Prima di
Sissi e
Franz Joseph, ad accogliere il visitatore del
Künstlerhaus di Vienna c’è
Hermann Nitsch (Vienna, 1938; vive a Prinzendorf), o meglio il suo
ritratto simil-
Leonardo.
Ma a chi
somiglia questo genio multiforme, pittore
azionista, disegnatore, scrittore, drammaturgo, regista, musicista compositore
e professore?
Nitsch: Volbilder, Zeitgenossen, Lehre traccia un profilo a partire dai
suoi modelli, passando per lo
zeitgeist contemporaneo, fino agli insegnamenti che lascia –
da vispo settantenne – ai tanti discepoli.
Percorrere
il piano terra del museo equivale a vedere Nitsch “in calzoncini corti”, il che
colpisce – a posteriori – per la consanguineità delle 125
Aktion e 56
Malaktion con l’
Herbert Boeckl dello sbudellamento autoptico in
Die
Anatomie e per la
parentela con le nature morte di
Anton Faistauer, con l’aggiunta di aromi e sapori
a cromie e forme.
Al Künstlerhaus
si scompone a ritroso il mosaico
Gesamtkunstwerk, l’opera d’arte totale racchiusa
nell’acronimo
OMT –
Teatro delle Orge e dei Misteri: dalla prima tessera
Tod und Leben, inserita dal secessionista
Gustav
Klimt,
e
dalle matrici espressioniste di
Schiele e
Kokoschka.
La
rassegna prosegue svelando sorprendenti parti gemellari: le stazioni della Croce
di Nitsch, simili a canne d’organo multicolori, nascono in tandem negli anni ’60
con la
Peinture liquide dal tachista
Markus Prachensky. Eros e
Thanatos riappaiono nelle
cancellazioni di
Arnulf Rainer e nelle ossessioni fotografiche di
Gerhard Rühm,
una risposta all’origine di Kleenex, zollette e forbici allineati nei lavori di
Nitsch. Nel
mare magnum di nomi teutonici – gli artisti esposti sono oltre 65 – spiccano due
giganti d’oltralpe:
Antoni Tàpies e il nostrano
Emilio Vedova.
Spartiacque
verso il presente è la cosiddetta “sala dello stampatore”
Kurt Zein,
in cui campeggiano le tre lastre
in rame con il negativo della
Grablebung del 2006, la
Deposizione dalla croce appesa nel salone accanto, e
cominciano a comparire i compagni di quella strada chiamata
Wiener
Aktionismus. Per
Brus,
Schwarzkogler e
Muehl il copione resta l’irrisolto mal
di vivere,
sciorinato
in tre sale al piano superiore. Fra le contaminazioni simultanee, non passa
inosservata quella extraterritoriale con
Jim Dine e
Heinz Cibulka, prezioso occhio fotografico di
Nitsch.
A
percorrere il sentiero del nudo c’è poi la moglie di Cibulka,
Magdalena Frey, che si sofferma però sulle
mutilazioni femminili, cui s’aggiunge il “pugno nello stomaco” dello stupro su
poltrona ginecologica di
Cornelius Kolig. Tra gli epigoni, chiude il cerchio sul corpo il
palermitano
Andrea Cusumano, con bambola-sposa in omaggio al tassodermista necrofilo
Carl Von Cosel.
Malgrado
l’inedita
IX Sinfonia di Nitsch abbia arricchito il pentagramma, con la Cusumano’s
Suite la musica è finita. E la vita
anche.