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11
gennaio 2008
LA LUNGA MARCIA NORDICA
around
Mentre Parigi celebra con una retrospettiva -aperta fino al 13 gennaio- Helene Schjerfbeck, la più celebre pittrice finlandese del secolo scorso, Helsinki si afferma fra i giovani di tutto il mondo per il design, le nuove tecnologie, la qualità della vita e dell’istruzione. E per i successi della Formula 1. Con molti pro e qualche ma...
Bertolt Brecht diceva che i finlandesi sono l’unico popolo capace di star zitto in due lingue. L’ironia dello scrittore bavarese -che a Helsinki trascorse una parte del suo esilio e dedicò alla Finlandia l’opera Il signor Puntila e il suo servo Matti– allude alla doppia identità linguistica del paese (finlandese e svedese) e all’attitudine riservata del suo popolo. Sembra però che le nuove generazioni stiano incrinando tutto quello che avevamo sempre saputo sul loro essere riservati, silenziosi, senza iattanza, come li descrisse un Indro Montanelli qui inviato di guerra.
Sarà che esultano per Kimi Räikkönen campione del mondo, già eroe nazionale, ma oggi i giovani di Helsinki sembrano più inclini all’espressione dei loro sentimenti, a una maggiore enfasi comunicativa, persino in sauna, dove l’etichetta impone il silenzio.
In questa società ormai proiettata verso l’esterno, ma che vede crescere allo stesso tempo la percentuale d’immigrazione, che tipo di cultura si offre alle nuove generazioni? Il Paese ha sotto questo aspetto un curriculum recente, ma di tutto rispetto: ha dato i natali a Linus Torvalds, creatore di Linux; ospita a pochi chilometri dalla capitale la sede mondiale di Nokia; vi è di casa Lev Manovich, noto teorico del multimediale, e vanta forse il miglior sistema bibliotecario pubblico al mondo. Helsinki oggi raccoglie i frutti di anni d’investimenti nella direzione dell’Information Technology, della politica ambientale, del (graphic) design, della multimedialità applicata alle arti visive. E della formazione giovanile: basta guardare l’Università, posta simbolicamente accanto alla cattedrale nella piazza principale, o fare un giro al TaiK, l’Università di Arte e Design, fra le più rinomate al mondo.
I giovani plasmano in digitale la fisionomia della loro città: il gruppo Uix ha installato il primo grande schermo multitouch, il City Wall, nell’edificio di vetro Lasipalatsi nel cuore della capitale, sperimentando nuove interfacce di comunicazione tra il pubblico e il territorio; una vasta area del centro è il paradiso wireless per flotte di naviganti senza fili, che trovano i loro angoli preferiti nella mappa w-lan in rete. E che dire degli annuali festival internazionali di progetti e opere multimediali, come il Prix Mobius Nordica e il PixelAche?
Ma Helsinki non è solo informatica e nuove tecnologie. È una città che vuole preservare il suo passato e, soprattutto, condividerlo: ogni museo pubblico ha una fascia oraria gratuita per tutti; le biblioteche, diffuse e aperte la domenica, sono frequentate da utenti di ogni età, anche solo per leggere il giornale o consultare internet. I bambini sono educati fin da piccoli a frequentare questi luoghi, e forse grazie a questa “cultura della cultura” a Helsinki l’attività editoriale è impressionante, paragonata al numero degli abitanti del paese.
Quando non studiano, i giovani riempiono la città nei fine settimana con tour culturali. Attratti dalle molteplici attività che si possono fare nelle nuove sedi espositive, frequentano il Tennispalatsi (recentemente ha ospitato una bella mostra di Duane Hanson e una di fotografi finlandesi), il centro WeeGee di EMMA in Espoo (che ha inaugurato i nuovi spazi con la mostra di Salvador Dalí e ha in serbo per la prossima primavera la prima retrospettiva finlandese di Claude Monet); o le sedi ormai ben rodate, come il Kiasma (con i recenti talenti scandinavi premiati dal Carnegie Award 2007), l’Amos Anderson (con la collezione del magnate Anders Wiklöf), il Taidehalli o la vecchia fabbrica Cable Factory; o, per una passeggiata fuori porta, il Wäinö Aaltonen Museo di Turku (che festeggia i suoi quarant’anni con la propria collezione di artisti contemporanei), o Vapriikki a Tampere (con una triplice mostra sull’arte e la società cinese, dalla dinastia Han alle effigi di Mao: questo è l’anno della Cina a Tampere) o il Centro museale di Hameenlinna (che espone una bella selezione di arte contemporanea finlandese e che ha recentemente chiuso una mostra sulla grafica di Rembrandt in collaborazione con il Klassik Stiftung di Weimar).
