Le tre mostre d’inizio ottobre sono legate da un filo
conduttore di significazione del reale; di volta in volta concordata,
attribuita o costruita.
TRANSITION GALLERY – ALICE E JOE WOODHOUSE
Le sorelle Alice & Joe Woodhouse disegnano sullo stesso foglio
bianco all’insaputa l’una dell’altra e in fasi alterne, fin quando un punto di
equilibro silentemente riconosciuto da entrambe non mette fine all’opera. Le
immagini, apparentemente arbitrarie, hanno invece un profondo radicamento nella
volatilità dell’immaginario post-moderno, arbitrario in effetti per
definizione, ma non di meno capace di visualizzare intricati “aneddoti di
una società collassata”, come raccontano le artiste. I disegni sono belli e privi di
spocchia rivelatrice e falsa modestia.
LAURA BARTLETT GALLERY – NINA BEIER
Il lavoro di Nina Beier è un trattato di semiotica per
immagini. Ciò che lo rende ancor più prezioso è il testo, della stessa artista,
che ha l’umiltà signorile di portare per mano il visitatore alla scoperta delle
sue rappresentazioni ingigantite o minimizzate di oggetti significanti. Beier
pungola sul quesito numero uno dell’arte, ovvero se essa sia forma o contenuto.
La risposta è nel percorso stesso della mostra, nei poster di poster e nelle
visioni in scala. Non c’è forma senza contenuto, l’uno non esiste senza
l’altra; ma è al contenuto che guardiamo, quando guardiamo attraverso la forma.
ARCADE FINE ARTS – KIT CRAIG
La seconda mostra personale di Kit Craig da Arcade muove dalla
strutturazione di significanti visivi alla loro analisi e decomposizione. Viene
in mente, a guardare queste opere, un noto articolo di Noam Chomsky in cui il metodo
scientifico per sé considerato come validamente inoppugnabile viene
raffinatamente contrastato all’uso del discorso illuminista. Come sottolinea
l’altrettanto destrutturato testo di Colin Perry, l’artista compone macchine
leonardesche usando materiali non antichi, ma démodé, e finisce per rappresentare
proiezioni della mente stessa, quella fisica, una mente fatta di lettere
alfabetiche, essendo il linguaggio precostituente del pensiero. Non è il lavoro
di Craig fatto per essere verbalmente tessuto e particolarmente difficile è
trovare una formula che descriva questo nuovo corpus di lavori meccanici e
trasparenti. Si incoraggia dunque la visita, meritatissima.
Nina Beier da
Monitor a Roma
silvia colaiacomo
mostre visitate dal 3 al 7 ottobre 2010
dal primo al 24 ottobre 2010
Alice and Joe Woodhouse –
Form
Transition
Gallery
Unit 25a Regent Studios, 8
Andrews Road – E8 4QN London
Info: www.transitiongallery.co.uk
dal 16 settembre al 23 ottobre
2010
Nina Beier – What
follows will follow
Laura Bartlett Gallery
10 Northington Street – WC1N 2JG London
Info:
www.laurabartlettgallery.co.uk
dal 30 settembre al 30 ottobre 2010
Kit Craig – 173 cm
Arcade Fine Arts
87 Lever Street – EC1V 3RA Londra
Info: www.arcadefinearts.com
[exibart]
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anche a me la mostra di Kit Craig da Arcade è piaciuta tantissimo, ma in generale londra offre un prodotto molto interessante, forse anche perchè c'è un pubblico che sa pretendere e comprare...