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london eye #1 Dagli artisti curatori ai giovani pittori
around
Fre le molte alternative, alcune proposte londinesi prenatalizie. Per chi vuole uscire da percorsi troppo battuti, osservando qualcosa in più. Al di là delle grandi istituzioni...
Quarantasette partecipanti, non tutti da capogiro, molti
pesantemente scolastici e ancora appiattiti sull’ossessione del sociale e del
sesso, talmente sviscerata da meritarsi forse un discorso di aulicità archeologica
che nessuno ha ancora affrontato. Lo stesso dicasi per la poetica dei buoni e
dei cattivi, per cui la casetta in campagna con la macchina fuori è il male
assoluto, al quale si ribella una natura pure addomesticata (Andrew Curtis, New Empire).
Interessanti esperimenti di bellezza classica sono invece le incisioni di David
Price (le paure
di Dürer e Goya sono dure a morire), le stampe
fotografiche di Martina Lindqvist (vuoti d’aria di tempeste nordiche) e gli oli su lino di Freya
Wright (Hopper bambino che fa il bagno nella
cenere).
Di altro e alto livello due video. Rachel Maclean presenta il divertentissimo Tea
Think Again,
intelligente e provocatorio, al punto da farsi beffe della banalità sboccata di
Sex and the City.
Susanne Ludwig propone una perla
in tre tempi: 750 years passing, The wind can
always turn e Whenever you want. Una chiesa si sposta a dorso di camion, poi si fa
mongolfiera e infine costruzione gonfiabile per ogni occasione.
ARCADE – LUCA BERTOLO / JOHN FINNERAN
Una serie di cinque nuovi dipinti di Luca Bertolo e uno di
John Finneran sono in mostra da Arcade, galleria giovane e saggia, di gusto
raffinatissimo. Mostra guizzante ed evocativa che apre alla riflessione sul
concetto antico di paesaggio e a tutte le sue moderne ramificazioni. Due
artisti diversi per età e sentire raccontano specularmente il modo di guardare
fuori da sé.
Finneran
cambia continente per ritrarre tre montagne assolute e geometriche nel sud
della Francia, apparentemente come un illustrissimo predecessore che, dalle
geometrie delle montagne, ha fatto nascere l’arte del Novecento. Ma qui il
mostro si guarda da lontano e, su una base in acciaio, lo si scurisce per
puntellarlo a terra, per svincolarlo da una luce immateriale.
Bertolo invece
dialoga in piccolo e in velocità con immagini a lui giunte per caso dal passato
e dall’altrove. Raccontano una storia poco chiara, che si lascia appena
accennare per disfarsi, rarefatta, come nelle migliori rappresentazioni
atmosferiche inglesi di due secoli fa.
Una bella combinazione di ritorno alla pittura, solida suggeritrice
d’interpretazioni.
NETTIE HORN – JOE BIEL
Una personale monotematica di Joe Biel fregia delicatamente le pareti di
Nettie Horn con acquerelli mignon che sono una carrellata di personaggi umani
in forma di scimmia. Corpus colto ma accessibile, esplicito nell’intento e
negli attributi iconografici.
La serie di tipi umani si ripete, immutata da secoli, chiaramente riferendosi a
giganti assoluti del passato come Brugel e Bosch; ma Biel sapientemente
evita di cadere nell’emulazione di modelli famosi, offrendo alle sue creature
una forma pittorica in punta di pennello, che trasfigura calligrafismi
(pre)rinascimentali nel più colto naifismo dell’American New Folk. Tra Amy Cutler e Pisanello.
WHITECHAPEL GALLERY – SOPHIE CALLE
La Whitechapel offre tutte le sue gallerie alle opere realizzate dal 1979
a oggi da Sophie
Calle. Take
Care of Yoursefl (2007),
installazione corale, è costruita nello spazio organizzato di un tempio delle
Pizie del Duemila. Le 107 donne smontano pezzo a pezzo le parole di un amore
finito per mano d’uomo. Un’opera che riassume, intima e analitica, il filo
conduttore del lavoro di una vita.
Maternamente incentrato sullo studio delle relazioni umane, della frustrazione
che segue la perdita irrecuperabile e delle conseguenze impreviste che in fondo
mai si realizzano – Cash Machine, 1988/2003 – il lavoro di Sophie Calle, di grande bellezza e
indiscutibile lirismo, ricorda la poesia di Yourcenar nelle Memorie di
Adriano, libro
che parla da uomo di uomini, ma che non potrebbe esser stato scritto che da
mano femminile.
Calle è una
straordinaria narratrice, non visionaria ma puramente descrittiva, personale e
pensosa senza mai cedere al facile sentimentalismo. Assolutamente da non
perdere.
silvia colaiacomo
mostre visitate dal 27 novembre al 3 dicembre
dal 10 novembre al 20 dicembre 2009
Bloomberg New
Contemporaries 2009
a cura di Ellen Gallagher,
Saskia Olde Wolbers, John Stezaker e Wolfgang Tillmans
A Foundation
Arnold
Circus – E2 7ES London
Info: tel. +44 02070333539; www.afoundation.org.uk
dal 26 novembre al 19 dicembre 2009
Luca Bertolo / John Finneran
Arcade Fine Arts
87 Lever Street – EC1V 3RA
London
Info: tel. +44 02076080428; info@arcadefinearts.com; www.arcadefinearts.com
dal 20 novembre 2009 al 17 gennaio 2010
Joe Biel – Lexicon
Nettie Horn
25b Vyner Street – E2 9DG London
Info: tel. +44 02089801568; info@nettiehorn.com; www.nettiehorn.com
dal 16 ottobre 2009 al 3 gennaio 2010
Sophie Calle – Talking to Strangers
The WhiteChapel Gallery
77-82
Whitechapel High Street – E1 7QX London
Info: tel. +44
02075227888; info@whitechapelgallery.org; www.whitechapel.org
[exibart]
Bell’excursus..chissà quando supereremo definitivamente il tabù dell’ibridazione di ruolo…