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A Brescia, il riscatto del Maestro Giacomo Ceruti, non più il Pitocchetto
Arte antica
La forza di un progetto si intuisce anche nel confronto con la contemporaneità: esco dal metrò in Porta Venezia a Milano e davanti a me trovo gli “umili” di Giacomo Ceruti – in mostra a Brescia al Museo di Santa Giulia, per “Miseria & Nobiltà. Giacomo Ceruti nell’Europa del Settecento”, fino al 25 maggio –, sdraiati sul marciapiede con la loro casa precaria, il loro guardaroba ordinato e un po’ posticcio. Bottiglie, stoviglie e libri: il loro piccolo mondo sgangherato e sbilenco prêt-à-porter. Sono visi differenti e secoli altri quelli del pittore riscoperto dal critico Roberto Longhi nel 1922, ma abbattono il concetto del tempo cronologico. Passato e presente si incastrano in un incontro ricco di mistero: perché questo pittore ha immortalato queste figure del popolo in un periodo in cui non era affatto consueto? Una tappa importante ma, nello stesso tempo, unica di questo pittore di talento che, una volta lasciata Brescia, dove li ha dipinti, si è dedicato a tutt’altri soggetti: nobiltà e reali delle diverse corti europee in particolare, liberandosi dall’etichetta di pittore degli umili e degli emarginati.
«L’ex Pitocchetto, perché dopo questa mostra non si potrà più chiamare così», dichiara Roberta D’Adda, curatrice insieme a Francesco Frangi e Alessandro Morandotti del progetto Ceruti. «Dalle ricerche, sembra infatti che il soprannome sia un’invenzione novecentesca. Vero è che nell’800 Ceruti è raramente citato, ma quando figura nelle fonti non lo è mai con quest’appellativo». Si chiamerà d’ora in poi Giacomo Ceruti perché questa mostra è allestita con più di cento opere, non solo del periodo pauperista. «Diventa quindi Giacomo Ceruti, “pittore più avventuroso del Settecento” (come lo ha definito Giovanni Testori) perché artista eclettico che seppe interpretare i gusti dell’aristocrazia tramandando le più aggiornate e raffinate tendenze dell’arte europea. Oltre ai ritratti sono comprese le nature morte, e qualche esempio di pittura religiosa».
Dopo 35 anni dall’ultima retrospettiva (1987), quella attuale mette in campo opere con soggetti differenti: dai ritratti dei nobili alle nature morte in dialogo con dipinti di autori precedenti o a lui contemporanei, da Ribera a Pietro Bellotti, da Monsù Bernardo Sebastiano Ricci e Giambattista Tiepolo. Ma il “Ciclo del Padernello” si prende il suo spazio tra tutte anche perché per la prima volta è esposto con 14 opere (delle 16) tra quelle trovate al Castello di Padernello appunto. «Non sappiamo molto di questo periodo di vita del pittore, se non che forse se ne è dovuto andare da Brescia per sfuggire ai creditori, ma soprattutto ci sono molti misteri sulla ragione per cui Ceruti dipinse gli “umili” che sono entrati nelle case dei notabili del tempo. Una delle ipotesi è che gli allora proprietari erano soliti a Brescia fare beneficienza o occuparsi dei poveri», spiega la curatrice Roberta D’Adda. «Rimane un lavoro centrale del pittore, perché anche il modo di dipingere i personaggi anticipa i ritratti successivi: gli sguardi e le espressioni fuori dal tempo e i la grande maestria nei dettagli degli abiti», aggiunge la D’Adda. Ma Giacomo Ceruti, la star di Brescia Capitale della cultura avrà altri omaggi: sempre al Museo di Santa Giulia, fino al 28 maggio la mostra Immaginario Ceruti.
Le stampe nel laboratorio del pittore a cura di Roberta D’Adda e Francesco Ceretti ci offrono un interessantissimo excursus sulle fonti iconografiche dell’artista: incisioni e stampe dei maestri antichi e dei suoi contemporanei francesi, olandesi e italiani.
Il progetto Miseria & Nobiltà si estende fino alla Pinacoteca Tosio Martinengo, dove fino al 10 novembre ci sarà il tributo fotografico a Giacomo Ceruti pensato da David LaChapelle: “Nomad in a Beautiful Land” a cura di Denis Curti, dove gli scatti sui poveri e i senza tetto di Los Angeles del fotografo americano entrano in dialogo con il pauperismo dell’xx Pitocchetto.
«Abbiamo fatto ricorso a quello che per noi è una grande risorsa: l’arte contemporanea – continua Francesca Bazoli -. Abbiamo sfidato un grande artista contemporaneo, David LaChapelle, invitandolo a raccontarci la sua versione contemporanea di Ceruti. E lui ci ha regalato queste tende degli homeless che stanno fuori da un grandissimo museo di Los Angeles, il LACMA a testimoniare l’ossimoro che la città vive, mettendo insieme la grandissima ricchezza e la grandissima povertà perché queste tende sono ricoperte con stoffe delle più note case di moda mondiali. Ma in questa contraddizione tra la povertà assoluta e la ricchezza sta una delle chiavi interpretative più interessanti e provocanti del mondo contemporaneo che ci richiama esattamente la contemporaneità di Ceruti». Denis Curti ha messo in mostra anche la serie Jesus Is My Homeboy (2003).
Inoltre fino al 21 maggio 2023, il Museo Diocesano di Brescia ospita la mostra “Ceruti sacro e la pittura a Brescia tra Ricci e Tiepolo”. E la mostra Miseria & Nobiltà non si fermerà in Lombardia: volerà oltreoceano facendo tappa al J. Paul Getty Museum di Los Angeles dal 18 luglio al 29 ottobre.