Le gallerie sono le mete preferite dagli artist scout; diverse le collettive di artisti indipendenti, come quelle della galleria Muu -in italiano “altro”-, nata per rappresentare media art, performance, video, environmental, space e conceptual art, e le due gallerie Huuto nel centro di Helsinki. Per sapere cosa accade nel mondo dell’arte la rivista di riferimento è il semestrale Framework. The Finnish Art Review.
Ma Helsinki non è tutta arte, byte e fiori: lasciando da parte il clima rigido e la poca luce che concede l’inverno, da non sottovalutare l’alto costo della vita e, peggio, l’abuso crescente di alcool tra i giovanissimi, dopo una legge che ne ha anche ridotto la tassazione. Il limite di età per accedere ad alcuni locali (circa vent’anni) non basta ad arginare il problema, che sembra andare di pari passo con la piaga dell’alienazione sociale. Così, una recente campagna pubblicitaria punta sull’amor proprio: ragazzi “da copertina” che vomitano o se la fanno addosso. Chissà che non aiuti in questo senso la cultura del bere e mangiare bene. Non più solo fiumi di birra e vodka: si aprono wine-bar per pasteggiare, si cercano locali dall’atmosfera accogliente e rilassata (il Rytmi, ad esempio); si riscopre la cucina finlandese, difficile da trovare fino a qualche tempo fa, in ristoranti come Weeruska in Alppila con i piatti tipici (zuppa di piselli e pancake, makkara, ovvero salsicce, o aringhe e salmone in tutte le salse).
Non si può non parlare delle attività sportive: Helsinki, piccola ma vivace, dispone di una capillare rete ciclabile che permette di fare a meno dei mezzi pubblici o dell’auto (i biker non si fermano neanche davanti alla neve). E se non basta, c’è la celebre marcia nordica, con appositi bastoni da passeggio, che è nata qui. Hockey su ghiaccio, pattinaggio e sci neanche a dirlo. Angolo di vera pace è quel gioiello di architettura liberty che è la piscina Uimahalli di Yrionkatu, da poco restaurata. Andateci negli orari giusti (è aperta alternativamente solo a uomini o a donne), fate una vera sauna, godetevi escargot e soft drink sul balcone al piano superiore, e avrete scoperto uno dei segreti più affascinanti della città. I più agguerriti organizzano invece dei veri weekend di benessere: si parte in gruppo verso resort attrezzati, per fare corsa, marcia, yoga, stretching, pattinaggio, nuoto. La neve è arrivata presto quest’anno, promettendo l’apertura dell’impianto alla stazione ferroviaria nel centro della città (Rautatietori), mentre quello di Brahenkenttä a Kallio, il quartiere dei locali, è un vero must.
A contatto con la natura in tutte le stagioni, e costretti da sempre a fare i conti con le avversità, i giovani finlandesi sono molto sensibili all’ecologia: Megapolis2022, voluto dall’attuale primo ministro Matti Vanhanen, è l’unico festival urbano dell’ambiente al mondo. Da questo rapporto con la natura si alimenta il design finlandese, che sta conoscendo un successo esponenziale. A settembre si è tenuta la settimana del design, in cui i negozi della città aprivano le porte a chiunque volesse incontrare i creativi in persona. In Esplanadi, via elegante che congiunge il centro con il porto, affollatissimi gli showroom dei marchi storici: Artek, Iittala, Arabia, Marimekko. A ottobre la settimana della moda di Parigi ha ospitato per la prima volta la collezione Ivana, compagnia creata da Paola Suhonen, giovane designer finlandese, mentre la designer di scarpe più in voga del momento, Minna Parikka, coniuga uno stile vittoriano con l’inossidabile (è il caso di dirlo) cultura punk e metal. E per tutto l’anno si può respirare design nel quartiere di Erottaja, ribattezzato Design district, dove anche prendere un the è un’arte che richiede progettazione.
