Arte all’arte, in questa sua sesta edizione intitolata Voices over, è affidata alla cura di Jérôme Sans e Pier Luigi Tazzi, i quali hanno inteso incentrare la manifestazione sul rapporto fra paesaggio toscano, la sua mitologia, e le opere d’arte, accompagnandoci in un percorso di attraversamento dentro il paesaggio stesso, che giunge al suo punto di massima compenetrazione nel lavoro di Nari Ward. Scenario, ma non solo, dolcissimi declivi collinari fronteggiati da una strana costruzione industriale; né un infinitesimale sbuffo di fumo, né un impercettibile odore tradiscono la sua natura, inceneritore dalla tecnologia avanzatissima, termoutilizzazione e compostaggio. In mezzo una collinetta a forma di marzapane che altro non è che una precedente discarica all’aperto ricoperta di terra, e proprio qui questa stella emergente del panorama artistico internazionale ha voluto erigere il suo santuario. Giamaicano di nascita, Nari Ward vive a New York dall’età di dodici anni, ma non ha mai rinunciato al passaporto della sua terra di origine; fin dagli esordi la sua ricerca si è incentrata su ciò che la nostra cultura conserva e su cosa espelle condannandola a una perdita di valore e dignità che ne cancella fin la memoria storica. Questa sua grande scultura praticabile, alla cui realizzazione ha fattivamente contribuito, anche dal punto di vista formale, il personale dell’inceneritore, consta di un caravan in alabastro (duplice omaggio alle produzioni della zona) con il muso incastrato in un groviglio di rifiuti metallici. La luce filtrata dalle trasparenze alabastrine conferisce all’interno una dimensione magico-misterica non priva di suggestioni funerarie e remote evocazioni di certe cappelle romaniche con finestre chiuse da lastre di alabastro; sette sedili di pneumatici impilati per raccogliersi di fronte a un altare in ferro battuto affollato di lumini rossi a venerare, sorta di reliquie o ex-voto della società dello scarto, grappoli di sacchetti di teflon, materiale impermeabile usato per i residui tossici. Ward afferma di voler mostrare nelle sue opere ciò che la cultura dominate non vuol far vedere e portare il pubblico ad interrogarsi; grossa fonte di ispirazione per questo lavoro è stato proprio l’inceneritore, con il suo processo di trasformazione in energia tramite il fuoco, ed è una linea di fuoco, anzi, di tre fuochi, quella su cui si articola il santuario: il fuoco dell’inceneritore, il sole del paesaggio toscano, le candele dell’interno. Mortalità, moralità, sacralità, attribuzione dei valori con tutti i suoi processi; questo tempietto orientato est-ovest è a ciò dedicato; e al suo esterno quel muso di polena post-industriale, intreccio di reperti arrugginiti sopravvissuti a un epocale naufragio, che fronteggia la mole dell’inceneritore e ne fa un piccolo vascello portatore di memorie altrimenti occultate e perdute, anello di cesura fra quell’impianto di massiccia, moderna e sofisticata tecnologia e quelle dolci, mitiche, eterne colline di un paesaggio ormai divenuto icona.
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Valeria Ronzani
15 settembre 2001, 6 gennaio 2002
Poggibonsi, Inceneritore, località Fosci
Martedì-venerdì 14-18 (dal 3 novembre chiusura alle 17); sabato-domenica 10-12,30 e 15,30-19 (dal 3 novembre chiusura alle 17)
martedì-venerdì 14-18, sabato 10-12,30 tecnici di Sienambiente vi guideranno all’interno del termoutilizzatore
per prenotare visite all’impianto 0577-988017 o 0577-248011
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