“Provoke tra contestazione e performance la fotografia in Giappone tra il 1960 e il 1975” è una mostra fotografica innanzitutto, e di ottima fotografia in bianco e nero, documentaria sì ma senza rispettarne i rigidi canoni. Istintiva, licenziosa e sensuale questa, spingendo l’aspetto performativo della macchina fotografica restituisce con mirabili cliché la grande storia di quegli anni.
Un titolo illustrativo per questa mostra in corso a Le Bal, spazio anticonformista e giovane della Parigi d’oggi, che accoglie inoltre una pluralità di eventi satellite come un’imperdibile rassegna sul cinema sperimentale giapponese degli anni 60′ e un ricco dibattito sulla rivista Provoke, previsto durante la fiera novembrina Paris Photo. Uno spazio espositivo aperto alla riflessione e alla formazione, dedicato all’immagine documentaria in tutte le sue forme (fotografia, video e cinema), accoglie nelle sue sale la storia per immagini non di una manifestazione ma di una moltitudine di rivolte giapponesi spesso violente e dolorose, queste mettono a nudo l’ingiustizia e l’indifferenza nei confronti dell’ambiente e della sua popolazione, per lo più meno abbiente.
Diverse le serie fotografiche, queste restituiscono immagini forti e senza concessioni in cui risaltano l’espressività dei visi e dei comportamenti di manifestanti che si oppongono alle forze dell’ordine, il tutto catturato tra i bagliori della notte. Poiché è di notte che la maggior parte degli scontri avevano luogo. E nell’oscurità queste foto riportano i punti luce che catturandolo deflagrano il movimento disordinato della gente. La foto qui rimpiazza le parole per trasmettere momenti irripetibili e cruciali della storia di un paese.Tra le serie Okinawa, Okinawa, Okinawa (1969) di Shōmei Tōmatsu che traduce l’impatto rovinoso della base americana di Kadena, impiantata sull’isola di Okinawa, sulla società tradizionale nipponica. Il soggetto è esplorato anche da Osamu Nagahama con la serie L’isola dalle notti torride e senza fine (1972), attraverso i suoi cliché narra la stretta relazione tra lo spiegamento militare e lo sfruttamento delle donne attraverso la prostituzione.
Travolgente è il movimento contestatario che ha coinvolto inizialmente studenti, operai ma soprattutto agricoltori tutti uniti contro la costruzione dell’aeroporto di Narita e la conseguente espropriazione di centinaia di contadini dalle loro terre. Movimento documentato in sette film realizzati dal celebre cineasta militante Shinsuke Ogawa di cui possiamo vedere qui presentato il quarto dal titolo Sanrizuka – Gli Agricoltori della Seconda Fortezza (142 min, b & w, 16 mm).
Siamo nel 68′, nel clou delle lotte studentesche, quando Ogawa apre una nuova strada al modo di fare documentari. Il regista infatti con il suo staff si spostò a Sanrizuka, presso Narita, per prendere parte alla lotta a fianco ai contadini e filmare al contempo la protesta, che come vuole mostrarci a poco a poco viene abbandonata dagli studenti e dai mass media lasciando gli agricoltori soli.
Ogawa filmando la disperazione e la determinazione di quella gente, ci restituisce una cronaca approfondita di una lotta per la sopravvivenza. Vedi la costruzione di tunnel che collegavano tra loro le cosiddette fortezze, questi permettevano ai manifestanti di sottrarsi alle forze dell’ordine; una tattica questa che si ispirava ai combattimenti dei Viet Cong.
Il movimento studentesco ed operaio del ’68 è stato in generale molto violento in Giappone, la sua eredità è ancora visibile nella società nipponica odierna. Una storia lunga e violenta, di oltre quindici anni, quella che si disloca lungo il percorso dell’esposizione che include un grande momento dedicato ad una delle riviste più emblematiche della storia della fotografia giapponese, Provoke appunto.
Ispirata al libro New York (1954-1955) del fotografo William Klein, apparso in Giappone nel 1956, e al suo ruolo di fotografo che ritrae il caos della società urbana in un flusso spazio-temporale frammentato, la rivista che verrà pubblicata tra il 1968 e il 1969, guarda anche a Roland Barthes, Antonin Artaud e Jean-Luc Godard.Con una grafica accattivante e innovativa, le seducenti immagini stampate, dallo stile definito “are-bure-boke” in giapponese ovvero grezzo, sfocato e sgranato, parlano senza cronologia del complesso rapporto tra fotografia e linguaggio, tra arte e resistenza, queste traducono l’esperienza dell’artista che “registra meccanicamente la sua presenza nel mondo” (n.d.r). La risposta ci viene dalla prefazione del primo numero della rivista firmata dai fotografi Yutaka Takanashi e Takuma Nakahira, dal critico Kōji Taki e dal poeta Takahiko Okada. Il fotografo Daido Moriyama raggiungerà la rivista a partire dal secondo numero.”Oggi, in questo momento preciso, la parola sta perdendo le sue certezze (…) Come fotografi dobbiamo cogliere i frammenti di questa realtà che non può essere restituita dal linguaggio esistente (…). Ecco perché con coraggio diamo a Provoke il sottotitolo di materia per provocare il pensiero.” L’esposizione presenta, pagina per pagina, i tre numeri della rivista, a cui si aggiunge il libro-testamento di Provoke dal titolo Per cominciare, abbandoniamo il mondo delle pseudo certezze (1969), in cui Koji Taki dichiara che le foto sono la prova stessa dell’incompiutezza del mondo e dell’esecrazione del corpo alla ricerca di nirvana inaccessibile.
La mostra presenta inoltre la serie For a language to come di Takuma Nakahira, Accident di Daido Moriyama e Towards the city di Yutaka Takanashi. Fa parte del percorso espositivo la performance Shelter Plan, filmata e concepita dal collettivo artistico sperimentale Hi Red Center, ma anche la serie Shashin no Shashin (Fotografia di fotografia, 1972-1973) di Jirō Takamatsu e Xerox Photo albums di Nobuyoshi Araki.
La mostra è stata concepita da Le Bal con l’Albertina di Vienna, il Fotomuseum di Winterthur e l’Art Institute of Chicago, ed è stata curata da Diane Dufour e Matthew Witkovsky con Duncan Forbes e Walter Moser.
Livia de Leoni
mostra visitata il 14 settembre
Dal 14 settembre all’11 dicembre 2016
Provoke
Le Bal
6, impasse de la défense
75018 Parigi
Orari: dal mercoledì al sabato 12-20, domenica 11-19
Info: www.le-bal.fr