30 maggio 2024

Capolavori da confronto: il caso di Battistello Caracciolo e Velázquez a Napoli

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La mostra di Diego Velázquez alle Gallerie d'Italia di Intesa Sanpaolo a Napoli, ci dà l’occasione di scoprire un capolavoro meno conosciuto: l'Immacolata cilentana di Battistello Caracciolo

Giovanni Battista (Battistello) Caracciolo, Napoli 1578-1635, Madonna Immacolata, Secondo o terzo decennio del XVII secolo, dettaglio. Olio su tela 228 x 135 cm Roccadaspide, chiesa della Natività della Beata Vergine Maria © Archivio dell’arte/Pedicini Fotografi

La Madonna del grande artista oscurata da una Immacolata “qualsiasi”, proveniente da un paesino del Cilento? Non è proprio così. È però vero che in occasione di Velázquez. Un segno grandioso – l’esposizione che nell’ambito di un progetto di scambi fra Gallerie d’Italia di Intesa Sanpaolo e la London National Gallery ha portato nella città partenopea due pregevoli opere giovanili di Diego Velázquez – gli occhi dei presenti alla preview si sono sovente spostati dai capolavori del maestro sivigliano alla “bella sconosciuta”.

L’opera in questione è un’Immacolata Concezione di Battistello Caracciolo proveniente dalla chiesa della natività della Beata Maria Vergine a Roccadaspide che è stata scelta – insieme a una più nota Immacolata Concezione di Paolo Finoglio conservata nel convento di San Lorenzo Maggiore di Napoli – per affiancare le due opere fulcro della mostra: Immacolata Concezione e San Giovanni Evangelista a Patmos di Velázquez.

Diego Velázquez Siviglia 1599 – Madrid 1660 Immacolata Concezione 1618-1619 Olio su tela 135 x 101,6 cm Londra, The National Gallery. Acquistato con il supporto dell’Art Fund, 1974 © The National Gallery, London

Gli accostamenti proposti da Gallerie d’Italia con la consulenza del professor Giuseppe Porzio dell’Università Orientale di Napoli rispecchiano appieno il senso della rassegna L’Ospite Illustre in cui la mostra è inserita e che mira, fra l’altro, a far brillare di “luce riflessa” opere meno note di autori del territorio – spesso sottoposte per l’occasione a restauri necessari – grazie all’esposizione di capolavori riconosciuti a livello internazionale.

«Se il senso di questo ciclo di mostre fosse solo portare a Napoli opere degli artisti più conosciuti si scadrebbe nel puro e semplice feticismo», ha commentato il professor Porzio. «Invece queste sono importanti occasioni per dar spazio, attraverso la comparazione, alla conoscenza di autori napoletani di altissimo livello ma sempre un po’ bistrattati. Come nel caso di Battistello Caracciolo e ancor di più di Paolo Finoglio». Le tre Immacolate a confronto aprono un’interessante riflessione non solo sull’influenza che Caravaggio ha avuto sulla pittura spagnola, ma anche sugli scambi figurativi e iconografici che, soprattutto nella prima metà del Seicento, si sono intessuti fra artisti spagnoli e napoletani. Ed è così che mentre nelle due opere esposte di Diego Velázquez, entrambe prodotte fra il 1618 e il 1619, è lampante l’influenza del caravaggismo meridionale – con ogni probabilità il genio spagnolo non ha mai visto dal vero opere di Caravaggio ma sicuramente copie e opere di caravaggisti – così nell’Immacolata di Finoglio c’è tutta l’influenza della pittura seicentesca madrilena, nei colori e nel simbolismo.

Paolo Finoglio ,Napoli circa 1593 – Conversano 1645, Immacolata Concezione, 1630-1631 circa, Olio su tela 246 x 156 cm, Napoli, Complesso Monumentale di San Lorenzo Maggiore, Museo dell’Opera © Archivio dell’arte/Pedicini Fotografi

E poi c’è lei, la “cenerentola” di Battistello Caracciolo. «Quella dell’Immacolata di Battistello Caracciolo è una bella storia – prosegue Giuseppe Porzio – L’attribuzione risale solo agli anni ’80 grazie ad un prestito che la chiesa di Roccadaspide concesse in occasione di una mostra di taglio pastorale a Roma. Fu proprio a Roma – dove l’opera venne presentata come di autore sconosciuto, dai tratti battistelliani e finoglieschi – che ne fu notato il particolare pregio, anche se l’inscrizione posta il basso a destra – probabilmente una dedica – traeva in inganno. Gli studiosi cominciarono ad interessarsi a questo dipinto e negli anni ’80 fu definitivamente attribuita a Battistello Caracciolo».

Giovanni Battista (Battistello) Caracciolo, Napoli 1578-1635, Madonna Immacolata, Secondo o terzo decennio del XVII secolo. Olio su tela 228 x 135 cm Roccadaspide, chiesa della Natività della Beata Vergine Maria © Archivio dell’arte/Pedicini Fotografi

L’Immacolata cilentana è uscita dall’ombra. Ritornerà, dopo l’esposizione che terminerà il 14 luglio 2024, ai fedeli di Roccadaspide. La chiesa della natività della Beata Maria Vergine, intanto, sta usufruendo proprio in questo periodo di importanti opere di restauro grazie al sostegno di Gallerie d’Italia. Con Gallerie d’Italia lavori in corso anche all’Arcidiocesi di Pozzuoli per un’altra opera di Paolo Finoglio, San Pietro che battezza San Celso, datata intorno al 1637, dipinto che fu danneggiato dall’incendio che coinvolse la chiesa negli anni ’60. Con il progetto “Restituzioni” Gallerie D’Italia consegnerà l’opera alla comunità in occasione della grande esposizione di opere restaurate che la sede napoletana di Gallerie d’Italia terrà agli inizi del 2025.

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