Nel 1919 Le Corbusier progetta una Villa Turca che si prolunga nel
giardino circostante con una pergola. Qualche anno più tardi L’Esprit
Nouveau pubblica
le foto dell’edificio, ma nel luogo dell’originario porticato rimane una
semplice traccia bianca. La pergola è scomparsa, rimane la sua rovina. La
poetica dell’abbandono di Pergola si mette sulle tracce di queste forme cancellate,
estendendo la “reazione all’oblio” anche a contenuti socio-politici.
Lo spazio del museo viene articolato attorno a una
retrospettiva dedicata a Charlotte Posenenske, dalla quale vengono fatte
gemmare altre due mostre personali (Carron e Zarka) e due special project
installativi (Al-Amiri e Spitzer). In mostra i Vierkantrohre costruttivisti di Posenenske,
sculture modulari in cartone corrugato, simili a condutture per la ventilazione
de-funzionalizzate. Alla congiuntura di minimalismo e concettualità astratta,
l’artista tedesca posiziona una mancanza di previsioni funzionali dell’opera.
Anche Drehflügel,
struttura minimalista in legno composta da diversi “perni di rotazione”, resta
completamente inutile nella sua perfezione formale.
Sulla scia di quest’antropologia invertita dell’utilità
s’inserisce l’indagine sulle formes du répos di Raphaël Zarka, il quale incrocia stile
industriale ed estetica neo-artigianale con la mitologia urbana sull’origine
dello skating. La sua personale raccoglie sculture archetipali, macchine
rudimentali e piccoli saggi d’ingegneria antiprogressista, sullo sfondo del
concetto fisico di remanence, ovvero di quella traccia dinamica che rimane impressa in
un materiale dopo la rimozione di un campo energetico.
Il legame diretto con la modernità architettonica viene
incarnato da Valentin Carron. Nella porzione principale del Palais, Carron propone una
trasfigurazione inquietante dello spazio museale. Esemplari di scultura
modernista sono “ghettizzati” in lunghi e antiestetici muri in stucco grigio e
lampade da taverna grassamente dipinte, che s’interpongono alla visione come
vettori e ostacoli. Le dimensioni di quest’opera “ambientale” segnano la
vicinanza dell’intervento artistico all’intervento architettonico: attraverso
un pastiche di
spazi pubblici, Carron cerca di agire sulla frammentazione, la dislocazione e
la moltiplicazione dell’identità spaziale di un luogo per ottenerne una
astratta e sintetica.
Osservando l’equilibrio macchinico delle capsule e degli
stantuffi del “monumento effimero” di Serge Spitzer tornano d’attualità le
dichiarazioni sugli oggetti elementari e sulla bellezza delle forme geometriche
del Manifesto
artistico del ‘68 di Posenenske: “Gli oggetti aspirano all’oggettività che
caratterizza il prodotto industriale. Non devono presentare nient’altro che
quello che sono”.
Superando l’antefatto architettonico e immergendosi nell’estetica vernacolare
dell’industria, Pergola ipotizza un “prodotto” d’arte lasciato in preda ai bisogni del suo
consumatore.
articoli correlati
Posenenske
a Documenta
simone frangi
mostra visitata il 19 febbraio 2010
dal 19 febbraio al 28 maggio 2010
Pergola
Palais de Tokyo – Site de création contemporaine
13, Avenue du
Président Wilson (zona Iéna) – 75116 Paris
Orario: da martedì
a domenica ore 12-24
Ingresso:
intero € 6; ridotto € 4,50
Info: tel. +33
147235401; fax + 33 147201531; www.palaisdetokyo.com
[exibart]
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