui si volge altrove. La società
viennese è in piena trasformazione, è il momento storico del passaggio da una
civiltà prevalentemente campagnola a società industriale e inurbata. Waldmüller
si dà a una sorta di critica sociale: sceglie di ritrarre nella loro miseria
gli sfruttati, gli emarginati di quel mondo impietoso che sembrava promette un
benessere generalizzato.
L’esito è una pittura di genere
modellata da particolari tagli di luce e pennellate incisive, che accentuano
l’effetto veristico. Le composizioni si fanno dinamiche, narrano il quotidiano
con scene spesso molto affollate di personaggi, di ognuno dei quali l’artista
offre una caratterizzazione antropologica. In una tela del 1857 dedicata alla
distribuzione di vestiti per i bambini poveri se ne contano un’ottantina.
Ma sembra toccare le corde della
nostalgia quando, a questa realtà di emarginati, contrappone un idilliaco mondo
delle campagne e dei villaggi, in cui c’è ancora tempo e spazio per celebrare
riti e feste dal sapore incontaminato.
Biedermeier, lo “stile del quotidiano” che per molti decenni del XIX secolo ha
interessato la produzione di mobili e oggetti, la letteratura, l’architettura,
le arti figurative. Se di quest’estetica piccolo-borghese, semplice e
armoniosa, che caratterizza e incornicia il senso comune della tipica società
austro-tedesca, si ha un’impressione che induce all’ironia, bene… tutto da
rifare. Fra gli artisti maturati dopo il Congresso di Vienna del 1814-15, in
pieno clima di Restaurazione e sulla scia di un Romanticismo ormai
addomesticato, alcune personalità emergono vigorosamente.
La grande antologica dedicata al
pittore Ferdinand Georg Waldmüller (Vienna, 1793 – Hinterbrühl, 1865), con una mirata selezione
di 115 quadri, si appresta a divenire un caposaldo della ricerca storico-artistica
nel cuore dell’Ottocento, poiché il curriculum dell’artista, comprendendo un
cinquantennio di attività, conoscerà sviluppi e nuovi approdi nel registrare le
trasformazioni di una società avviata all’industrializzazione.
Waldmüller si fa notare subito
come abilissimo ritrattista: estremamente realistico il suo registro pittorico,
approccio ravvicinato col soggetto, lontano dalla plasticità delle pose
aristocratiche. Seppure di piccole dimensioni, il ritratto Giovane seduta
con vestito bianco
(1839) è molto significativo. In evidenza l’ironia del sorriso e dello sguardo della
giovane donna, la quale siede su una poltrona con un’insolita rilassatezza del
corpo, tenendo addirittura le gambe accavallate, pur se coperte da
un’abbondante veste.
L’artista eccelle nel dare
naturalezza all’incarnato o nel rendere vividi i dettagli, le superfici delle
cose, i tessuti. Con questo suo stile conquista numerosissimi committenti della
piccola-media borghesia, quella classe emergente che scimmiotta l’antica
aristocrazia nel desiderio di vedersi e mostrarsi ritratta da un vero maestro.
Ma senza enfasi, tenendo piuttosto a esibire l’intimità di una vita tranquilla.
Cosicché di Waldmüller si contano ben cinquecento ritratti.
Nel 1828, trentacinquenne, in un
autoritratto si raffigura come uomo di mondo, alla moda, ma rifiutando
l’eleganza pomposa. Sebbene viva e lavori prevalentemente a Vienna, qui gli fa
da sfondo un paesaggio, significativo per il fatto che la natura è, insieme
alla “pittura di genere”, un altro soggetto per eccellenza del suo mondo
espressivo.
Alla metà del XIX secolo
Waldmüller è un pittore molto affermato, può anche garantirsi l’indipendenza
dai committenti e scegliere lui stesso i temi su cui lavorare. E, proprio nel
momento del massimo successo del Biedermeier, lui si volge altrove. La società
viennese è in piena trasformazione, è il momento storico del passaggio da una
civiltà prevalentemente campagnola a società industriale e inurbata. Waldmüller
si dà a una sorta di critica sociale: sceglie di ritrarre nella loro miseria
gli sfruttati, gli emarginati di quel mondo impietoso che sembrava promette un
benessere generalizzato.
L’esito è una pittura di genere
modellata da particolari tagli di luce e pennellate incisive, che accentuano
l’effetto veristico. Le composizioni si fanno dinamiche, narrano il quotidiano
con scene spesso molto affollate di personaggi, di ognuno dei quali l’artista
offre una caratterizzazione antropologica. In una tela del 1857 dedicata alla
distribuzione di vestiti per i bambini poveri se ne contano un’ottantina.
Ma sembra toccare le corde della
nostalgia quando, a questa realtà di emarginati, contrappone un idilliaco mondo
delle campagne e dei villaggi, in cui c’è ancora tempo e spazio per celebrare
riti e feste dal sapore incontaminato.
franco veremondi
mostra visitata il 30 luglio 2009
dal 9 giugno
all’undici ottobre 2009
Ferdinand Georg Waldmüller
a cura di Sabine Grabner
Unteres Belvedere
Rennweg, 6 – 1030 Vienna
Orario: tutti i giorni ore
10-18; mercoledì ore 10-21
Ingresso: € 9,50
Catalogo a cura di Agnes
Husslein-Arco e Sabine Grabner, € 38
Info: tel. +43 1795570; info@belvedere.at; www.belvedere.at
[exibart]