La performance di Marina Abramovic a Volterra è di quelle che non si dimenticano facilmente. L’artista slava, nota per il suo ruolo di primo piano nelle sperimentazioni della Body Art degli anni ’70, ha realizzato, in occasione della manifestazione Arte all’arte, un’opera affascinante, che riesce a coinvolgere il pubblico in un’esperienza potente e suggestiva.
L’installazione/performance è stata progettata dalla Abramovic appositamente per il luogo, il padiglione Charcot dell’ex-ospedale neuropsichiatrico di Volterra, e sfrutta dunque l’energia di un ambiente denso di memoria, che porta i segni del suo controverso passato.
In fondo al corridoio, in una stanza dalle finestre socchiuse, c’è lei: Marina Abramovic. Fasciata in un abbagliante abito rosso fuoco, Marina balla sulle note di “Mambo Italiano”, offrendosi al pubblico come un’icona senza tempo, “diva e clown” (il riferimento alla Mangano è evidente) come viene definita nella presentazione del progetto.
La potenza di quest’opera sta tutta nella capacità di trasmettere energia, emotiva ed intellettuale. Come spesso succede nel lavoro della Abramovic, assistiamo ad un continuo sfasamento degli elementi in gioco: cambia la nostra identità (simboleggiata dalle scarpe), cambia la forza di gravità (i magneti), cambia la percezione del tempo (il passato della vita nell’ospedale e il presente della performance).
Nei prossimi mesi l’installazione rimarrà aperta e visitabile, ma l’artista, non potendo essere sempre presente, passerà la mano al pubblico. Ha infatti aggiunto una riga alle sue “istruzioni per l’uso”: “salite sulla pedana e ballate”.
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meravigliosa, magnifica, superiore, ammaliatrice, magica, ipnotica
bahhh!!!
un pensiero per Marina...poter volteggiare, con le mie amiche,sulla pedana
il 31 ottobre, la notte di Hallowin, con
lunge e leggere gonne nere, aperte sulle cosce,
cappelli neri a punta, unghie lunghe adesive colorate
per graffi-carezze-leggere -leggere. Ascoltare i loro visi allegri
e guardare le loro risate, annusare i loro passi, toccare le mie risate e gustare questi
movimenti che si perdono nei suoni.