Sarà che esultano per Kimi Räikkönen campione del mondo, già eroe nazionale, ma oggi i giovani di Helsinki sembrano più inclini all’espressione dei loro sentimenti, a una maggiore enfasi comunicativa, persino in sauna, dove l’etichetta impone il silenzio.
In questa società ormai proiettata verso l’esterno, ma che vede crescere allo stesso tempo la percentuale d’immigrazione, che tipo di cultura si offre alle nuove generazioni? Il Paese ha sotto questo aspetto un curriculum recente, ma di tutto rispetto: ha dato i natali a Linus Torvalds, creatore di Linux; ospita a pochi chilometri dalla capitale la sede mondiale di Nokia; vi è di casa Lev Manovich, noto teorico del multimediale, e vanta forse il miglior sistema bibliotecario pubblico al mondo. Helsinki oggi raccoglie i frutti di anni d’investimenti nella direzione dell’Information Technology, della politica ambientale, del (graphic) design, della multimedialità applicata alle arti visive. E della formazione giovanile: basta guardare l’Università, posta simbolicamente accanto alla cattedrale nella piazza principale, o fare un giro al TaiK, l’Università di Arte e Design, fra le più rinomate al mondo.
I giovani plasmano in digitale la fisionomia della loro città: il gruppo Uix ha installato il primo grande schermo multitouch, il City Wall, nell’edificio di vetro Lasipalatsi nel cuore della capitale, sperimentando nuove interfacce di comunicazione tra il pubblico e il territorio; una vasta area del centro è il paradiso wireless per flotte di naviganti senza fili, che trovano i loro angoli preferiti nella mappa w-lan in rete. E che dire degli annuali festival internazionali di progetti e opere multimediali, come il Prix Mobius Nordica e il PixelAche?
Ma Helsinki non è solo informatica e nuove tecnologie. È una città che vuole preservare il suo passato e, soprattutto, condividerlo: ogni museo pubblico ha una fascia oraria gratuita per tutti; le biblioteche, diffuse e aperte la domenica, sono frequentate da utenti di ogni età, anche solo per leggere il giornale o consultare internet. I bambini sono educati fin da piccoli a frequentare questi luoghi, e forse grazie a questa “cultura della cultura” a Helsinki l’attività editoriale è impressionante, paragonata al numero degli abitanti del paese.
Quando non studiano, i giovani riempiono la città nei fine settimana con tour culturali. Attratti dalle molteplici attività che si possono fare nelle nuove sedi espositive, frequentano il Tennispalatsi (recentemente ha ospitato una bella mostra di Duane Hanson e una di fotografi finlandesi), il centro WeeGee di EMMA in Espoo (che ha inaugurato i nuovi spazi con la mostra di Salvador Dalí e ha in serbo per la prossima primavera la prima retrospettiva finlandese di Claude Monet); o le sedi ormai ben rodate, come il Kiasma (con i recenti talenti scandinavi premiati dal Carnegie Award 2007), l’Amos Anderson (con la collezione del magnate Anders Wiklöf), il Taidehalli o la vecchia fabbrica Cable Factory; o, per una passeggiata fuori porta, il Wäinö Aaltonen Museo di Turku (che festeggia i suoi quarant’anni con la propria collezione di artisti contemporanei), o Vapriikki a Tampere (con una triplice mostra sull’arte e la società cinese, dalla dinastia Han alle effigi di Mao: questo è l’anno della Cina a Tampere) o il Centro museale di Hameenlinna (che espone una bella selezione di arte contemporanea finlandese e che ha recentemente chiuso una mostra sulla grafica di Rembrandt in collaborazione con il Klassik Stiftung di Weimar).
Le gallerie sono le mete preferite dagli artist scout; diverse le collettive di artisti indipendenti, come quelle della galleria Muu -in italiano “altro”-, nata per rappresentare media art, performance, video, environmental, space e conceptual art, e le due gallerie Huuto nel centro di Helsinki. Per sapere cosa accade nel mondo dell’arte la rivista di riferimento è il semestrale Framework. The Finnish Art Review.
Ma Helsinki non è tutta arte, byte e fiori: lasciando da parte il clima rigido e la poca luce che concede l’inverno, da non sottovalutare l’alto costo della vita e, peggio, l’abuso crescente di alcool tra i giovanissimi, dopo una legge che ne ha anche ridotto la tassazione. Il limite di età per accedere ad alcuni locali (circa vent’anni) non basta ad arginare il problema, che sembra andare di pari passo con la piaga dell’alienazione sociale. Così, una recente campagna pubblicitaria punta sull’amor proprio: ragazzi “da copertina” che vomitano o se la fanno addosso. Chissà che non aiuti in questo senso la cultura del bere e mangiare bene. Non più solo fiumi di birra e vodka: si aprono wine-bar per pasteggiare, si cercano locali dall’atmosfera accogliente e rilassata (il Rytmi, ad esempio); si riscopre la cucina finlandese, difficile da trovare fino a qualche tempo fa, in ristoranti come Weeruska in Alppila con i piatti tipici (zuppa di piselli e pancake, makkara, ovvero salsicce, o aringhe e salmone in tutte le salse).
Non si può non parlare delle attività sportive: Helsinki, piccola ma vivace, dispone di una capillare rete ciclabile che permette di fare a meno dei mezzi pubblici o dell’auto (i biker non si fermano neanche davanti alla neve). E se non basta, c’è la celebre marcia nordica, con appositi bastoni da passeggio, che è nata qui. Hockey su ghiaccio, pattinaggio e sci neanche a dirlo. Angolo di vera pace è quel gioiello di architettura liberty che è la piscina Uimahalli di Yrionkatu, da poco restaurata. Andateci negli orari giusti (è aperta alternativamente solo a uomini o a donne), fate una vera sauna, godetevi escargot e soft drink sul balcone al piano superiore, e avrete scoperto uno dei segreti più affascinanti della città. I più agguerriti organizzano invece dei veri weekend di benessere: si parte in gruppo verso resort attrezzati, per fare corsa, marcia, yoga, stretching, pattinaggio, nuoto. La neve è arrivata presto quest’anno, promettendo l’apertura dell’impianto alla stazione ferroviaria nel centro della città (Rautatietori), mentre quello di Brahenkenttä a Kallio, il quartiere dei locali, è un vero must.
A contatto con la natura in tutte le stagioni, e costretti da sempre a fare i conti con le avversità, i giovani finlandesi sono molto sensibili all’ecologia: Megapolis2022, voluto dall’attuale primo ministro Matti Vanhanen, è l’unico festival urbano dell’ambiente al mondo. Da questo rapporto con la natura si alimenta il design finlandese, che sta conoscendo un successo esponenziale. A settembre si è tenuta la settimana del design, in cui i negozi della città aprivano le porte a chiunque volesse incontrare i creativi in persona. In Esplanadi, via elegante che congiunge il centro con il porto, affollatissimi gli showroom dei marchi storici: Artek, Iittala, Arabia, Marimekko. A ottobre la settimana della moda di Parigi ha ospitato per la prima volta la collezione Ivana, compagnia creata da Paola Suhonen, giovane designer finlandese, mentre la designer di scarpe più in voga del momento, Minna Parikka, coniuga uno stile vittoriano con l’inossidabile (è il caso di dirlo) cultura punk e metal. E per tutto l’anno si può respirare design nel quartiere di Erottaja, ribattezzato Design district, dove anche prendere un the è un’arte che richiede progettazione.
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stella bottai
*articolo pubblicato su Exibart.onpaper n. 46. Te l’eri perso? Abbonati!
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